San Marcello Pistoiese - Piccola Grande Italia
Grazioso angolo della verde Toscana, borgo dai mille volti e dagli interessanti percorsi tutti da scoprire, San Marcello Pistoièse è sicuramente un luogo da visitare. Principale centro della Montagna Pistoièse, San Marcello nel 1134 aveva già la sua Pieve.
Un tempo cinto da mura, nel 1381 il borgo appare citato nell’elenco delle fortificazioni del Comune di Pistoia come Castrum S. Marcelli.
***** Montagnana (Padova, Veneto) (2/2) Le mura INTEGRALE car video
Cinta muraria
Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale inEuropa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del Trecento, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri, che dominava la vicina Legnago. Lo spazio urbanointra moenia fu in quell'occasione ampliato, e la nuova cinta fu costruita con strati sovrapposti di mattoni e di pietre (trachite trasportata per via d'acqua dai vicini colli Euganei). La città fortificata è racchiusa in un quadrilatero irregolare delle dimensioni di circa metri 600 x 300 con un'area di 24 ettari e un perimetro di circa due chilometri. Le mura, coronate da merli di tipo guelfo, sono alte dai 6,5 agli 8 metri, con uno spessore di cm 96-100. Tra un merlo e l'altro, delle ventole in legno servivano a riparare i difensori. Le torri perimetrali, in totale 24, distanziate di circa 60 metri, sono alte fra i 17 ed i 19 metri. Il vallo esterno varia dai 30 ai 40 metri.
All'interno dei fornici che reggono il cammino di ronda erano allogati i magazzini (canipe) per la custodia dei beni prodotti nelle campagne (si notano ancora gli incavi per fissare le armature in legno). Nelle torri, a più piani e coperte da un tetto spiovente defilato sotto la piazzola munita di macchina da lancio, stavano altri magazzini e gli alloggiamenti per i militi posti a guarnigione della fortezza nei momenti di emergenza bellica. Una zona priva di costruzioni e adibita a pomerio coltivato per fronteggiare lunghi assedi, stava tutto attorno alle mura dalla parte interna.
Attorno alla cinta muraria correva un ampio fossato (l'attuale pittoresco e verde vallo) allagato con l'acqua del fiume Frassine (confine verso il Vicentino) derivata per mezzo di un canale ad argini sopraelevati (il Fiumicello) avente funzione di vallo difensivo di saldatura lungo il quale, dalla parte padovana, stava un serraglio sopraelevato per la concentrazione delle truppe. Tutto attorno alla zona montagnanese erano paludi intransitabili o plaghe inondabili in caso di guerra, così che la città murata costituiva la chiave della frontiera padovana verso ovest. La struttura militare era per di più attorniata da quattro fortificazioni avanzate perimetrali (le bastie), ora scomparse, e le due rocche poste a difesa delle due porte erano circondate da fossato pure dalla parte di città. La fortezza, ai suoi tempi, era imprendibile e, di fatto, fino all'avvento delle grosse bocche da fuoco (XVI secolo), non fu mai espugnata militarmente.
L'accesso alla città era controllato dalle porte fortificate del castello di San Zeno (ad est, verso Padova) e della Rocca degli Alberi (ad ovest, verso il veronese). Solo più tardi, nel '500, fu aperta a nord una terza porta (porta Nova o di Vicenza) per agevolare le comunicazioni con il porto fluviale del Frassine. Alla fine dell'Ottocento un quarto varco fu praticato verso sud, per accesso alla stazione ferroviaria (porta XX Settembre).
Le mura medievali di Montagnana sono state inserite tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.
Rocca degli Alberi
La Rocca degli Alberi, che si alza imponente e pittoresca sul vallo dalla parte occidentale, fu costruita dai Carraresi nel biennio 1360-62 con funzione esclusivamente militare. L’ingresso fortificato era costituito da un complesso sistema difensivo: lungo l'androne di transito, dominato da due torri, stavano quattro porte a battenti, due saracinesche e quattro ponti levatoi a bilanciere. Sistema simile era a castel San Zeno.
Dal 1964 la rocca ospita l'ostello della gioventù ed è visitabile nel periodo aprile-ottobre.
Il Mastio
Il Mastio è una torre imponente di circa 40 metri d'altezza che doveva costituire un punto privilegiato per l'avvistamento e la difesa della città. Venne costruito nel 1242 dal tiranno che, dopo aver conquistato e dato alle fiamme la città, decise di dotarla di nuove strutture difensive. Originariamente doveva essere più basso e coperto da un tetto di legno sormontato da una guardiola: da qui i soldati montagnanesi potevano avvistare i nemici che venivano da Padova o da Venezia.
Castello di San Zeno
L'edificio ha pianta rettangolare (metri 46 x 26) con un ampio cortile interno. Fino agli inizi del XIX secolo, il castello era circondato da un fossato che lo isolava anche dal lato di città. La struttura era completata da torri (di cui ne restano due) e dal vicino mastio (alto circa 40 metri). Inizialmente, il ponte levatoio che varcava il vallo consentendo l'accesso alla città, immetteva probabilmente nel cortile interno del castello. Si ipotizza che il passaggio sia stato poi spostato sul lato sud del castello stesso, protetto sia da questo che dall'alto mastio.
Dal borgo di Stagno a Taviano sino al Castello di Sambuca
Dopo l'escursione al piccolo ma suggestivo borgo di stagno, procediamo verso Taviano e il castello di Sambuca. I panorami di confine tra Emilia e Toscana si rincorrono uno più bello dell'altro.
Il territorio di Sambuca Pistoiese, nell'Appennino tosco-emiliano tra l'alta Valle del Reno e quella percorsa dal torrente Limentra, fu centro feudale, poi podesteria e con le riforme leopoldine divenne sede di comunità.
