7 aprile 1944. Francesco Reato (Sant'Angelo, 1933) ricorda il bombardamento di Treviso
Una nuvola di aerei, le bombe che cadevano a grappoli, la terra che tremava, i morti accatastati nella chiesa di San Nicolò: il bombardamento di Treviso nella testimonianza di un abitante di Sant'Angelo sul Sile raccolta da C. Pavan il 12 settembre 2016.
TRASCRIZIONE
«Durante il bombardamento del Sette Aprile stavo [fuori del nostro] rifugio. Saranno state le ore 12 - 12,30. Era una bellissima giornata, un sole splendido e sono arrivati dalla parte di Mestre - anzi, prima c’è stato l’allarme e i tedeschi con la contraerea cominciavano a sparare - poi questa nuvola di aerei che non finiva più, e all’altezza della città di Treviso, giù bombe.
00:47 Aprivano il grande portellone sotto l’aereo, e giù! Venivano giù “a grappoli d’uva”, pareva che brillassero, perché erano nuovissime, appena fabbricate.
E giù! Per un quarto d’ora, penso sia durato. E la terra tremava.
E io da ragazzo seguivo questa nuvola da lontano, non è che avessi paura, ma però…
01:21 - Eri da solo o con qualche amico?
Gli altri famigliari erano sotto, ma io mi sono messo davanti alla porta del rifugio.
- Del vostro rifugio famigliare, in campagna.
Il nostro rifugio, che si trovava a meno di cinque metri dal fosso anticarro.
In continuazione, giù bombe; una flotta di aerei che non finiva più. E giù bombe, e giù, e giù, e giù!
- E dopo, cadute le bombe, cosa vedevi?
02:01 Fumo, fumo. Tutto oscurato nella parte della città colpita.
Poi, con mio padre, siamo andati a vedere il danno che avevano causato. Mi ricordo che mi ha portato a San Nicolò, in chiesa a San Nicolò, il giorno dopo, quando avevano recuperato i morti.
02:31 E lì, dentro in chiesa, c’erano cataste di morti messe lì apposta perché la gente andasse a recuperare i suoi [familiari]. Cataste. Tutto pieno di morti. Una roba spaventosa.
- Mia sorella diceva che poi i morti li portavano per via Capitello al cimitero di San Lazzaro, ti risulta?
02:59 Quelli di San Lazzaro no [la casa del testimone si trovava inoltrata nella campagna ad oltre 200 metri da via Capitello ora via Priamo Tron], mi risulta quelli di Canizzano. C’era un certo Alfonso Reato che aveva un carretto con un asinello. Riempiva questo carretto di morti e li portava al cimitero di Canizzano. Faceva questo servizio».
*
Seconda guerra mondiale, bombardamenti alleati sulle città italiane
TREVISO TG - 13/05/2015 - TERREMOTO: «SVINCOLARE SCUOLE DA PATTO DI STABILITA’»
TREVISO TG (mercoledì 13 maggio 2015) - Qualche calcinaccio caduto dal campanile della chiesa di Vidor, una scala a chiocciola resa instabile dalle vibrazioni a Canizzano. Se i danni causati dalla scossa di terremoto che ieri all’alba ha svegliato la Marca sono stati oggettivamente limitati...
1945, Carri armati alleati su Treviso. La colonna di Canizzano e S. Angelo - 2
Testimonianza in lingua italiana di Renato Pistolesi, nato nel 1923 a Pontedera (PI) e residente nel 1945 a Canizzano (TV), nei pressi della chiesa. Registrazione 8.XII.2011.
TRASCRIZIONE
« Sullo stradon, come lo chiamavano, da Zero a Scorzè, c'erano tutte le piante, platani. Fanno una fetta così, una tacca, ci mettono un candelotto e poi una alla volta: bum, bum, bum... le piante vanno tutte così, nella strada.
- Ma hanno fatto così, nel drizzagno di Scorzè, nello stradon?
Sì. È dovuto intervenire ... gli americani avevano tutto...
- È per quello allora che gli americani quando sono arrivati con i carri armati non sono venuti da Scorzè; mi diceva un parente qui, di Canizzano, che sono arrivati da Sant'Alberto...
Sono venuti di là, perché di qua hanno trovato le piante così.
- Li ha visti passare anche lei?
Li ho visti passare da qui.
- Dove abitava?
Da Danieli.
- Erano tanti 'sti carri armati?
Saranno stati una ventina, i Sherman. Per noi vedere un colosso di quel genere là ... che poi era un carro armato per modo di dire. Faceva paura, però bastava un colpo e s'incendiava subito: lo chiamavano l'accendisigari. C'era un punto debole: tra la torretta e la parte sotto del carro era molto debole. Questo l'ho saputo poi, scartabellando nei libri e via dicendo...
