VIDONI. TRACCE DI ESISTENZA _ Pordenone 2015
Vidoni. Tracce di esistenza
Fondazione Ado Furlan, Pordenone
11 settembre – 3 ottobre 2015
Nelle sale della Fondazione Ado Furlan sono state esposte una decina di opere di carattere scultoreo-installativo, realizzate da Carlo Vidoni dal 2002 a oggi. L’evento, inserito nel programma della manifestazione “Pordenonelegge”, ha proposto una serie di lavori in cui l’artista, con un approccio originale e poetico, ha interpretato il complesso rapporto contemporaneo fra l’uomo e l’ecosistema in cui esso vive. Le opere “utopisticamente” ipotizzano una sorta di “rivalsa/rinascita” della natura su un territorio fortemente antropizzato: rami, tronchi che tornano a riprendere vita come nel ciclo “Crescite”, oppure edifici abbandonati che perdono la loro funzione originaria, lasciando spazio alla vegetazione di riappropriarsi dei propri spazi (“Casa rossa” 2010 e “Condizione” 2014-15). Altro tema, recentemente affrontato dall’artista, sono le tracce lasciate dall’uomo e dagli animali nel proprio ambiente, proposte nella serie di lavori denominati “Xilofagie” e “Chiocchiole_tracce di esistenza”. Infine, l’opera “Sedia elettrica” (2002) rappresenta un’esplicita denuncia delle esecuzioni capitali e il rapporto conflittuale tra cultura e poteri forti antidemocratici.
Il progetto, volto a valorizzare la produzione artistica di Carlo Vidoni degli ultimi decenni, è stato e sarà sviluppato in altre sette sedi espositive sul territorio regionale e internazionale, che avranno specifiche peculiarità artistico-creative: Museo Civico del Territorio, Palazzo Locatelli, Cormons (GO), 22 maggio – 5 luglio 2015; Galleria d’Arte “Mario Di Iorio”, Biblioteca Statale Isontina, Gorizia, 5 – 27 giugno 2015; Casa Ado Furlan, Pordenone, 11 settembre – 3 ottobre 2015; Casa Cavazzini Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di Udine, 25 settembre – 6 dicembre 2015; Galleria Regionale d’Arte Contemporanea Luigi Spazzapan, Gradisca d’Isonzo (GO), 9 ottobre – 15 novembre 2015; Comitato delle Regioni e Sede di rappresentanza della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Bruxelles (Belgio).
Il filo conduttore delle diverse mostre è la ricerca di un rapporto tra segni lasciati dal contesto antropologico e segni ritrovati dall’artista in ambito naturale. Le due visioni, quella naturale e quella umana, da sempre dialogano nell’opera di Vidoni, in un rapporto sia conflittuale sia apertamente dialettico. Il legame con la realtà regionale di matrice rurale, il ricordo dell’infanzia dell’artista, sono rievocati ed elaborati in opere che spesso riprendono elementi naturali, mescolati e talvolta fusi con oggetti realizzati dall’uomo. Inoltre, l’esperienza acquisita nel corso del tempo sulla lavorazione di resine sintetiche, legno e materiali vari, consente all’artista di operare una metamorfosi continua, in un’ibridazione di diversi ambiti usualmente separati tra loro.
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PROMOSSO E ORGANIZZATO
Fondazione Ado Furlan, Spilimbergo (PN)
Associazione Culturale “Venti d’arte”, Udine
IN COLLABORAZIONE
Conservatorio Statale di Musica “Jacopo Tomadini”, Udine
Associazione Culturale Dieci.due! international research contemporary art, Milano
Associazione Culturale AQA, Udine
Circolo ARCI Hybrida, Tarcento
Associazione Alveare Onlus, Udine
CON IL SOSTEGNO E IL PATROCINIO
Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia
Provincia di Gorizia
Comune di Gradisca d’Isonzo
Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia
Fondazione Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone
CON IL PATROCINIO
Provincia di Pordenone
Provincia di Udine
Università degli Studi di Udine
MOSTRA A CURA
Stefano Chiarandini, Caterina Furlan
RESPONSABILE ARTISTICO-SCIENTIFICO
Francesca Agostinelli
COORDINAMENTO ORGANIZZATIVO
Laura Marchesan
PROGETTO ALLESTIMENTO
Maria Rosa Pividori
TRASPORTO E ALLESTIMENTO
Marco Chiopris, Omero Drigo, Olivia Rossi
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VIDEO
Suono e post produzione sonora
Andrea Blasetig
Produzione
Venti d'arte©2015
Trattoria F.lli Martina Chiusaforte
“Tin nono, Tin pari, local centenari”
Il 28 dicembre del 1865 Giuseppe e Valentino Martina, distintisi come conduttori di cottimi nei lavori del parco ferroviario della Südbahn, si aggiudicano all’asta per 551 fiorini il Ronco di S.Bartolomeo, un fondo in Chiusaforte di proprietà della fabbriceria parrocchiale comprendente una casa appena costruita, e ne perfezionano l'acquisto il successivo 5 febbraio 1866 avviando così l’attività della locanda dei fratelli Martina.