Il castello di Sambuca è arroccato su un alto costone, in origine ben protetto da mura merlate, dominante sulla vallata del Limentra. Insieme alla corte di Pavana, faceva parte fin dal X° secolo dei domini del vescovado di Pistoia, come risulta da un diploma imperiale di Ottone III del 997, pur dipendendo dalla diocesi di Bologna. Posto a guardia della via Francesca della Collina, importante asse viario di collegamento tra Pistoia e la valle Padana, Sambuca fu a lungo un avamposto di notevole importanza strategica a difesa degli attacchi dei bolognesi, i quali nel 1204, approfittando della guerra tra fiorentini e pistoiesi, la occuparono.
Tornata in possesso del vescovado, la Sambuca fu da questo ceduta in feudo ai conti di Panico (1223) e nel 1256 il vescovo Guidaloste Vergiolesi ne investì la propria famiglia. Nel 1309 fu venduta al comune di Pistoia da per 11.000 lire. Dopo essere caduta in mano di Filippo Tedici (1324) e quindi di Castruccio Castracani, fu conquistata a metà del XIV secolo dai Visconti di Milano (signori anche di Bologna).
L'occupazione viscontea durò fino al 1360, quando i pistoiesi con un colpo di mano ne tornarono in possesso. Dal 1375 vi risiedette comunque un contingente fiorentino e dello Stato fiorentino entrò a far parte definitivamente dopo l'annessione di Pistoia (seppure subendo ripetuti attacchi ed invasioni nei secoli seguenti) come centro dipendente dal capitanato della montagna pistoiese.
Poco resta della duplice cinta muraria concentrica che avvolgeva l'abitato, scomparsi i due accessi, la Porta Pistoiese e la Porta Bolognese. Notevoli invece i resti della rocca, posta al vertice più elevato delle fortificazioni: avanzi del tracciato della mura - quasi interamente conservato - e la svettante torre del cassero, conservata per un terzo della sua altezza originaria che superava i 20 metri, con pianta pentagonale, resti di una bifora e del sottostante vano ad arco acuto di accesso.
Top 15 borghi più belli della Toscana
Una classifica con i 15 borghi più belli della Toscana secondo Come si viaggia.
VIAGGI DI GRUPPO
1 San Gimignano
Posto su una collina che si affaccia sulla Val d'Elsa, il centro storico dell'antico borgo è stato dichiarato patrimonio dell'umanità dall'UNESCO. San Gimignano è famoso in tutto il mondo per le torri medioevali. Nel periodo medioevale la città vantava 72 torri, mentre ad oggi ne rimangono soltanto 14.
2 Pienza
Il borgo di Pienza, situato nel cuore della val d'Orcia, deve le sue origini a Papa Pio II, che lo fece ristrutturare una volta diventato papa, in quanto suo città natale. Nel 1996 Pienza è entrata a far parte dei patrimoni UNESCO.
3 Montepulciano
Grazie alla presenza di numerosi vigenti, il borgo è famoso per la produzione del Vino Nobile di Montepulciano. Il centro abitato ha le caratteristiche di un borgo medievale a forma di S ed è racchiuso entro tre cerchia di mura, costruite tutte verso il XIV secolo.
4 Montalcino
Il borgo è famoso a livello internazionale pre la produzione vinicola, in particolare del Brunello di Montalcino. La collina su cui si appoggia il borgo è stata abitata già dal tempo degli Etruschi.
5 Volterra
Il borgo, celebre per l'estrazione e la lavorazione dell'alabastro, è stato una delle principali città stato della Toscana antica, ad oggi conserva un notevole centro storico di origine etrusca. Di quest'epoca rimangono la Porta all'Arco, magnificamente conservata, la Porta Diana e gran parte della cinta muraria, costruita con blocchi di pietra locale.
6 Anghiari
Situata nella provincia di Arezzo, nell'estremo est della regione, la città deve la sua fama al fatto di essere stata teatro della battaglia combattuta nell'anno 1440 tra i Fiorentini e i Milanesi, e in seguito dipinta da Leonardo da Vinci.
7 Cetona
Il monte Cetona di origine vulcanica sovrasta il piccolo borgo. La zona, abitata già in periodo etrusco, nel medioevo fu fortificata. Ad oggi sono rimaste intatte la rocca, tre torri e alcuni pezzi della cinta muraria.
8 Pitigliano
Splendida cittadina dell’Area del Tufo, nel cuore della Maremma Toscana. Soprannominato anche La Piccola Gerusalemme, perché a partire dal XVI secolo ospitò una grande comunità ebraica tra le sue mura, Pitigliano è oggi uno dei borghi storici più affascinanti d’Italia ed una tappa imperdibile durante un viaggio in Toscana.
9 Monteriggioni
Fu costruito dai senesi agli inizi del 1200 come estremo baluardo di frontiera contro la nemica Firenze, e riuscì a garantire per secoli l'indipendenza della Repubblica di Siena. Irrinunciabile per chi viene a Monteriggioni è salire sulle mura e percorrere due tratti degli antichi camminamenti di ronda, dal quale si godono stupendi panorami sul borgo e sulle colline circostanti
10 Cortona
Costruita su di una collina a circa 600m di altezza, Cortona è un piccolo borgo Medioevale della Valdichiana. Il simbolo della città è il palazzo comunale, caratterizzato dalla torre con l’orologio e la sua scalinata in pietra che si affaccia su Piazza della Repubblica.
11 Sorano
Sorano è un pittoresco borgo medioevale, situato su di uno scosceso sperone di tufo e circondato da una rigogliosa ed incontaminata flora boschiva. Proprio la sua particolare posizione offre l'opportunità di passeggiare nel borgo ed ammirare improvvisi e spettacolari panorami sulle rupi sottostanti. Sorano ha conservato la tipica struttura abitativa medioevale dove l'abitato, formato da vicoli tortuosi, viuzze, cortili, portali, e cantine scavate nel tufo, è dominato da un'imponente fortezza
12 San Miniato
Il centro storico della città sorge in posizione strategica su un colle a metà strada tra Firenze e Pisa per cui la città è stata scena di molteplici scontri fra i due odierni capoluoghi, fino alla definitiva conquista fiorentina. San Miniato è famoso per i suoi tartufi bianchi, prodotti vinicoli e oleari.