- Però voi, a vederlo così...
1:55 A vederlo così metteva paura. Era alto, grosso. Sembrava che fosse una montagna proprio. Mi, non mi ferma nessuno. Invece bastava un colpo da 45 e lo fermava.
- Però aveva fatto la guerra, erano venuti avanti con quelli, gli americani.
Ne avevano fatte fin che si sono stufati.
- Voglio dire, malgrado questo punto debole...
Sì, perché il carro armato non è che viene utilizzato in combattimento ravvicinato, il c. armato ha un cannone che può sparare fino a 10 km, praticamente era come un'artiglieria semovente. Se s'avvicinava di più rischiava.
- Quante persone erano, popolazione, che guardava. C'era gente?
C'era la famiglia di Padovan, c'era la famiglia dei Gatto - dove c'è l'asilo - che uno fa l'orefice e uno fa l'orologiaio in via Inferiore.
- Non si sono fermati qui a Canizzano.
No, no. Son proseguiti e non sono entrati nemmeno nella porta dell'aeroporto. Più avanti dell'aeroporto c'è un cancello che dava su una palazzina dell'aeroporto: sono entrati da quella porta là.
- Sono entrati nell'aeroporto.
Sì, sono entrati. Però non so quanti. So che poi sono andati a Treviso.
- Non ne è rimasto ... uno due in aeroporto...
Non lo so.»
1944-1945. Sbandati a Canizzano
Militari delle varie armi dell'Esercito, ma anche della Milizia, trovano rifugio nelle case di contadini della frazione rurale di Canizzano in comune di Treviso durante gli ultimi mesi della Seconda guerra mondiale.
Il racconto del testimone Pistolesi R., nato nel 1923 a Pontedera, aviere presso l'aeroporto militare Giannino Ancillotto e sbandato presso la famiglia di Danieli B. detto Padoan.
TRASCRIZIONE
- Mi parlava di questi sbandati che ha trovato proprio qui nella zona. Quanti eravate, più o meno; vi conoscevate?
No. Si sapeva che là c'è il figliolo di Carletto [proprietario di un'industria meccanica a Treviso]; di là c'era un napoletano che era della Milizia, scappato si è sposato e si è fatto la casetta là; io lì; più avanti dalla parte di là ce n'era un altro. Si sapeva che c'erano varie persone, ma i contatti [no], perché alla sera non girava nessuno: era pericoloso, il coprifuoco, una cosa e l'altra ... se lo trovano fuori prima di tutto lo arrestano perché gira e non deve girare, poi se viene riconosciuto, se viene fatta un'inchiesta si fa presto andare al muro.
- C'erano anche, per caso, paracadutisti alleati che erano scappati, che si erano nascosti... ?
Sono venuti una volta [i tedeschi, a cercare] ... son passati per la strada. Forse era un allarme, ma non c'è stato niente, qua.
- Eravate voi, questo gruppo di persone che si era in qualche maniera sparpagliato nelle varie famiglie.
Nelle varie famiglie, in mezzo ai campi, c'era ancora [...] Dunque, siamo principiati a ritirare a settembre ottobre [1944]. Stare nei campi faceva freschetto, in mezzo ai pagliai, nascosti là. Iniziava a far fresco e ci siamo ritirati nelle case, ma sempre nei fienili, nascosti da una parte o l'altra...
- E d'inverno come avete fatto?
Nei fienili, una buca nel fieno. C'è ... la chiamano la tesa, ci mettevano il fieno. Stando lì il fieno s'impacca: bastava fare una buca, mettersi là ... tranquilli diobono si stava bene al calduccio. Adesso fanno le cure, col fieno!
- Insomma avete trovato ospitalità. Avevano anche un po' di coraggio, questi contadini, oppure...
Sì, hanno avuto coraggio e al tempo stesso avevano bisogno di manodopera, perché avevano qualche figliolo militare, o internato, o scappato da qualche altra parte.
- Quindi eravate presi come figli, in un certo senso.
Eh, il trattamento in casa era come un figliolo...
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Video registrato domenica 11 dicembre 2011 con fotocamera Nikon Coolpix S 3100.
Transumanza 1978-1984 (Santa Maria del Sile) - Posta Pecore 1854 (S. Angelo di Treviso)
L'antica via dei pastori ha toccato fino ad anni recenti il quartiere di Santa Maria del Sile (parrocchia di Sant'Angelo) - Treviso.
