Ravenna Santa Eufemia
Ravenna Santa Eufemia
L'esterno, in stile paleocristiano, si presenta in mattoni ed arenaria a vista e presenta rimaneggiamenti risalenti ai secoli XVII e XIX, in parte rimossi coi restauri eseguiti a metà novecento.
La facciata, rivolta sulla Piazza del Patriarcato, è ripartita a salienti e lesene e aperta da tre ampi finestroni, al disotto dei quali si intravvedono le tracce dell'antico nartece, oggi scomparso. Ad essa è addossato sul lato destro il campanile, a cuspide, d'aspetto veneziano.
L'interno, ampio e luminoso, è diviso in tre navate, delimitate da colonne in marmi policromi, in parte di epoca romana, così come i capitelli, sorreggenti gli archi. Sulla parte alta e lungo le pareti perimetrali, si aprono numerosi ed ampi finestroni, che illuminano l'ambiente ed il sovrastante tetto a capriate.
Notevole è la decorazione musiva interna, in particolare per quanto riguarda il grande mosaico pavimentale, risalente alla fine del VI secolo. Sul lato sinistro della navata centrale si erge poi un alto ambone esagonale, con decorazioni scultoree del XIII secolo.
Nel presbiterio, decorato in alto da affreschi quattrocenteschi, trova posto la pala d'oro in argento sbalzato e cesellato, donato alla basilica nel 1372 dal nobile veneziano Donato Mazzalorsa. Ripartito in tre registri, entro cornici polilobate, raffigura: in quello superiore l'Annunciazione, il Cristo e i simboli degli Evangelisti, in quello inferiore una serie di archetti con figure di Santi e, nel registro centrale, Cristo in trono e San Marco che celebra messa.
La basilica ospita la statua della Madonna degli Angeli che, in occasione della festa del Perdon di Barbana (prima domenica di luglio), viene portata in processione in laguna fino al santuario di Barbana.
Connesso al complesso basilicale è il battistero ottagonale con ampia vasca marmorea a immersione.
testo da Wikipedia
Ravenna Domus dei Tappeti di Pietra
Ravenna Domus dei Tappeti di Pietra
Testo da Wikipedia:
La Domus dei tappeti di pietra è un sito archeologico della città di Ravenna, collocato nei pressi della Chiesa di Sant'Eufemia, a circa tre metri sotto il livello stradale.
Il sito fu scoperto nel 1993 durante la costruzione di alcune autorimesse sotterranee in via D'Azeglio 47. Vennero alla luce una serie di edifici sovrapposti, databili dall'età romana repubblicana (III-II secolo a.C.) al periodo bizantino. In particolare, fu scoperto un palazzo signorile bizantino (inizio del VI secolo), articolato il quattordici stanze e tre cortili, interamente decorato con meravigliosi mosaici e intarsi marmorei.
Le quattordici pavimentazioni musive sono decorate con elementi geometrici, vegetali e figurativi, per una superficie complessiva di 700 m². Fra i maggiori si ricordano il cosiddetto Buon Pastore, differente dalla classica iconografia cristiana, e la Danza dei Geni delle stagioni, rarissimo caso di geni danzanti in cerchio.
Il monumento è stato inaugurato il 30 ottobre 2002 dall'allora Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, in occasione delle celebrazioni per i 1600 anni di Ravenna Capitale dell'Impero Romano d'Occidente. Ha ottenuto anche il Premio Bell'Italia nel 2004.
Milano BASILICA DI SANTA EUFEMIA - Madonna con Bambino e Santi, di Marco d'Oggiono
La basilica di Sant'Eufemia è un luogo di culto cattolico del centro storico di Milano situato nell'omonima piazza, lungo corso Italia.
Storia.
La basilica di Sant'Eufemia venne probabilmente fondata verso il 472 dal vescovo san Senatore (di cui si conservano le spoglie proprio nella chiesa), il quale, come prete al seguito del vescovo sant'Abbondio, partecipò in precedenza al concilio di Calcedonia e da lì riportò a Milano una reliquia della santa a cui la basilica è dedicata.
La chiesa venne quindi ricostruita nel XV secolo e poi rimaneggiata nei secoli successivi grazie anche all'intervento di importanti mecenati. Qui nel 1564 venne battezzato Federigo Borromeo, nipote di san Carlo e futuro arcivescovo di Milano.
