30 giugno 2018 “Oralimpics” - intervista a don Giuseppe Andreoli, comunità di Besozzo-Brebbia
Oralimpics: «State in oratorio per servire e non fate dello sport un idolo»
Grande festa all’Open Air Theater del Parco Experience per la serata centrale di “Oralimpcs” con la presenza dell’Arcivescovo. Per i 3000 partecipanti, premiazioni, musica, spettacolo, ma anche riflessione e attenzione ai valori educativi-
È il modo migliore per concludere una giornata piena di sole e di luce (in tutti i sensi) che vede protagonisti assoluti i ragazzi, lo sport, l’oratorio. Quasi una rappresentazione sul campo – è proprio il caso di dirlo – della formula di una Comunità Educante vincente perché coerente nelle sue diverse componenti e credibile nell’offrire ai preadolescenti i valori che li faranno donne e uomini veri. Giovani, educatori, allenatori, genitori, volontari, sacerdoti, campioni famosi di ieri, di oggi e in erba, sono insieme, infatti, in quella sorta di villaggio olimpico ambrosiano che ospita la seconda, fortunatissima, edizione di “Oralimpics”, le Olimpiadi degli Oratori ambrosiani: Giochi che si svolgono presso l’ex sito espositivo di Expo (oggi sede di Mind), con il cardo e il decumano trasformati in piste di atletica e recinti per un totale 14 sport rappresentati in cui si cimentano i 3mila atleti dei 150 oratori che hanno aderito all’iniziativa, promossa dalla Fondazione degli Oratori Milanesi e dal CSI Milano.
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intervista di Annamaria Braccini
immagini di Giancarlo Iasoni
Brebbia 2011
Brebbia Italy
3. GESÙ STA TORNANDO PER UNA CHIESA PRIMITIVA
Conferenza dei cieli aperti - Palermo, 3 Agosto 2018
Breve visita alla chiesa di San Donato a Sesto Calende - EXTN-041_083
La chiesa di San Donato e la relativa Abbazia venne costruita nel IX secolo da Liutardo de' Conti vescovo di Pavia sui resti forse di un antico tempio pagano subendo modifiche fino al secolo XIII. Per secoli la chiesa fu al centro di una disputa con la diocesi di Milano per la giurisdizione sotto cui doveva ricadere risoltasi solo nel 1820 con l’annessione definitiva alla diocesi ambrosiana. La struttura è a tre navate absidate di cui quella sud è andata distrutta nel XVI secolo e sostituita da una sacrestia. Dall'esterno si possono osservare tipiche decorazioni medievali tra cui una formella romanica e un'epigrafe funeraria romana. La morfologia romanica è anche evidente nella Cripta strutturata da colonnine che sostengono gli archi delle volte a crociera. Un possente campanile si erge sul fianco sinistro della basilica in prossimità dell'abside nord dove risulta manomessa nella parte superiore. Subito all’ingresso troviamo il Nartece, antica struttura altomedievale derivante per tradizione dagli antichi templi pagani, posto nella parte antistante e contrassegnato da colonne romane. Sono presenti numerosi affreschi relativi al periodo dal XV al XVII secolo. Tra i più significativi La Madonna dei Limoni,La Madonna del Latte, e una pregiata Ultima cena. realizzato da Tarillo da Curia nel 1581.
Coordinate Geografiche :
45° 43’ 47”
08° 39’ 59”
h = 211 m./s.l.m.
La chiesa di Santo Stefano di Bizzozero a Varese
La chiesa di Santo Stefano, la cui planimetria risale all’XI secolo sorge sul luogo di due costruzioni precedenti, un sacello del VII e una chiesetta del VIII secolo. Si ipotizza che questi manufatti cristiani sorgessero sul luogo di un tempio pagano dedicato al dio Silvano come è testimoniato da una lapide romana del II secolo trovata nei pressi. Il campanile è del X secolo ma la cella campanaria del XVI. Nel 1574 la funzione religiosa fu trasferita nel centro abitato e per Santo Stefano iniziò un lungo periodo di abbandono tanto che agli inizi del “900 la chiesa era semidiroccata e solo nel 1969, con la creazione di un comitato per i restauri, iniziarono i primi interventi di recupero che terminarono nel 1975. All’interno troviamo rari affreschi romanici dell’altare, dell’arco di trionfo e sulla parete nord, una cappella dedicata all’Annunciazione mostra pregevoli affreschi gotici del XIV e XV secolo.