00:16 Documento della Fabbriceria di S. Angelo sopra il Sile (Comune di Canizzano - Distretto di Treviso) relativo all'Asta per nove anni della Posta Pecore ossia dell'uso del pascolo vernale in tutta la periferia della Parrocchia.... (14 settembre 1854)
Provenienti in prevalenza dall'area al confine fra Belluno e Trento (Tesino), le greggi arrivavano immancabilmente in autunno (dirette alle basse, verso il mare) e in primavera (dirette in montagna) posizionandosi per il pascolo nell'ampia area incolta fra la tangenziale di Treviso e le abitazioni di via Pasubio e via Monte Cengio.
Almeno fino a metà degli anni '80, e come mille anni fa, i pastori si muovevano a piedi, dormendo all'aperto sotto un telo di tenda trasportato dagli asini assieme ai viveri essenziali e all'immancabile pentola (per la polenta). Poi iniziarono a comparire i primi furgoni attrezzati; infine sorse la nuova urbanizzazione del Parco Ducale...
In un paio di foto a colori si può intravedere sullo sfondo l'imponente mole della chiesa di San Nicolò, il cui convento per secoli - e fino alle soppressioni napoleoniche dei beni ecclesiastici - fu proprietario della parte centrale del terreno agricolo dove a metà degli anni '50 è sorta la chiesa di Santa Maria del Sile.
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Per saperne di più sulla consuetudine della Posta Pecore vedi
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Musica tratta da Nao Tenha Medo, Ajanapathik, Carlos Da Costa Coelho 1996.
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Via Jacopo Palma il Giovane e Piazzale Michelangelo - Treviso 1978
1945, aprile - Canizzano TV. Il rumore della guerra che si avvicina
Il segno che la guerra sta per finire è rappresentato, per gli abitanti di un paese alla periferia di Treviso, anche dal brontolio dei cannoni che si ode di là del Po, a oltre 100 km.
Testimonianza di R.P., 1923, registrata a Canizzano l'11.XII.2011.
TRASCRIZIONE
«- ... e arriva la fine della guerra. Da cosa vi siete accorti, da cosa si sentiva che stava finendo tutto?
Dai giornali, dalla radio - nelle case c'era la radio, si sentiva - poi dopo ... le prime avvisaglie che erano vicini ... non si sentì dalla parte di Padova, si sentì dalla parte di Venezia. Perché, dopo Venezia, sulla strada Romea, a Chioggia c'era i fortini - qualcuno l'hanno sotterrato perché non son riusciti a romperlo - più avanti, dove c'è l'abbazia, là c'è stata la resistenza, ci sono 4-5 fortini ancora tutti in piedi
- L'abbazia di Pomposa?
Di Pomposa, e là si sentiva che c'era combattimento.
- Lo sentivate ad orecchio, voi?
Sì.
1:08 - Ma così distante, cento chilometri sono, quasi, 70 - 80 chilometri, saranno!
Allora si sent[iva] di notte, non c'erano mica i rumori che c'è adesso, eh! Il brontolio si sente.
Si diceva: ormai siamo vicini, ormai sono vicini. Tant'è vero che dopo un giorno, mi sembra, arrivò una compagnia di tedeschi, alla sera. Vennero in casa e dissero: Via, via, sgombrare tutto. Piazzarono due cannoni nel cortile di Battista [nei pressi della chiesa di Canizzano], io e Alfredo [figlio di Battista, entrambi soldati sbandati] si tagliò subito la corda perché o ci fanno lavorare o ci portano via....
A Battista, [nel]la caneva - se non sbaglio si dice così - gli fecero togliere le botti [e portarle] nel cortile, e ci misero cavalli. Stettero là la notte, tutti piazzati, con un mitragliatore vicino all'asilo, un altro dalla parte di là e due cannoni davanti casa. E la mattina verso le 9 fecero bagagli, e via. Loro tentavano sempre di andare verso Padova. Venivano giù da qua, da Treviso, e invece di andare verso il confine ... si vede [che] avevano ordini differenti, andavano verso Padova.
- Anche per fare...
... per fare gruppo. Perché nei momenti della resa, più sono meglio è.»
VIGILANZA ANTI FURTI: «A TREVISO RICHIESTE DA SAN LAZZARO, FIERA E CANIZZANO»
TREVISO - Incontro con il sindaco di Treviso, questa mattina, per il presidente dell'associazione Furti in corso Demma. Anche nel capoluogo sta quindi per partire il progetto di vigilanza privata pagata dai cittadini per difendersi dai ladri, progetto che sarà articolato per quartieri. - Intervistati: CRISTIAN DEMMA (Pres. Associazione Furti in corso Odv) - Servizio Lina Paronetto, immagini Lina Paronetto, montaggio Alessandro Granziera - Segui Antennatre anche sul digitale terrestre! Visita il sito antennatre.it per ulteriori informazioni.