Nel 1870 l'architetto Enrico Terzaghi creò l'attuale alta aula centrale eliminando tre campate. Per motivi statici la chiesa venne anche allungata di una campata e quindi rifatta la facciata.
Architettura.
La basilica di Sant'Eufemia sorge nell'omonima piazza del centro storico di Milano, lungo corso Italia, di fianco all'ex chiesa di San Paolo Converso.
L'edificio, esternamente in architettura neoromanica, presenta una facciata a salienti, preceduta da un piccolo portico di tre arcate a tutto sesto su colonne marmoree; le pareti interne e la volta di quest'ultimo presentano una ricca decorazione musiva che richiama quella del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. In corrispondenza di ciascuna delle due navate laterali si aprono un rosone ed un portale leggermente strombato con lunetta. Al centro della facciata, si apre un terzo rosone, più grande rispetto agli altri, circondato dai bassorilievi con i simboli dei quattro evangelisti.
L'interno della chiesa, in stile neogotico, è composto da tre sezioni distinte: l'avancorpo ottocentesco, la navata e l'abside. Sia le pareti, sia le volte sono riccamente decorate con affreschi policromi.
L'avancorpo, di due campate, è diviso in tre navate coperte con volta a crociera. Sulla sinistra, si trova il battistero, con fonte battesimale marmoreo. La navata, larga quanto tutto l'avancorpo e più alta, è costituita da due campate con volta a crociera e presenta una serie di quattro cappelle laterali sul fianco destro. Sulle pareti laterali si aprono delle alte monofore a sesto acuto. L'abside semicircolare, preceduta da un coro a pianta quadrangolare, ospita l'altare maggiore in marmi policromi, la cui mensa, dopo il Concilio Vaticano II, è stata staccata dall'alzata e collocata più avanti.
Tra le opere scultoree va menzionata la Tomba Brasca realizzata dallo scultore Cristoforo Solari detto il Gobbo. Degne di nota anche le opere pittoriche lo Sposalizio di Santa Caterina olio su tela di scuola leonardesca, attribuito da alcuni alla mano di Marco d'Oggiono nella prima cappella a sinistra della navata. Ora la chiesa conserva anche la tela con la Pentecoste di Simone Peterzano traslocata qui dalla vicina chiesa di San Paolo Converso. Nella terza cappella si trova una tela raffigurantela Madonna con Bambino e Santi, di Marco d'Oggiono; la tela con la Madonna del Santo Rosario è opera di Augusto Lozzia.
Organo a canne.
Sulla cantoria in controfacciata, si trova l'organo a canne, costruito da Natale Balbiani nel 1909.
Lo strumento, a trasmissione pneumatico-tubolare, ha due tastiere di 58 note ciascuna ed una pedaliera concava di 27. La mostra è racchiusa entro l'elegante cassa neogotica in tre campi, ciascuno dei quali è composto da una cuspide di canne di Principale (19 canne quella centrale, 11 quelle laterali).
RAVENNA: Sicurezza a rischio, S. Maria in Porto chiede aiuto | VIDEO
“La chiesa cade a pezzi” commenta il parroco della basilica ravennate. Infatti non sono solo i pinnacoli a rischio a Santa Maria in Porto a Ravenna: ma se di quest’ ultimi si occuperanno i vigili del fuoco, rimuovendo una parte, il resto della chiesa – in cui è custodita la preziosa Madonna Greca del XII secolo – presenta crepe e infiltrazioni. Un appello ai cittadini per raccogliere soldi a favore dei restauri della chiesa.
Ravenna - Basilica di S.Giovanni Evangelista
Molto bello
Ravenna San Giovanni Evangelista
Ravenna San Giovanni Evangelista
La chiesa di San Giovanni Evangelista a Ravenna, detta anche dei Santi Nicandro e Marciano (martiri nel 303 d.C. a Venafro), è la chiesa più antica della città, situata nei pressi della stazione ferroviaria.
L'interno della chiesa è a pianta basilicale, con tre navate, terminanti con abside (navata centrale), diaconicon (navata di sinistra) e prothesis (navata di destra). La copertura delle navate, coperte con capriate lignee a vista, sono divise da due file di dodici colonne ciascuna; le colonne presentato, oltre al capitello, anche un alto pulvino, di derivazione bizantina e tipico delle chiese paleocristiane ravennati.