13 Certaldo
Borgo medievale tra i più suggestivi della toscana e della Val D’Elsa, ha conservato un’atmosfera magica d’altri tempi. Il borgo, famoso per aver dato i natali a Giovanni Boccaccio è costituito da parte bassa, moderna, e una alta che costituisce l’antico nucleo medievale, circoscritto da mura con 3 porte d’ingresso
14 Suvereto
Immerso nella verde val di Cornia, il paese è un vero scrigno: le sue mura custodiscono tesori fatti da caratteristiche stradine medievali, case in pietra, palazzi storici e chiese evocative. Tutt'intorno sterminati boschi di castagni, querce e, ovviamente, sugheri, da cui il nome della località.
15 Montefioralle
Il borgo di Montefioralle è probabilmente uno dei più antichi del Chianti e ancora oggi è racchiuso nelle mura originali, costituite da una doppia cinta muraria. Durante il Medioevo, era uno dei centri militari e amministrativi più grandi della zona
Ringraziamo Claudio Pisicchio per il Voice-over
Cutigliano (Toscana)
brano musicale: Douce dame jolie estratto dall'album 'Novela' dei Trouvère
Da Wikipedia:
Cutigliano è un comune italiano di 1.580 abitanti della provincia di Pistoia in Toscana. Si affaccia alla porta della storia intorno all'anno mille; risalgono a questo periodo infatti i documenti storici più antichi che sono conservati nell'Archivio di Stato di Pistoia.
Alcune delle costruzioni architettoniche della città risalgono all'epoca del feudalesimo, come nel caso delle varie torri (a Montestuccioli, a Cacioli ed alla Cornia), posizionate nei punti dominanti e strategici. A quell'epoca Cutigliano apparteneva al Comune di Lizzano, il più importante della Montagna Alta, con un governatore separato ed indipendente dalla città di Pistoia. Nessun documento indica con esattezza l'anno in cui Cutigliano si divise dal Comune materno, ma certamente non prima dell'anno 1255, in cui alcuni uomini di Cutigliano vennero eletti, tra gli altri, per amministrare il Comune di Lizzano; si ritiene che la scissione sia avvenuta intorno al 1300.
Cutigliano dovette affrontare dure battaglie per mantenere la propria libertà: fra le più cruente si ricordano quelle avvenute nel periodo intercorso tra gli anni 1320 e 1330 per sconfiggere ed allontanare dal proprio territorio Castruccio di Antelminelli, Capitano Generale di Guerra dei Lucchesi e, successivamente, gli scontri avvenuti con i ribelli della Valdinievole che, rifugiatisi nel castello di Lucchio, insidiavano i popoli della Montagna Alta, e la cui rivolta fu sedata nel 1330 dal Capitano Angiolo Panciatichi.
L'origine del Capitano di Montagna è incerta. Secondo alcuni autori è databile all'anno 1330 con Angiolo Panciatichi; la sua residenza all'inizio fu stabilita a San Marcello e solo successivamente si alternò con gli altri paesi. Secondo il Fioravanti l'origine dei Capitani risale al 1358, dopo la ribellione dei popoli della Montagna Alta, in quanto Pistoia, constatato che il governo, attraverso i Potestà, non dava i risultati voluti, mise un solo ministro, con il titolo appunto di Capitano della Montagna, il quale scelse come residenza Castel di Mura; nel 1361 a Lizzano; e nel 1373, a Cutigliano, con l'obbligo di fare ogni mese il giro dei castelli.
In quell'anno, dopo varie contestazioni, i Pistoiesi, in accordo con alcuni mediatori fiorentini e gli anziani, stabilirono che la carica di Capitano della Montagna doveva essere ricoperta da una persona di parte guelfa fiorentina. Dal 1377 la residenza si alternò ogni quattro mesi tra Cutigliano, San Marcello e Lizzano. Nel 1512, a seguito di un fatto increscioso, Lizzano perse il diritto ad ospitare il Capitano e da allora la residenza si alternò di sei mesi in sei mesi tra Cutigliano e San Marcello.
La chiesa di San Bartolomeo fu teatro nel 1537 di una delle più efferate stragi nella storia delle lotte fra Panciatichi e Cancellieri. A seguito di questo evento fu distrutta da un incendio e ricostruita nella seconda metà del secolo XVI.
Per approfondire la storia di Cutigliano:
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- la fotografia della colonna del Marzocco proviene dal sito:
- la fotografia della chiesa di S. Bartolomeo proviene da:
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- immagine del bosco iniziale e panorama finale sono visibili su Google street view
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Montagnana (Pd), uno dei Borghi più belli d'Italia
Montagnana è un comune di 9.532 abitanti della provincia di Padova.Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale Sulla grande piazza centrale, si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante Palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sta il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata. In via Carrarese, si trova il Municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1532). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di S.Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via S.Benedetto si affaccia la barocca omonima chiesa (in corso di restauro). Subito fuori dell' abitato, a ridosso di Porta Padova, vi è la Villa Pisani, uno dei capolavori del Palladio, che all' interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608). Da segnalare, in via dei Montagnana l'antico Ospedale di S.Maria e, nell'omonima via, la chiesetta di S.Antonio Abate, con tracce di presenza templare.I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla Rocca degli Alberi e dal Castello di San Zeno. Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X sec. d.C. in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dellapparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino da Romano il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate allepoca (ziron). Il mastio del Castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del '300, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri.
Montagnana is a town and comune in the province of Padova, in Veneto (northern Italy). It is bounded by other communes of Saletto, Megliadino San Fidenzio, Casale di Scodosia, Urbana, Bevilacqua, Pojana Maggiore and Noventa Vicentina. As of 2007 the population of Montagnana was 9,355. The famous medieval walls, are one of the best preserved examples of medieval walls in Europe.