1945, Carri armati alleati su Treviso. La colonna di Canizzano e S. Angelo - 1
Testimonianze di Guido Marini, Canizzano 1934 e Raffaelo Pavan, S. Angelo 1923 raccolte nel 2011 (maggio e febbraio). Dialoghi in dialetto di Treviso. Trascrizione in lingua italiana.
G. MARINI
« - Quando hai visto arrivare gli americani, da piccolo, in che punto eri?
A Canizzano. Quella volta la località si chiamava Ai paracarri. Sarebbe sull'imbocco della strada Spigariola dove adesso c'è la carrozzeria. C'erano tre paracarri (...) e là venivano avanti. Perché tagliavano al capitello di Quinto, venivano dalla strada di Sant'Alberto. Attraversavano là, poi attraversavano ancora [la statale Noalese], sono venuti giù per la strada qua e sono andati a Treviso. Non so da dove siano venuti/arrivati, so che li ho visti passare.
- Quanti ne hai visto passare?
Eh! una colonna che avrà durato due ore. Devi pensare che dove c'erano i pali del telefono, loro, per schivarli, hanno fatto ... hanno allargato la strada ... si è come allargata, deformata. Correvano! (...)
01:14 - Era mattina o pomeriggio?
Sarà stato verso mezzogiorno.
- Chi ti ha detto che arrivavano gli americani?
Eravamo bambini, si sentivano i rumori... Siamo partiti, eravamo io, Ciano (...) si aveva voglia di andare a vedere. Passavano di quei blindati che avevano il ponte sopra, mezzo ponte pronto. Loro ... butta dentro la macchina, aprono il ponte e la strada è aperta (...) il ponte fatto.
- Se trovassero un ostacolo, mettiamo.
Loro non trovavano ostacoli.
- Avevano questo attrezzo.
Avevano tutto.
- Non si sono fermati.
No, no.
- Voi li avete solo visti passare.
Visti passare.
- Hai detto che al capitello hanno fatto quella [buca], li hai visti, al capitello?
Sono andato a vedere (...)
- Dopo, quando erano passati...
Sì, perché hanno fatto una buca, là, a forza di girare con i carri armati. L'avevano cavata, la strada.
- Non era asfaltata la strada...
No, bianca.
- E anche più stretta di adesso...
Eh ben, un pochino. C'erano i pali del telefono che dopo sono venuti [a trovarsi] in mezzo alla strada. Si è allargata tanto, la strada ... ed era fatta tutta a curve, perché dove c'era il palo schivavano e là non si allargava... »
R. PAVAN
«Qua c'erano i pali, traverse di ferrovia, segate, conficcate e piegate verso di qua [ovest]. Io li ho visti arrivare... I carri armati si sono fermati qua, è venuto avanti uno che era più indietro, con la ruspa, ha preso le quattro barre e le ha voltate giù per il Sile.
- Insomma hanno durato poco, questi fossi anticarro, sono passati con la ruspa e hanno...
Ma il passaggio c'era. Era tutto formato [pronto], piantato, e il passaggio ultimo, stretto, c'era. Passavano lo stesso per andare a Treviso. Era in attesa che fossero avanzati ... avrebbero levato/scavato l'ultimo pezzettino [di strada]...
- Ma non l'hanno fatto.
Non l'hanno fatto. Quando sono arrivati gli americani, la ruspa (...) metti la terra, e passa.
I carri, la notte che sono arrivati, hanno fatto tappa dentro le scuole e dentro da Furlan.
- Quanti saranno stati?
Ah, era tutto pieno, di camionette, di tutto. Ma carri armati proprio, da guerra, ce n'era una quindicina fermati alla notte. E davanti alla stradella della chiesa ce n'era uno che tutte le tose del borgo - c'era la Beppa, se glielo chiedi, era bambina; c'erano quelle di Dal Bo - cioccolata e caramelle a tutti. E io ero presente. »
*
Così descrivono il passaggio degli alleati Antonio Sartoretto e Ottorino Sottana in Sant'Angelo sul Sile e Santa Maria del Sile nei 1200 anni di storia, 1975, p. 149: «La mattina del 30 aprile ... la popolazione ... si allinea lungo le strade per accogliere osannante le truppe alleate che transitano per il paese e proseguono verso la città.
Verso mezzogiorno, poi, una lunga colonna di carri armati con Sud-Africani fanno sosta in paese ... Sono cortesi, educati e donano zucchero, caffè, sigarette e delle arance.»
S. Angelo di Treviso. L'acqua del Sile: noaltri a bevévimo.
Acqua del fiume Sile, acqua da bere (fino al 1950). Intervista ad Augusto B., Sant'Angelo 1920, armaiolo s-ciopetin. Registrazione 5 gennaio 1985. Lingua parlata dialetto di Treviso. Trascrizione in lingua italiana.