Lungo le due navate laterali, gemelle, si trovano dei frammenti musivi con vari soggetti (geometrici nella navata destra, animali in quella sinistra). A metà della navata di sinistra, si apre una cappella gotica, del XIV secolo, a pianta quadrata e coperta con volta a crociera. Presenta, sul soffitto, dei frammenti di affresco raffiguranti santi, dottori della Chiesa ed evangelisti. Sull'altare della cappella, un affresco raffigurante la Maddalena che tende le braccia alla Croce, alquanto deteriorato.
In fondo alla navata centrale, vi è l'abside, esternamente endecagonale ed, internamente, semicircolare, con copertura a capriate e sette monofore intervallate da colonne marmoree. Al centro, ospita l'altare maggiore a cassa, costituito da elementi di varia epoca, tra cui alcuni del V secolo. Sulla parete di fondo, invece, la cattedra, costruita nel 1267 dall'arcivescovo di Ravenna Filippo Fontana. Ai lati dell'abside vi sono il diaconicon, alla sinistra, e la prothesis, a destra, entrambi a pianta quadrata e coperti con travi a vista. La prothesis ospita un altare a cippo del V-VI secolo ed un affresco .
testo da Wikipedia
Basilica di Sant 'Eufemia Milano
La basilica di Sant'Eufemia venne probabilmente fondata verso il 472 dal vescovo san Senatore (di cui si conservano le spoglie proprio nella chiesa), il quale, come prete al seguito del vescovo sant'Abbondio, partecipò in precedenza al concilio di Calcedonia e da lì riportò a Milano una reliquia della santa a cui la basilica è dedicata.
La chiesa venne quindi ricostruita nel XV secolo e poi rimaneggiata nei secoli successivi grazie anche all'intervento di importanti mecenati. Qui nel 1564 venne battezzato Federigo Borromeo, nipote di san Carlo e futuro arcivescovo di Milano.
Nel 1870 l'architetto Enrico Terzaghi creò l'attuale alta aula centrale eliminando tre campate. Per motivi statici la chiesa venne anche allungata di una campata e quindi rifatta la facciata.
La basilica di Sant'Eufemia sorge nell'omonima piazza del centro storico di Milano, lungo corso Italia, di fianco all'ex chiesa di San Paolo Converso.
L'edificio, esternamente in architettura neoromanica, presenta una facciata a salienti, preceduta da un piccolo portico di tre arcate a tutto sesto su colonne marmoree; le pareti interne e la volta di quest'ultimo presentano una ricca decorazione musiva che richiama quella del mausoleo di Galla Placidia a Ravenna. In corrispondenza di ciascuna delle due navate laterali si aprono un rosone ed un portale leggermente strombato con lunetta. Al centro della facciata, si apre un terzo rosone, più grande rispetto agli altri, circondato dai bassorilievi con i simboli dei quattro evangelisti.
L'interno della chiesa, in stile neogotico, è composto da tre sezioni distinte: l'avancorpo ottocentesco, la navata e l'abside. Sia le pareti, sia le volte sono riccamente decorate con affreschi policromi.
DOMUS DEI TAPPETI DI PIETRA
Ravenna 2017
La Domus dei Tappeti di Pietra è uno dei più importanti siti archeologici italiani scoperti negli ultimi decenni. Inaugurata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi nell’ottobre del 2002, è stata insignita del Premio Bell’Italia 2004 e del Premio Francovich 2017.
Collocata all’interno della settecentesca Chiesa di Santa Eufemia, in un vasto ambiente sotterraneo situato a circa 3 metri sotto il livello stradale, è costituita da 14 ambienti pavimentati con mosaici policromi e marmi appartenenti ad un edificio privato bizantino del V-VI secolo.
Di particolare interesse e bellezza i mosaici decorati con elementi geometrici, floreali e figurativi ritenuti unici, come nel caso della “Danza dei Geni delle Quattro Stagioni”, rarissima rappresentazione che mostra i Geni danzare in cerchio o come per la figura del “Buon Pastore”, ritratto in una versione differente dall’usuale rappresentazione cristiana.