Font : Wikipedia
Uguccione della Faggiola e la Battaglia di Montecatini
La battaglia di Montecatini fu combattuta il 29 agosto 1315 tra Uguccione della Faggiola, in quel momento Signore di Pisa e Lucca e una coalizione di forze delle città di Firenze, Siena, Prato, Pistoia, Arezzo, Volterra, San Gimignano, San Miniato, etc. con l'appoggio degli Angioini di Napoli. Contro ogni aspettativa la battaglia fu vinta dall'esercito pisano, guidato da Uguccione della Faggiola.
In memoria dei soldati tedeschi morti nella battaglia fu edificata a Pisa la Chiesa di San Giorgio ai Tedeschi.
Si trattava di uno scontro impari. La Repubblica di Firenze era allora una delle nazioni più ricche e potenti d'Europa, con numerose città alleate e l'appoggio degli Angioini guidati da Filippo I d'Angiò, principe di Taranto e figlio del Re di Napoli, Carlo II d'Angiò. La Repubblica di Pisa, invece, si trovava in declino dopo la sconfitta nella Battaglia della Meloria, mentre Lucca era una città di secondo piano nel primo quarto del XIII secolo e comunque mai troppo entusiasta nell'essere governata dai pisani.
Secondo i cronisti dell'epoca fu proprio la grande sproporzione di forze in campo che indusse soprattutto i fiorentini a sottovalutare la situazione ed a dare per scontato l'esito dello scontro. Firenze ed i suoi alleati non solo non si preoccuparono di motivare e tenere desto lo spirito combattente dei loro uomini, ma sottovalutarono anche l'unico punto di forza dello schieramento pisano, rappresentato da un contingente di 1800 cavalieri mercenari tedeschi. Questi erano scesi in Italia con le truppe imperiali di Enrico VII di Lussemburgo e si trattennero al servizio di Pisa, ben stipendiati ma anche animati da un odio profondo verso Guelfi ed Angioini.
Dei tre capi angioini, Carlo di Acaia morì in combattimento, Pietro detto Tempesta, conte di Gravina, scomparve probabilmente annegato, Filippo di Taranto, febbricitante, non partecipò neppure alla battaglia e si rifugiò al più presto entro le mura di Firenze.
Tra vittime e prigionieri per i quali si dovettero pagare ingenti riscatti, la battaglia si trasformò per Firenze in una vera disfatta. Un cronista dell'epoca Giovanni Villani, racconta che tra le grandi famiglie fiorentine, poche furono quelle che non ebbero a contare lutti al proprio interno in seguito alla battaglia.
Forti e fortificazioni
Per la posizione geografica particolarmente favorevole, l'intera zona tra laghi e montagne fu, nei secoli, avamposto di difesa e le numerose testimonianze di antichi castelli e fortificazioni sono la traccia del ruolo strategico che ebbe nell'antichità e nella storia contemporanea e moderna.
Sul Lago Maggiore di fronte a Cannero Riviera non lontano dalla riva, sorgono due isolotti rocciosi sui quali sono ancora ben visibili le rovine di antiche fortificazioni. Questi Castelli furono costruiti fra il XI ed il XII secolo e sono denominati Malpaga. Verso la fine del XIV secolo vi si stabilirono i fratelli Mazzardi, detti Mazzarditi, originari della sponda svizzera del lago. In quel tempo, a Cannobio, ferveva unaspra contesa tra guelfi e ghibellini. Tra il 1403 e il 1404 i Mazzardi si impossessarono del palazzo Pretorio di Cannobio, invasero Cannero e si impadronirono della Malaga, punto di partenza per le loro incursioni lungo lintero verbano con lo scopo di creare un piccolo stato privato. Spalleggiati da briganti, contrabbandieri e pirati perseguitarono gli abitanti dei paesi della costa con scorrerie e torture. Nel 1412 Filippo Maria Visconti diventò duca di Milano e nel 1414 inviò un esercito di 500 uomini per sconfiggere i Mazzarditi: la Malaga venne rasa al suolo ed i Mazzarditi esiliati. Il feudo cannobiese venne concesso a Vitaliano Borromeo e restò incustodito sino al 1519, quando Lodovico Borromeo fece costruire una rocca, detta Vitaliana, in onore della famiglia padovana capostipite dei Borromeo. Dopo la morte di Lodovico, la rocca fu progressivamente abbandonata a se stessa perché la vicinanza con la riva rendeva difficile la sua difesa. Nel corso dei secoli successivi, i tre isolotti diventarono rifugi di contrabbandieri e furono in seguito utilizzati dai pescatori. Attualmente della fortificazione restano solo le rovine, ma il fascino delle vicende storiche che hanno contraddistinto i Castelli di Cannero resta immutato tanto che rappresentano una tappa irrinunciabile per i turisti che solcano le acque del Lago Maggiore.
In Ossola sorge, in uno dei borghi medioevali più belli d'Italia, quello di Vogogna, il Castello Visconteo, costruito nel XIV secolo da Giovanni Visconti. La caratteristica torre semicircolare e le mura merlate dominano l'intero borgo e la vallata ossolana, a ricordare il ruolo strategico che ebbe questa fortificazione.
Una linea continua di trincee e postazioni fortificate è invece quella che copre un dislivello di 2.000 metri e che si snoda tra l'Ossola e il Verbano. E' la linea Cadorna, fatta costruire dal generale Luigi Cadorna nel corso della prima Guerra Mondiale con lo scopo di difendere il confine nord dell'Italia a ridosso della Svizzera. Comprende un fitto reticolo di strade e mulattiere militari, trincee, postazioni d'artiglieria, luoghi d'avvistamento, ospedaletti e strutture logistiche. In realtà la linea Cadorna non fu mai utilizzata in guerra per via del mutare delle strategie difensive, e oggi queste fortificazioni rappresentano un patrimonio di sentieri per l'escursionismo.