« - Lei, da chi ha imparato ad andare in barca?
Quand'ero bambino. Noi ragazzi eravamo sempre sul Sile dalla mattina alla sera.
Gli Artusi (fam. Artuso) avevano la buca qua, che venivano a prendersi l'acqua. Qua, su questo punto qua, proprio. Avevano messo una botte vecchia, l'avevano affondata, avevano messo delle grosse pietre sotto e l'acqua che veniva giù dal torrentello che scendeva di qua, andava dentro. Era bella pulita, l'acqua ... Limpida, era limpidissima l'acqua...
Eh, abbiamo nuotato tanto su questo punto qua, noialtri! Venivamo qua alla mattina, andavamo dottrina (lezione di catechismo) e dopo venivamo a casa e andavamo a nuotare fino alle nove, alle dieci .. sempre dentro in acqua. Pensa se io sono stato poco sul Sile!
- Lei ha imparato a nuotare qua, praticamente, fin da piccolo. Ma che tecnica?
Ah, vedevamo gli altri grandi... Dopo abbiamo nuotato tanto anche alla chiesa di Sant'Angelo, con Angelo Campaner (Artuso), il povero Toni Modesto (Bonaventura), tutta la compagnia, il povero Ferruccio, Rino - tuo parente, tuo cugino - cosa non ha nuotato, quello là! Io e lui eravamo sempre ai mulini (Torresan, Granello a Mure -- Canizzano).
- Guerrino era un nuotatore, e anche è andato in Marina, lui.
Era di Marina, mi ricordo.
01:17 - Non avevate paura della leptospirosi ... roba del genere?
No, neanche ci sognavamo di quella roba là. Non sapevamo neanche cos'era, all'epoca, la leptospirosi. E sì che c'erano paltegani anche una volta ...
- Da bambini, nuotavate, dentro...
Sempre. Eravamo anche sei sette. C'era Remo Carestiato capobanda: andava fregare la barca ai Condota e andavamo a nuotare sul torrentello che ti dicevo...
Sono sempre andato a lavarmi sul Sile. Quando abitavo sulla villa di là - sono stato 23 anni sulla villa - quando andavo dalla morosa alla sera, andavo a lavarmi là. Alle cinque della sera andavo a fare il bagno sul Sile, sempre, e dopo andavo via.
02:02 - In più c'erano gli Artusi che qua avevano messo...
Sì, qua avevano messo una botte, affondato una botte e, nel periodo in cui loro non avevano la pompa, l'acqua venivano a prendersela qua, per bere. Acqua pulitissima ... perché c'era Genio Artuso che teneva puliti tutti i canali qua, c'erano tutti canaletti.
- Che canali erano?
Canaletti che erano in mezzo al palù; il palù era pulito...
- Canali da fossi che venivano dalla campagna o ...
No, no. Canali del Sile, qua. L'acqua del Sile veniva dentro e andava giù; passava per dentro qua e andava fuori... Curati, suoi da tanti anni. Ogni tanto li puliva sotto, tagliava tutte le erbe ai lati. Era uno spettacolo.
02:48 Nonostante dopo ci fosse il pontile dove tutte le donne lavavano i panni. Tutte le lissie (i bucati) che facevano: Condota aveva il pontile dalla parte di qua e gli Artusi dalla parte di là. Dopo c'era anche altra gente che veniva a lavare, perché era aperto e lavano tutti. Anni e anni è stato...
- Come facevano, queste donne?
Andavano a lavare. Avevano el lanpor (lavatoio portatile), non so se tu l'abbia mai visto. Era sempre là, el lanpor; due - tre ne avevano, di lanpori. Andavano a lavare là, la loro roba. Non c'erano rubinetti di acqua...
- Acqua pulitissima, non c'erano problemi. Addirittura la si beveva.
03:25 A bevevimo l'aqua, noialtri la bevevamo, altro che leptospirosi, bevevamo l'acqua! Io l'ho bevuta tante volte sul Sile. Quando si aveva sete, alle volte si beveva l'acqua. Non c'erano gli allevamenti che ci sono adesso. Quello di Canizzano, per esempio, quello ha infettato l'acqua; perché tutta la cosa delle trote, tutta quella roba, è veleno anche per il pesce. Infatti ci sono i temoli che non vivono più appunto per quello, perché quella roba che buttano giù le trote, gli escrementi ...
- Sono gli escrementi, le medicine, o cosa è?
Gli escrementi. Io ho parlato con gente che se ne intende: sono gli escrementi delle trote.»
FIERI, LADRI IN AZIONE
TREVISO - A Treviso in zona Fiera, ladri in azione tra la parrocchia e l'asilo. Bottino magri ma ingenti danni a porte e locali. Il servizio
- Servizio Daniela Sitzia, immagini Nicola Marcato, montaggio Nicola Marcato - Segui Antennatre anche sul digitale terrestre! Visita il sito antennatre.it per ulteriori informazioni.