The Domus of the Stone Carpets (Domus Dei Tappeti di Pietra) is one of the most important archaeological discoveries of the last decades in Italy.
It was brought to light between 1993 and 1994 when the Superintendence for Archaeological Heritage of Emilia Romagna found a complex of buildings in via D'Azeglio dating back from the Roman Republic through the Byzantine time. A particularly interesting find was a small palace, where archaeologists identified fourteen rooms and three courtyards.
The floor surface of every room was covered with marble tarsia or mosaics showing refined patterns and figures made of polychrome tesserae. After being restored, the 'carpets' of stone were placed back to their original collocation in an underground room that can be entered from the Church of Sant’Eufemia.
The 18th-century church of Sant'Eufemia and the close 15th-century Oratorio Dei Cento Preti were included in the creation of the museum and connected to the archaeological site.
Battistero Neoniano, Ravenna, Emilia Romagna, Italy, OSMO+
Il Battistero Neoniano, detto anche degli Ortodossi, è un battistero presente a Ravenna risalente al V secolo e prende il nome dal vescovo Neone che ne ha fatto proseguire la costruzione dopo il suo predecessore Orso. L'appellativo degli ortodossi va invece inteso secondo il significato dell'epoca, che intendeva i cristiani della retta dottrina in contrapposizione all'eresia ariana.
Con il passaggio della sede vescovile da Classe a Ravenna alla fine del IV secolo, venne iniziata una nuova cattedrale, la Cattedrale Ursiana (dal nome del vescovo Orso Ursus), della quale sopravvivono pochi resti inglobati nell'attuale duomo di Ravenna e nell'attiguo Museo arcivescovile. Il Battistero venne avviato nei primissimi anni del V secolo dallo stesso vescovo Orso e terminato verso il 450 circa. Neone, nel 458 circa, intervenne con importanti opere strutturali, in particolare con la costruzione della cupola (alleggerita da tubi fittili) in sostituzione del soffitto originariamente piano, cupola che venne decorata con ricchi mosaici ancora oggi visibili.
Una vecchia tradizione, priva di fondamento storico, vuole che l'edificio fosse costruito sopra il calidarium delle antiche terme romane.
Per via della subsidenza tipica di Ravenna il monumento oggi è interrato di circa 2 metri; in pianta presenta la forma ottagonale, secondo la numerologia che associava l'otto con la resurrezione, essendo la somma di sette, il tempo, più uno, Dio Padre. Esternamente ha un semplice rivestimento in laterizio, dal quale emergono quattro absidiole aggiunte nel X secolo, mentre le lesene e arcate cieche risalgono alla costruzione originaria e furono riprese da modelli settentrionali (cfr. la basilica Palatina di Costantino a Treviri o la basilica di San Simpliciano a Milano).
L'interno spicca per la decorazione di tutta la cupola a mosaico al tempo del vescovo Neone. Entro tre anelli concentrici sono rappresentati vari soggetti:
Nel tondo centrale, su sfondo oro, si trova la scena del Battesimo di Gesù con San Giovanni Battista nel gesto di battezzare il Cristo immerso fino alla vita nel Giordano; del fiume compare anche una personificazione a destra, sottolineata dalla scritta Iordañ n, mentre sopra il Cristo svetta la colomba dello Spirito Santo. I volti di Gesù e del Battista furono rifatti nel XVIII secolo, per cui la parte centrale della scena, dai contorni ben visibili, non è più quella originale.
La seconda fascia presenta i dodici apostoli su sfondo azzurro, con le vesti (toga e pallio) alternate nei colori bianco e oro, e con in mano delle corone da offrire al Cristo. Le immagini presentano ancora una notevole consistenza plastica e un senso di movimento, che testimoniano gli ininterrotti rapporti con l'arte classica; contemporaneamente indice di rapporti con il mondo bizantino sono la vivace policromia, la monumentalità e la ieraticità delle figure. Gli apostoli sono intervallati da candelabre e dal cerchio superiore pendono drappi bianchi che visti dal basso formano la forma di una corolla di un fiore. Tra i riti preparatori al battesimo, nella iniziazione cristiana, principale era quello della traditio symboli, cioè dare ai candidati catecumeni il Credo, ossia l'insegnamento, l'apprendimento e la consegna per la vita della tessera fidei.