ANTICA CITTA' MURATA DI MONTAGNANA
CINTA MURARIA
Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del Trecento, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri, che dominava la vicina Legnago. Lo spazio urbano intra moenia fu in quell'occasione ampliato, e la nuova cinta fu costruita con strati sovrapposti di mattoni e di pietre (trachite trasportata per via d'acqua dai vicini colli Euganei). La città fortificata è racchiusa in un quadrilatero irregolare delle dimensioni di circa metri 600 x 300 con un'area di 24 ettari e un perimetro di circa due chilometri. Le mura, coronate da merli di tipo guelfo, sono alte dai 6,5 agli 8 metri, con uno spessore di 96-100 centimetri. Tra un merlo e l'altro, delle ventole in legno servivano a riparare i difensori. Le torri perimetrali, in totale 24, distanziate di circa 60 metri, sono alte fra i 17 ed i 19 metri. Il vallo esterno varia dai 30 ai 40 metri.
Nelle torri, a più piani e coperte da un tetto spiovente defilato sotto la piazzola munita di macchina da lancio, stavano altri magazzini e gli alloggiamenti per i militi posti a guarnigione della fortezza nei momenti di emergenza bellica.
Attorno alla cinta muraria correva un ampio fossato (l'attuale pittoresco e verde vallo) allagato con l'acqua del fiume Frassine (confine verso il Vicentino) derivata per mezzo di un canale ad argini sopraelevati (il Fiumicello) avente funzione di vallo difensivo di saldatura lungo il quale, dalla parte padovana, stava un serraglio sopraelevato per la concentrazione delle truppe. Tutto attorno alla zona montagnanese erano paludi intransitabili o plaghe inondabili in caso di guerra, così che la città murata costituiva la chiave della frontiera padovana verso ovest. La struttura militare era per di più attorniata da quattro fortificazioni avanzate perimetrali (le bastie), ora scomparse, e le due rocche poste a difesa delle due porte erano circondate da fossato pure dalla parte di città. La fortezza, ai suoi tempi, era imprendibile e, di fatto, fino all'avvento delle grosse bocche da fuoco (XVI secolo), non fu mai espugnata militarmente.
L'accesso alla città era controllato dalle porte fortificate del castello di San Zeno (ad est, verso Padova) e della Rocca degli Alberi (ad ovest, verso il veronese). Solo più tardi, nel '500, fu aperta a nord una terza porta (porta Nova o di Vicenza) per agevolare le comunicazioni con il porto fluviale del Frassine. Alla fine dell'Ottocento un quarto varco fu praticato verso sud, per accesso alla stazione ferroviaria (porta XX Settembre).
Le mura medievali di Montagnana sono state inserite tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.
Rocca degli Alberi
La Rocca degli Alberi, che si alza imponente e pittoresca sul vallo dalla parte occidentale, fu costruita dai Carraresi nel biennio 1360-62 con funzione esclusivamente militare. L’ingresso fortificato era costituito da un complesso sistema difensivo: lungo l'androne di transito, dominato da due torri, stavano quattro porte a battenti, due saracinesche e quattro ponti levatoi a bilanciere. Sistema simile era a castel San Zeno.
Il mastio
Il mastio è una torre imponente di circa 40 metri d'altezza che doveva costituire un punto privilegiato per l'avvistamento e la difesa della città. Venne costruito nel 1242 dal tiranno che, dopo aver conquistato e dato alle fiamme la città, decise di dotarla di nuove strutture difensive. Originariamente doveva essere più basso e coperto da un tetto di legno sormontato da una guardiola: da qui i soldati montagnanesi potevano avvistare i nemici che venivano da Padova o da Venezia.
Castello di San Zeno
Il castello di San Zeno (il cui toponimo derivante dalla vicina chiesa di San Zeno, richiama una fase di espansione della diocesi veronese) sorge nel luogo di un insediamento alto-medioevale che fu residenza degli eredi di Ugo il Grande di Toscana divenuti in seguito i marchesi d'Este. L'odierna costruzione (salvo l'ala veneziana e le sovrastrutture austriache) risale per buona parte al XIII secolo, quando Ezzelino, dopo averla data alle fiamme nel 1242, volle meglio fortificare Montagnana. L'edificio ha pianta rettangolare (metri 46 x 26) con un ampio cortile interno. Fino agli inizi del XIX secolo, il castello era circondato da un fossato che lo isolava anche dal lato di città. La struttura era completata da torri (di cui ne restano due) e dal vicino mastio (alto circa 40 metri). Inizialmente, il ponte levatoio che varcava il vallo consentendo l'accesso alla città, immetteva probabilmente nel cortile interno del castello. Si ipotizza che il passaggio sia stato poi spostato sul lato sud del castello stesso, protetto sia da questo che dall'alto mastio.
Esplorando le rovine del castello di vesime
L’imponente struttura fortificata risale al XII secolo, venne rimaneggiata ed ingentilita durante il rinascimento ma purtroppo demolita dagli Spagnoli. Attualmente restano solo alcuni ruderi del perimetro, con alte mura e tracce di camminamenti collegati alla torre poligonale e segni di intonaco dai quali si innestavano ambienti, che un tempo ospitavano ampie camere, alcune riscaldate da camini e cucine. Indagini e testi ci riconducono all’esistenza, nel sottosuolo, di ampie cantine e sotterranei. L’accesso ad un’aia interna al ricetto era possibile attraverso quattro porte ed un ponte levatoio. Il torrione, ben visibile e recentemente restaurato, faceva parte del sistema difensivo esterno collegato al borgo.
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La rocca di Villa Basilica (Lucca)
Il paese ed i suoi territori sono sempre stati oggetto di dispute tra i vari Imperatori ed i Vescovi, che per più di un secolo si contesero il potere sui territori della circoscrizione. Lo stesso Imperatore, allora Federico Barbarossa, nel 1185, particolarmente irritato nei confronti del Vescovo, restaurò il potere dei nobili rurali e gli tolse il territorio di Villa Basilica che possedeva dal 1164.