CONVOCAZIONE DIOCESANA TV 1/12
Convocazione diocesana di Treviso allo stadio di rugby di Monigo con il vescovo Mazzocato
Pagnano d'Asolo (TV)
Pagnano d'Asolo è in provincia di Treviso e sorge nei pressi del Torrente Muson, che grazie alle sue acque consentì la costruzione di un antico mulino
1991 - Stefano Masini intervista Pavan, consigliere comunale dei Verdi, sul nuovo Parco del Sile
1991, 3 aprile - Servizio di Antenna 3 Veneto sul Parco naturale regionale del Sile istituito il 28 gennaio 1991. Conduce in studio Adriano Mazzalovo.
Riprese di Roberto di Landro nei pressi della vecchia chiesa parrocchiale di Sant'Angelo (Treviso) in riva al fiume Sile. Montaggio rvm di Andrea Basso.
Mazzalovo: «Spostiamoci in città parlando del parco naturale del Sile. Mentre si tenta di applicare la nuova normativa molte stupende zone del fiume non sono ancora accessibili al pubblico... »
Masini: «Dopo un travaglio lungo almeno 10 anni è stata finalmente approvata il 28 gennaio scorso la legge regionale contenente le norme per l'istituzione del parco naturale del Sile. È cominciata quindi la fase particolarmente delicata dell'applicazione della normativa. Il consigliere comunale verde di Treviso Camillo Pavan intende sollecitarla. Lo fa con una proposta di ordine del giorno nella quale si richiama il comune di Treviso ad un ruolo più attivo e determinante. In primo luogo nella costituzione dell'Ente Parco, l'organismo previsto dalla legge che deve gestire il territorio del parco regionale».
Pavan: «Questo Ente Parco è a gestione politica in quanto vi faranno parte dei rappresentanti dei vari comuni esistenti lungo il Sile. Cioè undici comuni, a partire da Vedelago e Piombino Dese fino a Quarto d'Altino. E Treviso è il comune centrale, il più importante».
Masini: «Per quanto riguarda il comune di Treviso voi dite che vi sono zone che vanno valorizzate al meglio, per esempio questa, dietro la chiesa di Sant'Angelo».
Pavan: «Questa è una delle zone più caratteristiche e anche meglio conservate, ed è un vero peccato che non sia possibile arrivare da Treviso fino qui a Sant'Angelo lungo il corso del fiume Sile. Purtroppo ci sono molte privatizzazioni che sono state fatte lungo gli argini e quindi quello che la logica e il buon senso vorrebbe, cioè che si potesse passare tranquillamente lungo il fiume, non può avvenire».
Masini: «E sono altre le zone del comune di Treviso, non strettamente cittadine, di cui si chiede la valorizzazione: da quella dei mulini di Canizzano all'«isola» di Sant'Antonino. Più in generale l'obiettivo è quello di rendere accessibili alla popolazione le zone del Sile creando percorsi per Treviso. Come ricorda Pavan, c'è il problema della privatizzazione degli argini. Punto forse centrale, ma obiettivamente di difficile soluzione per la valorizzazione delle zone del fiume appena fuori Treviso. Angoli incantevoli, un tempo neanche tanto lontano fulcro della vita quotidiana nella nostra civiltà contadina, oggi trascurati e dimenticati, ormai un privilegio quasi esclusivo dei canottieri del Sile».
TG TREVISO (15/09/2017) - TRUFFA ED ESTORSIONE A SACERDOTI: DENUNCIATI 7 ROM
TG TREVISO (venerdì 15 settembre 2017) - Proponevano ai sacerdoti di eseguire restauri di opere o arredi sacri, pretendendo però poi pagamenti di molto superiori a quelli inizialmente pattuiti. Dopo una lunga indagine andata avanti dal 2013 al 2016, i carabinieri della stazione di Vedelago, hanno denunciato a piede libero sette componenti della nota famiglia rom dei Levak, tutti pregiudicati. Truffa ed estorsione le pesanti accuse contestate a vario titolo ai sette nomadi, considerati autori di una cinquantina di raggiri in tutto il Nord Italia, dal Veneto, alla Lombardia al Piemonte. Vittime, parroci, sacerdoti e istituti religiosi, che gli indagati avevano preso di mira con la scusa di offrirsi per restaurare oggetti e arredi sacri. Concordato il lavoro, i rom facevano sottoscrivere ai religiosi una scrittura privata, utilizzando una partita Iva di fatto vuota. Al momento di riconsegnare le opere, su cui tra l'altro venivano spesso e volentieri eseguiti lavori discutibili, pretendevano somme di molto superiori a quelle pattuite. E di fronte al no dei diretti interessati, iniziavano minacce e tentativi di estorsione. (
Parco naturale del Sile
PARCO NATURALE SILE
Il Parco Naturale Regionale del fiume Sile si estende su una superficie di 4.152 ettari, compresa all'interno di 11 territori comunali distribuiti nelle province di Padova, Treviso e Venezia.