SAN GIOVANNI EVANGELISTA- RICOSTRUZIONE 3D
The trailer of the documentary Ravenna Capitale (Capital Ravenna). It's about the ancient treasures and monuments of Ravenna, the city that was the new Roman Capital after Rome. A voyage in the lost monuments, to relive and breath what the ancients breathed.In this clip: SAN GIOVANNI EVANGELISTA!
A movie by Lorenzo Mariani
Ravenna San Niccolò e TAMO l'avventura del mosaico
Ravenna San Niccolò e TAMO l'avventura del mosaico
esposizione permanente inaugurata lo scorso anno presso il Complesso di San Nicolò ed interamente dedicata all'arte musiva, si arricchirà di una nuova sezione, intitolata Mosaici tra Inferno e Paradiso: il vernissage si terrà alle ore 17.30. Protagoniste le opere a soggetto dantesco commissionate dal Comune di Ravenna a grandi artisti italiani del '900 per celebrare il VII centenario della nascita di Dante. Si tratta di 21 pannelli di grande pregio realizzati su cartone da artisti italiani come Purificato, Cantatore, Gentilini, Mattioli, Ruffini, Morigi Berti, Sassu e Saetti ed eseguiti a mosaico da artisti e artigiani ravennati, quali Libera Musiani, Giuseppe Salietti, Santo Spartà, Sergio Cicognani e Renato Signorini. RavennAntica, quindi, raddoppia e tiene fede alle promesse di dare vita a un progetto pluriennale di cittadella del mosaico.
I 21 mosaici, ispirati ai canti della Divina Commedia, occuperanno larga parte del primo chiostro Complesso di San Nicolò, arricchendolo con un nuovo e suggestivo allestimento nel segno di Dante. A Tamo sarà quindi possibile vivere l'arte musiva a 360 gradi, spaziando da reperti antichi, tardo antichi e medievali fino ad arrivare alle produzioni di artisti moderni e contemporanei, grazie all'ausilio di allestimenti interattivi, multimediali e soluzioni tecnologiche avanzate, particolarmente adatti ad un pubblico giovanile.
Istanbul 2014-04 Chiesa del Santo Spirito - Rosano
Gita a Istanbul 2014. La cattedrale dello Spirito Santo è la cattedrale cattolica di Istanbul, ed è sede del vicariato apostolico di Istanbul.
Il Battistero di San Giovanni a Oggiono (LC)
Il Battistero di S. Giovanni Battista a Oggiono è una delle più significative costruzioni del romanico lombardo. Fu edificato intorno all'anno 1000 su un edifico più antico del VI secolo a pianta quadrata absidata e Accanto ad esso fu eretta la chiesa dedicata a S. Eufemia. Nel XVIII secolo l'edificio fu adattato a sacrestia della suddetta chiesa e nel 1940 fu sottoposta a restauro ripristinandone l'aspetto romanico. All'esterno l'edificio presenta una pianta ottagonale con abside semicircolare. All'interno al centro del battistero è stato rinvenuto l'originario fonte battesimale, una vasca ad immersione ottagonale, che risale all'VIII. Le pareti interne sono affrescate nell'abside con inmmagini del XIII secolo e sulle pareti con figure di Santi dipinte fra il '400 e il '500 circa.
Coordinate geografiche :
45° 47’ 29”
09° 20’ 44”
H = 282 m./s.l.m.
***** COMO - Basilica di Sant'Abbondio - Presbiterio con affreschi del Maestro di Sant'Abbondio
La basilica di Sant'Abbondio è una chiesa romanica di Como. Al suo fianco sorge un monastero costruito nel Medioevo, che oggi, dopo essere stato restaurato, ospita la facoltà di Giurisprudenza dell'Università degli Studi dell'Insubria.
AFFRESCHI.