Verso la fine del 1200 fu signore del luogo un certo Guido di Villa che ebbe in custodia e difesa tutta la catena centrale degli Appennini, costruendo a tale scopo diverse fortificazioni tra cui anche la fortezza della Rocca di Villa, con le sue mura castellane di cinta.
La Rocca, con le sue mura possenti, ha protetto il paese dagli attacchi nemici per secoli. Essa era formata da una struttura centrale di forma romboidale e da due torrette che venivano utilizzate per l'avvistamento degli eserciti nemici.
Fonte: comunevillabasilica.it
La Rocca è state restaurata e recuperata qualche anno fa.
Chiaramente l'aspetto attuale non è quello originario, che è stato modificato nel corso dei secoli a causa delle vicende belliche che lo hanno interessato.
Torre di Fontanedo 4K (Colico) - Italian Alps by Drone pt. 2 Dji Mavic Pro Footage
Sembra che la torre di Fontanedo venne edificata per volere di Bernabò Visconti nel 1357, sulla linea difensiva dell'Alto Lago, ma forse fu solo potenziata una struttura già esistente. Si trova a circa 700 metri più a valle del paese di Fontanedo, su un punto dominante dello sperone che scende dal versante nord del Monte Legnone. Fu costruita per proteggere il territorio dalle incursioni e salvaguardare l'importante via di comunicazione della “Scalottola”, ora nota come “Sentiero del Viandante”, che passa alla base dello sperone, in località Robustello. La strada portava da Lecco, per la Valsassina, in Valtellina e rappresentava la variante a lago della Via del Bitto, che invece valicava la montagna arrivando direttamente a Morbegno attraverso la Val Biandino e la Bocchetta di Trona. Si legge in un documento: “(I Milanesi) furono sforzati fortificare in Colico il Monteggio (Montecchio Nord, dove esistono ancora le due torrette medievali) ed il passo di Fontanedo con torri ed altre fortezze”.
La Torre mantenne la sua importanza strategica anche nei secoli successivi, quando venne ampliata e inglobata al sistema difensivo del Forte di Fuentes, divenendone l'opera accessoria più elevata: la tipologia delle murature ne confema la datazione secentesca. Ragguardevole doveva essere la guarnigione che presidiava la fortificazione in epoca spagnola, a giudicare dalle dimensioni dei fabbricati per l'alloggiamento delle truppe, dai magazzini e dalle stalle.
La Torre ha una pianta pressochè quadrata di 7.5 metri per lato e presenta una tipica struttura degli edifici difensivi medievali (es. Torri di Mello, Chiuro, Teglio), realizzata con grossi conci di pietra, è priva di aperture a pian terreno per impedire l'ingresso agli assalitori. Lungo le possenti mura si trovano numerose ferritoie difensive. La porta vera e propria si trovava al primo piano ed era raggiungibile solo grazie ad una scala di legno che poteva essere ritirata all'occorrenza. La struttura interna dell'edificio era pure in legno: rimane visibile lungo il perimetro interno dei muri la mensola su cui si appoggiava l'impiantito.
Il borgo fortificato era collegato all'abitato di Fontanedo e a Colico da una rete di mulattiere. Borgo e strade sono ancora discretamente conservati, e costituiscono con la Torre un insieme di grande suggestione. Dalla Santella, ancora visibile vicino alla Torre, è stato staccato un affresco raffigurante la Madonna col Bambino, probabilmente del sec. XV; ora è conservato nella chiesa di Curcio, Parrocchia cui appartiene la Torre.
Dal pianoro antistante è possibile ammirare un vasto panorama sulla piana di Colico e tutto l’alto lago che ripaga ampiamente della salita.
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Padova 2018 - mercoledi 26 settembre: Montagnana
Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale e, parte, durante la ripresa economica del XIX secolo.
Sulla piazza centrale si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. All'interno sono esposte la Trasfigurazione di Paolo Veronese, tre tavole di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (XVI secolo), una grande tela votiva di notevole valore documentale riproducente la battaglia di Lepanto (1571). Le pareti sono ornate di raffinate decorazioni e di affreschi, tra i quali, notevolissimi, quello del catino absidale del Buonconsiglio, e, ai lati dell'ingresso, la Giuditta e il David, recentemente attribuiti al Giorgione.
Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sorge il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata.
In via Carrarese si trova il municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1538). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di San Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via San Benedetto si affaccia l'omonima chiesa barocca. Subito fuori dell'abitato, a ridosso di porta Padova, vi è villa Pisani, uno dei capolavori di Palladio, che all'interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608).
Da segnalare, in via dei Montagnana, l'antico ospedale di Santa Maria con un affresco di Giovanni Buonconsiglio e, nell'omonima via, la chiesetta di Sant'Antonio Abate, con tracce di presenza templare.
I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla rocca degli Alberi e dal castello di San Zeno.
Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X secolo in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dell'apparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino III da Romano detto il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate all'epoca (ziron). Il mastio del castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.
Verona, porta Catena o Porta Fura (riprese aeree con drone)
La Porta Fura, dal tedesco führen, condurre è tra le porte esterne alla città la più antica. infatti risale al periodo comunale e scaligero della città. Risale al secolo XII, rimaneggiata nel XVI nel periodo veneziano e nel XIX secolo dagli austriaci. Presenta un arco a tutto sesto in tufo ed è circondata da una muratura in ciotoli. Si trovano poi cortili interni e una torre.
Purtroppo la Porta Fura è un esempio di abbandono e degrado imperante nelle zone circostanti il complesso delle mura fortificate che attorniano la città di Verona che sono un vero e proprio patrimonio artistico oltre che storico culturale.
La cinta magistrale cinge la città in nove chilometri di percorsi, con annessi forti austriaci, e comprende quasi duemila anni di storia, con stratificazioni che vanno dall'epoca romana alla Scaligera, dalla Veneziana all'Asburgica. Per questo motivo la cinta magistrale è stata dichiarata patrimonio Unesco nel 2000, in quanto una delle opere di fortificazione meglio conservate in Europa.