Durante il percorso, tra Casale e Casier è possibile vedere i resti dei burci, circondati dalla fauna locale, Tartarughe, cigni, anatre, aironi e tanto altro.
i burci erano imbarcazioni utilizzate prevalentemente per il trasporto commerciale di sementi, ghiaia e merci - affondate negli anni 60 davanti alla Chiari&Forti per protesta contro il trasporto su camion.
L'area delle sorgenti si trova tra Casacorba di Vedelago (Treviso) e Torreselle di Piombino Dese (Padova) originando il più lungo fiume di risorgiva d'Italia: 70 km circa da Casacorba di Vedelago (Treviso) a Portegrandi di Quarto d'Altino (Venezia), la foce naturale nella Laguna di Venezia, prima dello scavo del Taglio del Sile.
Fin dai tempi più remoti il clima mite dell'area, la navigabilità delle acque, la vicinanza con il mare, la copiosità di risorgive e la ricchezza boschiva del territorio circostante (il paesaggio, per quanto simile, non era comunque quello attuale) attraggono al Sile popolazioni che si fermano lungo le sue rive.
Music: Stefano Mocini - leaving you
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Il Pd va alla scoperta dei quartieri di Treviso
Il Pd va alla scoperta dei quartieri di Treviso,
Grigoletto: Noi in bicletta, Zanetti magari verrà in Ferrari,
Tour per verificare problemi ed esigenze: via sabato da S. Giuseppe,
La notizia completa su:
Bombardamento di Treviso - 7 aprile 1944
Bombardamento di Treviso: 7 aprile 1944, ore 13.24, venerdi Santo. 159 bombardieri statunitensi sganciano oltre 2000 bombe sulla piccola cittadina di Treviso. Mirano alla stazione dei treni ritenuta un importante snodo ferroviario (sic) ma sono imprecisi e il grosso delle bombe cade sulle case, sulle chiese, sulla gente di Treviso. Muoiono circa 1000 persone e molto del patrimonio artistico della città di Treviso è perso per sempre.
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1945, Treviso-Santa Maria del Rovere. Resa dei tedeschi nel deposito della Fonderia
Fine aprile 1945: uno scontro fra partigiani e tedeschi in ritirata a nord di Treviso, visto con l'occhio di un'autorità riluttante.
Berto Secoli, 1909, all'epoca dei fatti abitava in un'osteria della zona gestita dalla madre ed era appuntato delle guardie municipali di Treviso. In tale veste ricevette dai tedeschi intenzionati ad arrendersi le chiavi dell'ingente deposito di generi di sussistenza custodito nei capannoni della fonderia di S. Maria del Rovere.
Registrazione del dicembre 1990, periodo in cui Berto era consigliere comunale del PSDI a Treviso. (Cassetta n. 1990.06a, da 18'30'')
Lingua parlata: dialetto di Treviso. Trascrizione in italiano.
« Dopo il 25 [aprile] ... colonne di tedeschi che vanno su, colonne di tedeschi che volevano fare rifornimento. Qua c'era un deposito di alimentari che ti dico io cosa non c'era dentro...
- Alla Fonderia.
... Di tutto, tutto pieno perché c'era il rifornimento dell'Italia Settentrionale. Pensa cosa c'è dentro.
- Era anche ben guardato, ben vigilato...
Sì. Ma tutto in un momento gli ufficiali [tedeschi cercano] qualche autorità: Berto! Non ce ne sono altri, qua, e capitano a casa mia.
Io non volevo, perché ti ammazzavano. Vengono da dietro - l'osteria era chiusa - e vedo questi ufficiali.
- Erano gli ultimi momenti.
Sì, stavano andando via. Vengono là e mi fanno: Lei capo, questo e quello - Io non sono capo di niente ... e mi buttano le due pistole in segno di resa sopra il tavolo. A me!
Puoi immaginarti, mi è venuto freddo, perché so chi sono i responsabili della Fonderia. Fuori c'erano migliaia di persone (popolo) che aspettavano di saltargli addosso per portargli via la roba.
Vado via con questi ufficiali. Arrivo là e ci sono le sentinelle con il mitra. Aprono il cancello ed entro. Anzi ... il popolo che mi conosceva credeva che mi portassero dentro per ammazzarmi e hanno iniziato a gridare.