Gli affreschi che adornano il presbiterio costituiscono uno dei cicli pittorici più integri del primo Trecento in Lombardia realizzato da un artista anonimo. Il programma iconografico inizia nell'arco trionfale che porta al presbiterio affrescato con la usuale rappresentazione dell'Annunciazione e figure di santi poste nel sottarco; la volta della prima campata (ormai scarsamente visibile) reca tracce di un cielo stellato e di quattro troni sui quali erano verosimilmente assisi i Dottori della Chiesa. Nell'arco che precede il catino absidale troviamo un Cristo benedicente affiancato da due Arcangeli e, racchiusi in otto tondi, figure di Patriarchi, Profeti ed altri santi nel sottarco. Il catino absidale presenta una raffigurazione della Deesis (Cristo benedicente tra la Madonna e Giovanni Battista) con ai lati le immagini di San Pietro e di San Paolo. Il programma iconografico prosegue sul cilindro dell'abside, diviso in cinque bande da quattro semicolonne, con venti episodi della vita di Gesù (che mostrano due temi cristologici: la Natività di Gesù, in alto, e la sua Passione, in basso). Nella fascia inferiore troviamo, a fianco dell'episodio delle Crocifissione, figure di Apostoli ed il Tetramorfo (simboli degli evangelisti). Le immagini presenti sulle lesene e sulle semicolonne che separano gli episodi della vita di Gesù rendono alquanto complesso il programma decorativo con le figure dei re e dei profeti, degli apostoli, dei vescovi e dei dottori della Chiesa e una miriade di personaggi minori, assieme ad animali e figure fantastiche di gusto medievale. La volta del coro ha un cielo stellato dipinto con polvere di lapislazzuli.
Non si conosce l'autore dell'importante ciclo di affreschi, convenzionalmente chiamato Maestro di Sant'Abbondio. Studi recenti collocano quest'opera tra il 1315 e il 1324 durante l'episcopato del vescovo francescano Leone Lambertenghi, committente dell'opera[1] Nella esecuzione delle scene riguardanti la vita di Gesù l'artista si connota per un linguaggio capace di unire il ritmo pacato del racconto con l'attenzione naturalistica ai dettagli degli abbigliamenti, che offrono uno interessante spaccato sui costumi del tempo. Sull'altare si trovano dei corpi di persone morte di cui se guardi bene si vede la pelle rosa scuro e delle ossa di costole. Appena vicino all'altare sulla destra c'é il corpo di un bambino morto. È sulla sinistra una donna morta. Sotto il pavimento ci sono delle bare con persone morte. Poi se guardi bene c'è un buco sulle scalette della sacristia dove si vede il vecchio altare della chiesa vecchia e delle bare delle persone morte.
ESTERNO.
La basilica presenta quattordici colonne assai slanciate. A sviluppare il senso di altezza e verticalità contribuiscono anche due notevoli campanili gemelli posti nella zona absidale, soluzione piuttosto comune nella zona renana, ma eccezionale in Italia. La prossimità della città alle vallate alpine - importanti vie di comunicazione con l'Oltralpe - ha garantito una reciproca influenza del romanico espresso al di qua e al di là delle Alpi: allo stesso modo si spiega il forte verticalismo dell'interno della basilica, che dimostra, peraltro, la vitalità - ancora agli inizi del II millennio - della tradizione tardo-antica (soprattutto nella facciata, in cui tanto i contrafforti quanto delle tozze semicolonne evidenziano la partizione interna delle navate). Sui portali e intorno ad alcune delle finestre si trovano alcune sculture.
INTERNO.
L'interno della chiesa è una moltitudine di colonne composte con conci di pietra e sormontate da una notevole varietà di capitelli, da quelli semplici che ricordano le due forme geometriche basilari: il cubo e la sfera a quelli corinzi o a quelli decorati con motivi liberi. La chiesa ospita poi bassorilievi romanici e una serie completa di affreschi della metà del Trecento. Sotto l'altare maggiore si conservano le reliquie del patrono.
Le strutture della basilica paleocristiana, scoperte durante i lavori di restauro avviati nel 1863, sono ancor oggi segnate nel pavimento della chiesa con lastre di marmo scuro, mentre in corrispondenza delle antiche aperture è posto del marmo chiaro.
Sulla cantoria in controfacciata è collocato l'organo Mascioni op.733, costruito nel 1956. Lo strumento consta di due tastiere, 15 registri ed è a trasmissione elettrica.