Il bene si compone di bastioni, porte monumentali e gallerie sotterranee, in una moltitudine di spazi in mezzo al verde.
La Repubblica di Pisa e il Romanico Pisano
Il romanico pisano è lo stile architettonico romanico che si sviluppò a Pisa e che fu esportato in una vasta area di influenza al tempo in cui era una potente Repubblica Marinara, dalla seconda metà dell'XI alla prima del XIII secolo.
La cultura del romanico pisano si formò nei cantieri di Piazza del Duomo e da lì si irradiò ad altri progetti cittadini, ai territori controllati dalla Repubblica di Pisa (Corsica e Sardegna comprese) ed alla Toscana, soprattutto la fascia settentrionale da Lucca fino a Pistoia.
La Primaziale di Pisa rappresenta una delle più mirabili realizzazioni medioevali d'Europa: si tratta di una costruzione straordinaria per le dimensioni e per il candore delle sue superfici marmoree, esaltate dallo spazio erboso circostante dove sorgono anche il Battistero, il campanile e il Campo Santo.
Tra queste, la prima realizzazione fu il Duomo, la più grande chiesa romanica della Toscana; iniziato nel 1063-1064 da Buscheto e proseguito da Rainaldo, venne consacrato nel 1118.
All'esterno l'apparato decorativo è sostanzialmente uniforme ed è costituito da una serie di archi ciechi su più piani dove si alternano elementi romboidali incassati, tipici del romanico pisano e derivati da modelli islamici nord-africani (per esempio da Tunisia o Egitto); nell'abside e nella facciata invece gli archi acquistano profondità, formando delle gallerie schermate da esili colonne.
L'interno, schiacciato da un soffitto a cassettoni cinquecentesco che sostituisce l'originale teoria di capriate a vista, è caratterizzato da un susseguirsi di colonne sulle quali sono impostati i matronei, che si affacciano sulla navata centrale per mezzo di bifore.
Come a Venezia, l'architettura pisana venne quindi influenzata da quella costantinopolitana e bizantina in generale, per via delle fiorenti rotte commerciali di Pisa, che favorivano gli scambi culturali con altre aree del Mediterraneo.
In un primo momento infatti il Duomo era assimilabile ad una croce greca (si vede ancora nel corpo esterno della navata laterale pietre di diverso colore in corrispondenza dell'aggiunta della metà del XII secolo) ed altri elementi bizantini sono i matronei e la cupola con coronamento a bulbo, posta alla maniera lombarda all'incrocio dei bracci.
Più ancora che a Venezia gli elementi orientali vennero reinterpretati secondo il gusto occidentale, pervenendo a forme artistiche di notevole originalità.
Lo schema decorativo della cattedrale venne ripetuto sia nel campanile (la celeberrima Torre pendente, iniziata nel 1173), sia nel Battistero (iniziato nel 1153), almeno per quello che riguarda il primo anello, essendo stato ultimato in epoca più tarda (nel corso del XIV secolo), mutando il disegno originario, attribuito al Diotisalvi, con elementi di tradizione gotica.
Un'altra caratteristica tipica del romanico pisano è l'uso della bicromia alternando fasce di marmo bianco a fasce di pietre più scure, derivata da modelli della Spagna musulmana: nel duomo di Pisa il contrasto col grigio chiaro del verrucano è molto lieve, mentre in altre zone venne impiegato lo scuro marmo verde serpentino (a Pistoia) o altre tipologie petrografiche (in Sardegna e in Corsica) ottenendo un vibrante ricamo architettonico.
Roccalbegna (Grosseto, Toscana)
Roccalbegna (GR) è un piccolo paesino molto caratteristico con qualcosa di magico che si trova nell'alta valle dell'Albegna, ai piedi delle ultime propagini del complesso del monte Amiata. La sua posizione è alquanto singolare trovandosi su un pianoro situato tra due rupi a strapiombo sfruttate nei secoli a scopi difensivi.
Il paese è di origini medievali: lo si ritrova in un privilegio dell'imperatore Ottone IV in favore dell'abbazia del Monte Amiata stipulato nel 1210. Nel secolo XIII fu un possedimento della famiglia Aldobrandeschi che dominava sulla gran parte dei castelli di queste terre. Nei primi decenni del XIII secolo il castello era però sotto la signoria di una famiglia locale, quella di Ranieri di Ugolino di Roccalbegna, i cui discendenti, tra il 1293 e il 1296, furono costretti a cedere i loro diritti al comune di Siena. Il senesi ampliarono le fortificazioni e dotarono il borgo di una cinta muraria a filaretto dotata di torri rompitratta. Durante il dominio senese Roccalbegna subì assalti e incursioni da parte degli Aldobrandeschi, come nel 1331, quando le masnade del conte Andrea di Santa Fiora saccheggiarono l'abitato. Il paese rimase nonostante il periodo travagliato rimase sotto l'influenza della repubblica senese fino alla metà del Cinquecento quando quest'ultima capitolò a Firenze. Fu cosimo I dei Medici a cedere Roccalbegna in feudo al cardinale Antonio Sforza e ai discendenti della famiglia Sforza-Cesarini di Santa Fiora. Nel 1646, dopo essere tornata in possedimento granducale, passò alla famiglia senese dei Bichi-Ruspoli, rimanendo sotto il loro controllo fino al tardo Settecento quando divenne un comune del Granducato di Toscana.
Nel paese meritano una visita la Chiesa dei Santi Pietro e Paolo, edificata in epoca medievale, che conserva al suo interno pregevoli opere d'arte di vari periodi. Unico e insolita è la posizione dell'architrave del portale fortemente inclinata a destra a causa di uno sprofondamento del terreno. Nelle vicinanze si trova l'Oratorio del Santissimo Crocifisso con bel campanile a vela che oggio ospita il Museo di Roccalbegna. A sud è ancora ben conservata la porta della maremma e subito fuori di essa si trova la quattrocentesca Chiesa della Madonna del Soccorso.