Sono andato dentro, gli ufficiali mi hanno consegnato le armi e mi danno un fascio di chiavi di tutti i magazzini. Le consegnano a me. Io non sapevo più che santo chiamare. Insomma, con queste chiavi in mano, tutte queste cose sono a mia disposizione, dimmi tu!
Fuori ci sono migliaia di persone che gridano, e qua ci sono miliardi di capitali, di allora. C'era zucchero, caffè, cioccolata, pasta, riso, ... guarda che la Fonderia è grande!
Tutti i capannoni pieni, e io avevo le chiavi di tutti i capannoni.
Fuori c'è un casino ... arrivano i partigiani. Sento un casotto, batti, pen, pum ... Le sentinelle aprono e viene dentro una camionetta di partigiani con un caporione che conosco.
- Chi era?
Non ne faccio neanche il nome, è ancora vivo. E dentro cominciano a [dare] botte agli ufficiali; proprio...
Io gli dico: Guarda che non sarei d'accordo, così
Ahh ... cosa dici!
Toni, fa un piacere, vieni qua: decidi tu. Prendi le chiavi, che Berto va a casa. Prenditi tu questa responsabilità, perché io non me la prendo
Gli ho dato le chiavi e sono venuto fuori. Ero padrone di miliardi di cose, e in casa mia - ti posso giurare - non è venuto un grano di zucchero, un grano di caffè, un pochina di pasta. Non è venuto niente, ero padrone di tutto
Vengo fuori ... appena siamo sbucati hanno iniziato a sparare col mitra dalla fonderia. Ti dico che c'era la ghiaia che vedevi le pallottole che saltavano sulla ghiaia
- I partigiani che erano dentro?
Sì, sparavano agli SS [una colonna che veniva avanti]
Io sono andato dentro sul fosso, che è ancora là, ho attraversato il fosso, fatto un buco, ho attraversato la siepe e sono andato dentro al panificio di Casellato. Senza neppure tirare il fiato!
So che dopo è entrato il popolo
- E ha fatto man bassa
Per due tre giorni qua vedevi carri, carretti, carroni ... che passavano giorno e notte. Io non ho messo neanche il naso»
NOTE
1 La sequenza temporale di Secoli (resa della sussistenza tedesca, arrivo dei partigiani, successivo arrivo di una colonna tedesca, reazione partigiana) trova riscontro in Fausto Schiavetto, Intervista a Opocher, doc. 35: Il Comando Piazza Treviso alle 18 del 28 aprile 1945 ordina un «intervento immediato per soccorso [...] alla Fonderia di S. Maria della Rovere già occupata da elementi delle nostre formazioni»
2 Nel sito [visitato il 18.5. 2011] era scritto: «Il 28 aprile, [Toni Benetton] con i suoi uomini, attacca la Fonderia di S. Maria della Rovere difesa dalle SS e la conquista dopo otto ore di dura battaglia. Nella fonderia i repubblichini avevano organizzato un campo di smistamento per prigionieri civili, mentre i nazisti lo tenevano come caposaldo a protezione della ritirata». Questo testo non è più presente [visita 13.5.2018]
3 Sul saccheggio alla Fonderia il 28.4.'45 Cfr. Marco Borghi, Dopo la guerra [...], p. 30
4 Sugli scontri alla Fonderia vedi anche la testimonianza di Anna Montin, 1928, in Luisa Tosi, E' finita la guerra...tutti a casa, p. 30.
5 Su B. Secoli e il clima a Treviso a fine guerra cfr. C. Pavan, Maleviste 1945..., pp 41-43
UNA NUOVA “CASA” PER IL CAPITELLO DELLA MADONNA
CAMPODARSEGO - Un evento per Sant’Andrea di Campodarsego. All’alba è stato spostato il capitello dedicato alla Madonna del Rosario. Imbragato e caricato su una gru da Via Bassa d’ora in poi la sua nuova sede sarà davanti alla chiesa.
- Servizio Chiara Gaiani, immagini Chiara Gaiani, montaggio Cristian Roque Allende - Segui Antennatre anche sul digitale terrestre! Visita il sito antennatre.it per ulteriori informazioni.
SILENZIO E COMMOZIONE, DOMANI I FUNERALI
PIEVE DI SOLIGO - Domani i funerali congiunti alle 4 vittime di Refrontolo. Pieve di Soligo si prepara al toccante addio in Duomo e all'arrivo di almeno 5mila persone. Proclamato il lutto cittadino nei 4 comuni toccati direttamente dalla tragedia - Intervistati: MIRKO LORENZON (Assessore alla Protezione civile provincia di Treviso) - Servizio di Paola Gazziola, riprese di Nicola Marcato, montaggio di Andrea Benetti