Le prime notizie compaiono il 25 giugno del 1880 sul Giornale di Udine: si consigliano alcuni itinerari turistici lungo la Val Raccolana con la possibilità di riposarsi dai fratelli Martina. Il primo cliente a lasciare una traccia fino ai nostri giorni è lo studioso di Innsbruck Theodor Gartner, fermatosi a pranzo il 5 settembre del 1881. Dei fratelli Martina si parla ancora nel 1882, a pag. 60 della guida Von St. Michael nach Udine compilata da Markus Freiherr von Jabornegg-Gamsenegg, e nel 1883, nella guida “Südbaiern, Tirol und Salzburg” di Karl Baedeker. Nel 1884 Theodor Gsell-Fels, nel suo „Ober-Italien“, descrive il viaggio in treno scendendo da Pontebba, dove conta e riconta tunnel e viadotti, rimanendo colpito da quel punto poco prima di Chiusaforte dove fiume, carrozzabile e ferrovia si sovrappongono facendosi strada a forza: i fratelli Martina sono nominati a pag. 51. Altre citazioni arrivano il 18 settembre 1885 sulla Patria del Friuli; nel 1888 nella guida “Südbaiern, Tirol und Salzburg”; nel 1894 in “Guida del Canal de Ferro”, pubblicata dalla SAF, dove è scritto Martina Valentino (per pranzo e alloggio soltanto ad alpinisti o persone raccomandate); in un articolo apparso su Il Friuli del 24 settembre 1895; nel 1903 in “Markt-Tarvis in Ober-Kärnten” di Johan Siegel; su il Paese del 20 luglio 1906; sulla rivista slovena Planinski Vestnik nel 1908 a firma Enrick Tuma. Nel 1901 subentra nella gestione la seconda generazione e Valentino di Valentino Martina rinnova ed amplia la vecchia locanda trasformandola in un albergo di grande prestigio per l’epoca. Qualche vecchio di famiglia narrava di posate d’oro ai tavoli ma il motto del locale era :”ambiente distinto, ottima cucina, prezzi modici”
Con lo scoppio della prima guerra mondiale l’Albergo diventa sede del comando del 1° Reggimento Alpini che, dopo Caporetto, lascia letteralmente il posto al comando della 59.Gebirgsbrigade della Decima Armata austroungarica. In seguito verrà adibito ad ospedale militare. Quando Valentino Martina rientra in paese, nei primi mesi del 1919, troverà l’albergo completamente inagibile. L'attività riaprirà al pubblico solo il 6 gennaio del 1921.
Nel primo dopoguerra l’Albergo Martina è tra i più noti della zona, sui registri è possibile ancora leggere tra i nomi degli ospiti quello del prof. Giulio Paoletti, botanico, con la moglie Giuseppina Mariacher; l'armatore Martinoli e la contessa Alice Sforza da Trieste; il prof. Celestino Ficai, docente di chimica industriale all’università di Bologna; il comm. Emilio Lecchi; il comm. Aristide Bonini, direttore della “Cassa di Risparmio di Udine”, con la moglie Emma Marcuzzi. Moltissimi alpinisti tra i quali Arturo Ferrucci, Enrico Bonanni e Vittorio Cesa; il pittore buiese Ernesto Mitri, il fotografo Carlo Franzeri, l’industriale di Martignacco Arturo Monino con autista al seguito, la pittrice ungherese Bela Fisch, lo scrittore e disegnatore Bruno Riosa.
Con lo scoppio della seconda guerra mondiale l’Albergo diventa sede del Municipio, dell’Annonaria, ambulatorio medico, sede del comando tedesco, deposito di armi della resistenza; si salva miracolosamente dai bombardamenti del ’43 e ’44. Negli anni ’50 l’albergo vede l’arrivo settimanale di comitive dall’Austria che si fermano nel viaggio verso le località di mare. Nel 1960 l'albergo Martina registra 604 ospiti. Il 6 gennaio del 1966 Enrico Martina festeggia i cento anni di attività al motto: “Tin nono, Tin pari, local centenari” (Valentino il nonno, Valentino il padre, locale centenario).
Il terremoto del maggio 1976 danneggia seriamente la struttura e solo nel febbraio del 2003, dopo lunghissimi lavori di recupero avviati solo a metà degli anni '90, la quarta generazione dei fratelli Martina riuscirà a riaprire le camere della storica attività al pubblico. Il ristorante riaprirà il 9 settembre del 2016 ed oggi offre pane, pasta e dolci fatti in casa, un ricco menù di carne e di pesce, specialità tipiche e di stagione cucinate, quando possibile, sullo storico focolare di famiglia.
A Chiusaforte, in via Roma, 38
tel. 0433 52161
VIVERE LA LAGUNA: I graisani de' palù
L'associazione dei graisani de' palù (graisanidepalu.org) ha sede a Mota Safon, dove Pasolini girò Medea con Maria Callas. Oscar Marchesan racconta come l'associazione cerca di far vivere ancora la laguna e quali sono i problemi di chi è proprietario di casoni e isole. L'intervista è stata realizzata nell'ambito dell'iniziativa di Legambiente FVG: La Laguna di Marano e Grado: tra aspetti naturalistici e problematiche gestionali.
Le riprese sono state effettuate durante il campo scuola organizzato il 30 e 31 luglio 2016 da Legambiente FVG e dal circolo I. Zanutto di Monfalcone, in collaborazione con la Scuola provinciale dell'acqua-ATO Gorizia, con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e il patrocinio del Comune di Grado.