Accompagnamento Musicale : Andrea Falconiero(1585-1656) : Suite per danze: Brando dicho el melo
Coordinate geografiche :
45° 47’ 28”
08° 50’ 37”
H = 377 m./S.l.m.
via Portorose angolo viale Borri
Lago Maggiore località bozza Brebbia.
Passeggiare in questi posti è sempre rilassante e magnifico, é il nostro lago Maggiore.
LAGO MAGGIORE sabbie d'oro Brebbia.
Bisogna vedere per apprezzare i nostri angolini, posti rilassanti e ideale per un bagno d'estate tranqullita'assoluta.
Michele Merizzi Brebbia, 7 giu 14 by Tommaso Piemontese
Parte dello spettacolo di fine Anno Scolastico della Scuola Secondaria di Primo Grado don Guido Macchi di Brebbia, facente parte dell'Istituto Comprensivo Giulio Adamoli di Besozzo.
OLIMPIADI DEGLI ORATORI A RHO PERO
Presentati nei padiglioni espositivi milanesi
Chiesa di Sant' Antonio Abate Milano
La prima costruzione della chiesa, secondo le testimonianze sorta su un tempio risalente al IV sec, risale al XIII secolo, ed ha dato poi il nome alla contrada in epoche successive. Il complesso venne edificato dopo il 1272 dai frati Antoniani di Vienne, che vi si dedicavano a curare gli ammalati di fuoco sacro. Quando però Francesco Sforza decise di riunire tutti gli ospedali nella 'Cà Granda' (l'Ospedale Maggiore progettato dal Filarete), il convento perse la sua funzione e fu dato come commenda alla potente famiglia dei Trivulzio, che la conservò dal 1452 sino alla seconda metà del Cinquecento.
Si ipotizza che appartengano a questo periodo il bel campanile quattrocentesco, restaurato da Luca Beltrami, ed il primo chiostro in cotto, dei primi anni del XVI secolo. A partire dal 1565 l'azione del vescovo Carlo Borromeo fece di Milano uno dei centri principali della Controriforma: per il complesso di Sant'Antonio Abate ebbe inizio un nuovo periodo quando, nel 1577, esso fu affidato all'ordine dei Chierici regolari Teatini.
I Teatini sistemarono i chiostri e diedero l'incarico a Dionigi Campazzo, uno degli architetti della Cà Granda, di ricostruire la chiesa secondo la tipologia controriformistica: la pianta è a croce latina con una sola navata, tre cappelle laterali per lato, un breve transetto, volta a botte ed un profondo coro a pianta rettangolare. L'opera venne conclusa nel 1584 (alcuni tendono tradizionalmente ad attribuire il processo al Richini). La decorazione pittorica si sarebbe sviluppata negli anni successivi seguendo le tendenze controriformistiche e le richieste dei Teatini attraverso i temi iconografici della esaltazione della Croce e dei santi dell'ordine. La decorazione ebbe inizio, a fine Cinquecento, dalla cappella delle reliquie, nel transetto di sinistra, di cui erano patroni i Trivulzio, dove ai resti sacri già posseduti dalla chiesa si aggiunse un frammento della Santa Croce portatavi dai Teatini. I Reliquiari si trovano dietro la tela sull'altare, copia da Palma il Giovane del Cristo che porta la Croce.