Il Santo del giorno Sant Eliseo Profeta
Liturgia del giorno: 1Re 21,17-29; Sal 50; Mt 5,43-48
Il profeta Eliseo è una figura dominante nel IX secolo avanti Cristo. Oggetto di una speciale e diretta elezione da parte di Dio, come leggiamo nel primo libro dei Re (19, 16-1 e 19 e seguenti), fu chiamato a succedere ad Elia dopo la sua misteriosa scomparsa in cielo, ereditandone lo spirito e compiendo a sua volta molti miracoli, raccontati nel secondo libro dei Re in vari capitoli, a favore di persone singole e di intere comunità. Eliseo prese parte anche agli avvenimenti politici del suo Paese, sui quali esercitò un profondo influsso con oracoli e prodigi: ad esempio, in occasione della guerra del re d’Israele Ioram contro il re di Moab, egli disseta l’esercito e ne predice la vittoria. Nelle guerre che il re di Damasco, Ben-Hadad II, conduce contro Israele, Eliseo una prima volta interviene svelando i piani del nemico e facendone catturare i soldati; un’altra volta, durante l’assedio posto da Ben-Hadad a Samaria, predice la fine della carestia e dell’assedio stesso. All’inviato del re di Damasco, Hazael, predice la guarigione di Ben-Hadad dalla malattia che lo tormentava, ma nello stesso tempo individua in Hazael colui che provocherà la morte del sovrano, soffocandolo, e che regnerà poi al suo posto. Taumaturgo in vita, Eliseo lo fu anche dopo morte, facendo risorgere un defunto che era già stato deposto nel sepolcro, come leggiamo sempre nel secondo libro dei Re (13, 20 e seguenti). La sua tomba vuota si vedeva ancora in Samaria ai tempi di san Girolamo. Il culto di Eliseo fu propagato in Occidente dai Carmelitani insieme a quello di Elia: nel Capitolo generale nel 1399 ne fu introdotta la festa per l’Ordine. Le reliquie del profeta furono portate a Ravenna nel 718 e poste nella chiesa di San Lorenzo, nella cappella antichissima (risalente al 425) dei santi Gervasio e Protasio. Nel 1603 questa chiesa fu distrutta e nulla si sa della sorte toccata alle reliquie. Nella chiesa di S. Apollinare Nuovo, però, si mostra il capo di Eliseo.
DON PAOLO PARROCO DI SAN GIACOMO DI TEGLIO
Qualcuno una volta mi ha detto che il tempo è un predatore che ci aspetta al varco tutta la vita; io credo che il tempo sia un amico che ci accompagna durante il viaggio e ci ricorda di godere di ogni istante, perchè quell'istante non tornerà mai più. Quello che ci lasciamo alle spalle è meno importante di come abbiamo vissuto, dopo tutto siamo solo dei mortali. (Star Trek VII)
UN SUO CITATO PREFERITO.
装飾モザイクが美しい ラヴェンナ ドゥオーモとネオニアーノ洗礼堂
床面の装飾タイルが美しいChiesa di Sant'Eufemia-Domus dei Tappeti di Pietra
からドゥオーモ、ネオニアーノ洗礼堂に行きました。
洗礼堂のモザイク画は圧倒されます。
L'ABSIDE - 21 puntata
Nazaret: Visita alla Basilica dell'Annunciazione, con Renata Semizzi - In questa ventunesima puntata (le puntate sono in tutto 31) prosegue la visita dal vivo della Basilica dell'Annunciazione di Nazareth. Oggi visitiamo la zona esterna dell'abside, edificata sul modello delle costruzioni crociate e medievali, con rara eleganza e pertinenza stilistica. Ci si sofferma anche sull'utilizzo delle rovine archeologiche e del loro accostamento all'architettura moderna.
Triduo di preparazione in ricordo della nascita di Sant'Angelo
Celebrazione Eucaristica presieduta da Fr. DOMENICO CRUPI, Sacrista del santuario di Paola.