Il paese conserva anche alcuni edifici civili tra cui il Palazzo Bichi-Ruspoli che si presenta in bugnato e i resti murari del sistema difensivo di cui sono ancora visibili una porta, tratti di mura e alcune torri. Ma la caratteristica peculiare di Roccalbegna sono i due spuntoni di roccia che lo sovrastano. Sul più elevato, detto comunemente dagli abitanti il sasso si trova un cassero usato essenzialmente come punto di vedetta, probabilmente costruito agli inizi del XIII secolo dai conti Aldobrandeschi. La posizione a nido d'aquila conferisce fascino a questo fortilizio che dal punto di vista militare rivestì scarsa importanza. Il sasso nei secoli ha destato preoccupazione neeli abitanti del paese a causa di problemi di stabilità e distacchi di roccia che per la posizione piombavano sulle case sottostanti. Un detto popolare infatti recita: se il Sasso scrocca addio la Rocca
All'inizio del XV secolo, a causa della perdita della sua importanza strategica, la fortificazione, allora di proprietà dello Stato senese, fu lasciato in abbandono. Sull'altro spuntone roccioso sorgeva un cassero costruito dai senesi di cui oggi sono visitabili i resti oggi adibito a giardino pubblico.(Fonte info fotoscana)
Soncino, Borgo Medievale
Il Borgo Medievale di Soncino è un museo a cielo aperto che sorge lungo le rive del fiume Oglio, nella sede del relativo parco. Entrarvi, attraverso le quattro porte, vuol dire viaggiare nel tempo e nello spazio, abbandonare la città del XXI secolo per trovare un momento di serenità tra portici, palazzi, bellissime Chiese, botteghe, Musei e una Rocca che ti guarda dall'alto della sua mole imponente.
La Rocca Costituisce il punto focale della visita. E' una Rocca fortificata nella quale si possono riscoprire le abitudini di vita e le battaglie degli uomini d'arme, una fortificazione Sforzesca del XV secolo davvero palpitante e parlante. La si può ammirare in film quali: La freccia nera, Il mestiere delle armi e Lady Hawk
Soncino è un Borgo che si può definire della memoria: un'enciclopedia senza fine, un bene dell'umanità, un'avventura in cui scopriano noi stessi. Soncino, non è solo un Borgo perfettamente conservato, a misura d'uomo, ma soprattutto un'esperienza.
Porzione di terratetto con giardino e vista panoramica in Vendita a Manciano (GR)
Bellissimo appartamento di circa 130 mq in stile rustico Toscano mantenuto in ottime condizioni sito nel bel mezzo del centro storico del borgo di Montemerano in comune di Manciano provincia di Grosseto, inserito nel 2014 nell'elenco dei Borghi più belli d'Italia, per le sue ridotte dimensioni il centro storico è percorribile a piedi con una passeggiata di un paio dore, dentro la triplice cerchia delle mura medievali il borgo è intatto. La cerchia più antica racchiude la parte più alta del paese, ancora oggi chiamata il castello; la seconda, fortificata dai Senesi con tre torrioni circolari ai primi del Quattrocento, protegge il quartiere sorto nel Duecento sotto la rocca aldobrandesca; la terza è unaddizione che completa lassetto difensivo e urbanistico unendo al borgo la chiesa di San Giorgio e il nuovo quartiere che nella prima metà del Quattrocento sorge alle sue spalle. Ogni anno nel paese si registra un costante incremento delle presenze di visitatori da tutto il mondo che rimangono estasiati dalla bellezza di questo piccolo Paradiso.Il fabbricato ha le caratteristiche tipiche di questi luoghi con muri in pietra mista a faccia vista, e allinterno solai con travi travicelli e mezzane, è disposto al piano primo di un antico fabbricato ed è caratterizzato da due ingressi indipendenti posti in due vicoli tra loro paralleli che potrebbero favorire anche lutilizzo e/o la suddivisione dellintera superficie in due unità abitative.Allinterno è composto da ingresso, cucina abitabile, camera, saletta, studio, soggiorno con camino, ampio soggiorno con camino con accesso diretto verso lesterno, camera padronale con piccolo servizio ad uso esclusivo.La proprietà sorge sulle mura del borgo e gode da diversi punti di una vista panoramica mozzafiato, inoltre ha una terrazza di circa 18 mq dalla quale si può godere di una bellissima vista sulla campagna circostante, al piano terra troviamo dei locali ad uso cantina di circa 50 mq dai quali si può raggiungere una corte privata di circa 100 mq utilizzata come giardino, assai rara in centro storico.La proprietà ha a disposizione anche un garage di circa 25 mq nel centro del paese dove è possibile parcheggiare lauto anche questa lo caratterizza rispetto ad altri dato che è lunico nel paese.Il paese di Montemerano è servito dalla strada provinciale 159 Scansanese, che collega la città di Grosseto con Scansano e Manciano nell'entroterra, e che costituiva un tratto della ex strada statale 322 delle Collacchie, terminando a Follonica. La proprietà sorge al centro di un territorio di indubbio interesse turistico e storico che promette di soddisfare le esigenze di ogni visitatore.A pochi chilometri si trovano le rinomate Terme di Saturnia SPA e Golf Club Resort, i centri etruschi di Sovana, Sorano e Pitigliano, il Monte Amiata con le sue piste da sci e i suoi sentieri naturalistici, il lago di Bolsena, lo stupendo promontorio dellArgentario, lisola del Giglio e ...
Lucca dall'alto 1
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Palazzo Pfanner - Appartamento Principe Federico
Affitto appartamento in dimora storica nel centro di Lucca all'interno delle cinquecentesche mura urbane, composto da un'ampia camera da letto con veduta sul settecentesco giardino del palazzo, da sala soggiorno, bagno e cucina. L'ingresso dell'appartamento è all'interno di Palazzo Pfanner. Per chi soggiorna l'accesso alla Residenza e al Giardino del Palazzo sono gratuiti.
Per maggiori informazioni visitare palazzopfanner.it