Una seconda campagna decorativa ebbe inizio nel terzo decennio del Seicento: rimaneva da decorare la volta della navata, per la quale fu scelto il tema, caro ai Teatini, delle Storie della Vera Croce, coerente anche con l'importante reliquia conservata nella chiesa: gli affreschi, eseguiti tra il 1631 ed i 1632, durante l'infuriare di un'epidemia di peste, furono eseguiti dai fratelli Giovanni Carlone e Giovanni Battista Carlone. Anche gli affreschi dell'archivolto della cappella del transetto destro sono posteriori al 1630: vi si trova rappresentata la figura, fortemente scorciata dal basso, del Cristo in glora tra angeli di Tanzio da Varallo. Nel 1635 il giovane Francesco Cairo dipinse per la seconda cappella a sinistra lo Svenimento di S. Andrea Avellino, altra figura fondamentale per l'ordine ed il monastero milanese.
Nella piazzetta davanti alla chiesa, anticamente si trovava (sino alla metà degli anni settanta del Settecento) una colonna con un tabernacolo di stile gotico, attribuita a Jacopino da Tradate. L'opera scultorea, alla caduta in disuso dell'ospedale ed al termine del ruolo dei frati locali, venne acquistata dalla famiglia Belgioioso, che la fecero rimontare nel loro castello. Nel 1899 passò al Castello Sforzesco.
La chiesa e il complesso sono stati dichiarati recentemente monumento nazionale.
La Cappella Acerbi, o dell'AnnunciataModifica
La cappella dell'Annunciata (seconda sulla parete sinistra) custodisce i dipinti di Giulio Cesare Procaccini, raffiguranti l'Annunciazione (sull'altare), la Visitazione, a sinistra, la Fuga in Egitto, a destra, Angeli, sopra la pala e l'Eterno in gloria, nell'arcone, considerati fra i massimi capolavori del barocco milanese.
La decorazione della cappella fu commissionata dal senatore Ludovico Acerbi nel 1609 in onore del fratello Borso che vi fu sepolto all'interno. L'Acerbi ottenne dai Padri Teatini il permesso di utilizzare la cappella come mausoleo, impegnandosi decorarla interamente, facendo realizzare l'altare, le balaustre, gli stucchi e tutte le opere di pittura e scultura. Le tele furono commissionate a Giulio Cesare Procaccini, impegnato in quegli anni nelle maggiori commissioni artistiche della città. I dipinti furono considerati uno dei capolavori più riusciti dell'artista già dai contemporanei. Così le descriveva il Torre nel suo Ritratto di Milano del 1674:
« Non evvi effigie che non paia uscita dal Paradiso alle bellezze che mostra la carnagione ell'è evidente, palpabile, direste tutti questi sembianti vivi »
Basilica di San Vincenzo in Prato
La basilica di San Vincenzo in Prato è un luogo di culto cattolico di Milano situato in via Daniele Crespi, non lontano dalla Darsena.
Si tratta dell'unica chiesa milanese che conservi un autentico stile paleocristiano del primo tipo canonico, simbolo della semplicità; per l'assenza di sovrapposizioni di altri stili, è un catalogo vivo delle componenti architettoniche e le suggestioni dell'idea Paleocristiana, assai adatto alla didattica. Può anche dare l'idea di come fosse la prima antica Basilica vetus, perché ha similitudini di forme, proporzioni ed aspetti stilistici.La prima più antica chiesa fu fondata dal re longobardo Desiderio, nell'anno 770, che la dedicò alla Vergine. Poi mutò dedicazione in San Vincenzo, perché furono trovate le sue spoglie, conservate in urna nella Cripta, assieme a quelle di San Quirino e Nicomede, trovate nell'859, e di Sant'Abbondio trovate nel 1000. L'epiteto “In Prato”, fu acquisito perché sita nel podere detto Prata, del vescovo Odelperto.
Nell'806 fu aggiunto alla chiesa un monastero benedettino, e tra il IX e XI secolo, i monaci ricostruirono la chiesa ormai cadente, ma sullo stesso impianto ed aspetto.
Nel 1520 il monastero fu soppresso e nel 1598 la chiesa fu restaurata ed adibita a parrocchia.