Basilica si sant'Agnese fuori le Mura, Mosaico Abside (manortiz) 1080
MarcoSupersonic
view post Inviato il: 27/6/2009, 16:43 Citazione
Durante il pontificato di Onorio I (625-38), fu riedificata la basilica che sorgeva sulla tomba di S. Agnese, sepolta nelle catacombe sottostanti, sulla via Nomentana. Come S. Lorenzo, la basilica di S. Agnese era dunque un edificio ad corpus, ma a differenza della basilica del Verano, la decorazione seguì le abitudine tipiche dell'arte orientale, con la presentazione dell'effige della santa, insieme a due papi responsabili dei lavori del santuario, isolata al centro di una distesa d'oro nell'abside. Certo, questa tradizione non doveva essere ignota a Roma: la perduta abside di S. Eufemia, forse anche quella originaria di S. Lorenzo, presentavano figure dei martiri isolate ed iconiche, e non possiamo nemmeno escludere del tutto che l'attuale mosaico non riproducesse una decorazione precedente del santuario di S. Agnese. Quel che è certo è che questa tradizione era diventata marginale a Roma, dove già dal sec. VI si era trovato il modo di inserire i santi titolari (ed il committente) all'interno di una teofania che aveva preso il modello di quella dei SS. Cosma e Damiano, e torna protagonista proprio nel momento di massima influenza bizantina, testimoniato, di quei a poco, dagli episodi di S. Venanzio e soprattutto della cappella dei SS. Primo e Feliciano in S. Stefano rotondo.
Persino un critico poco incline a scorgere influenze bizantine come Matthiae, deve ammettere la formazione del mosaicista su modelli orientali, anche se, come vedremo, non manca di stanarne le origini romane: il fondo oro è modulato con tessere tagliate in maniera irregolare e crea una vibrazione luminosa che si offre corposa all'osservatore: le tre figure si stagliano immote sul fondale: sotto i loro piedi c''è un'esilissima striscia di terreno oramai puramente simbolica, così come sono cessate tutte le relazioni naturalistiche e fisiche tra le figure, che mirano invece ad una relazione puramente concettuale: sostituzione di valori, non sottrazione. Ecco dunque la simmetria esatta e l'equivalenza dei gesti tra i due papi, l'accordo cromatico sulle sfumature purpuree, la concezione ritmica della composizione; sopra la testa di Agnese, c'è un menisco stellato con la mano dell'Eterno porgente una corona: ai piedi della santa si pongono gli strumenti del suo martirio, il fuoco e la spada: altro elemento di tradizione orientale, come orientaleggiante è la costruzione della figura (possiamo prendere in considerazione soprattutto S. Agnese, perché i papi sono in buona parte di restauro): la forma si risolve tutta in valori cromatici inseriti in un contorno che ha come primo intento quello di delimitare la figura con una linea morbida e varia, piuttosto che di farla risaltare plasticamente. Ogni movimento è calcolato e corrisposto, come il lieve ancheggiare subito corretto, l'orlo vivace che mostra i piedi sotto la pesante veste; la parte cromatica mostra dei veri e propri pezzi di bravura nella parte della stola che cade fuori piombo (e che viene resa con un colore abbassato di tono) e nella sovrapposizione tra braccia, rotulo e giro della stola, dove la fanno da padrone i delicati trapassi cromatici al limite delle velature.
Tuttavia, proprio nel momento in cui si trova a costruire il viso, il mosaicista abbandona lo stilema orientale e decide di fare un passo ulteriore verso l'astrazione, rinunciando ad ogni rapporto cromatico (passa dalle tessere vitree a quelle di palombino) e rendendo la fisiognomica in modo grafico e lineare. Non era questo un modo sconosciuto a Roma: s'era già visto nel S. Stefano del Maestro degli Apostoli di S. Lorenzo, ed anche nelle coeve pitture catacombali; una via romana all'astrazione dunque, diversa da quella bizantina e forse anche da quella provinciale: basta un semplice confronto tra il volto di Agnese e l'idolica Teodora ravennate, piena di trapassi cromatici che fanno vibrare la superficie, con gli occhi resi vivi da minime asimmetrie espressive. Asimmetrie e trapassi che spariscono a Roma per un obiettivo tanto coerente nei motivi quanto eccessivamente consequenziale negli esiti: così il tentativo di astrazione ulteriore finisce per diventare sottrazione pura e semplice di valori, cromatici ed espressivi, che non vengono sostituiti da altri più sottili, ma spariscono e basta lasciando un pallido viso funereo.
Tutto questo, insieme ad una resa fortemente materiale della pesante stola gemmata, a confronto delle spesso eteree vesti delle sante nelle opere bizantine originali, fanno propendere per l'identificazione del maestro in un personaggio autoctono, evidentemente educato su un'influenza culturale che oramai era dominante anche a Roma, ma mai sino al punto di cancellare del tutto le peculiarità dei maestri locali