Nel 1797, in seguito alle leggi napoleoniche e come molti templi italiani, la chiesa fu sconsacrata per essere adibita a magazzino militare, stalla e caserma; nell'Ottocento fu adibita a fabbrica di prodotti chimici e, curiosamente, il campanile era usato come ciminiera.
Finalmente, nel 1880-90, su sollecitazione delle Commissioni cittadine facenti capo all'Accademia di Belle Arti di Brera, l'architetto Gaetano Landriani, responsabile dei restauri alla vicina Basilica di sant'Ambrogio, la restaurò conferendole l'aspetto attuale e la ripristinò al culto ponendola sotto il territorio della parrocchia di sant'Ambrogio. In questo restauro la chiesa venne ornata da decorazioni neopaelocristiane opera del pittore Attilio Nicora.
Nella seconda metà del secolo XX una successione di interventi degli architetti milanesi Vito e Gustavo Latis ha lavorato sulle pavimentazioni (1962), sul tetto (1973), ha realizzato la riforma degli altari a seguito del Concilio vaticano II con l'eliminazione di alcuni dei rifacimenti ottocenteschi in stile tra cui gran parte delle decorazioni pittoriche e gli amboni e balaustre in cemento, nonché la ricollocazione come pala d'altare della quattrocentesca Madonna del pianto (1972-78), ha realizzato l'inserimento delle nuove vetrate su disegno di Marta Latis (1980-88), il restauro della cripta (1989).[
FILE SACRO MONTE 2013
Pellegrinaggio al Sacro Monte di Varese della Comunità Pastorale S.Famiglia di Cocquio Trevisago (VA)
Campane del Duomo di S. Rocco in Dolo (VE) v. 57
Dolo, Duomo di S. Rocco
Diocesi di Padova
Suonate per la S. Messa feriale delle 19:
Distesa delle 3 campane minori alle 18:30 (dura circa 50 secondi d'impulso)
Distesa della campana 4^ alle 18:55 (dura circa 50 secondi d'impulso)
Suonate per la messa domenicale delle 10:15:
Distesa delle 6 campane minori alle 9:45 (dura circa 50 secondi d'impulso)
Distesa della campana 4^ (dura circa 50 secondi d'impulso)
Concerto di 8 campane in scala diatonica maggiore di Si2, di cui la 2^ rifusa da De Poli di Vittorio Veneto nel 2008 e le altre fuse dalla Pontificia Fonderia Daciano Colbachini e figli di Padova nel 1957 ed elettrificate alla Veronese dalla Giacometti di Legnaro (PD):
1^: Si2 crescente (batte le ore). Dedicata a Maria Santissima. Ha un diametro di 152 cm e un peso di 2050 kg;
2^: Do#3 crescente. Dedicata a S. Rocco. Ha un diametro di 135 cm e un peso di 1400 kg;
3^: Re#3 crescente (batte le mezze). Dedicata a S. Antonio di Padova. Ha un diametro di 119 cm e un peso di 950 kg;
4^: Mi3 crescente. Dedicata ai Ss. Prosdocimo e Gregorio Barbarigo. Ha un diametro di 113 cm e un peso di 800 kg;
5^: Fa#3 crescente. Dedicata a S. Giuseppe. Ha un diametro di 101 cm e un peso di 590 kg;
6^: Sol#3 crescente. Dedicata al Ss. Crocefisso. Ha un diametro di 89 cm e un peso di 410 kg;
7^: La#3 leggermente calante. Dedicata a S. Pio X. Ha un diametro di 79 cm e un peso di 280 kg;
8^: Si3. Dedicata ai Ss. Marco e Cecilia. Ha un diametro di 73,5 cm e un peso 220 kg
Il campanone suona solo nelle solennità e ai matrimoni.
Il campanile con i suoi 82 m è il XXII più alto d'Italia e il V in Veneto dopo S. Marco di Venezia (100,06 m), Lendinara (RO, 92,5 m), Breganze (VI) e Torre dei Lamberti di Verona (82,5 m circa).