Messa di Pentecoste
Galleria di foto della Messa di Pentecoste nella forma straordinaria del Rito Romano (detta tridentina o gregoriana o di S. Pio V) celebrata il 31/5/2009 a Genova nella chiesa parrocchiale dei Ss. Vittore e Carlo e N. S. della Fortuna da padre Gabriele Maria (Fraternità della Ss. Vergine Maria). Servizio liturgico a cura dell'Associazione Una Voce Italia, sezione Card. G. Siri di Genova. Fotografie gentilmente concesse dal Sig. Longo, cui va un sentito ringraziamento.
Basilica di San Vittore al Corpo Milano
Costruita sui resti di un'antica basilica del IV secolo d.C., la chiesa di San Vittore al Corpo di Milano si contende con la Basilica di Sant'Eustorgio e la Basilica di San Lorenzo la possibile identificazione con la storica e antica basilica Porziana.
Di certo, sorge su un'area molto antica: la chiesa di San Vittore è infatti già nominata negli scritti di Sant'Ambrogio e la dicitura al Corpo deriva dal fatto che la chiesa sorge su un'antica area cimiteriale cristiana, posta al di fuori delle mura dell'antica città di Milano. A quell'epoca sorgeva in loco una basilica paleocristiana, che venne poi sostituita da un nuovo luogo di culto nel IX secolo.
L'interno presenta dodici cappelle decorate a stucco, che conservano pregiati affreschi delle grande scuola del Seicento milanese legata all'istituzione dell'Ambrosiana.
Negli anni '50 e '60 del Novecento, alcuni importanti scavi archeologici hanno portato alla luce il Mausoleo imperiale: questa struttura, di forma ottagonale e pavimentata in mattoni ed opus sectile e decorato con mosaici e tarsie marmoree, era nata per accogliere le spoglie di Massimiano Erculeo, imperatore dell'Impero Romano d'Occidente e residente a Milano, una delle capitali imperiali dell'epoca. Vi vennero poi sepolti gli imperatori Valentiniano II e forse Graziano e addirittura Teodosio. Il mausoleo aveva un enorme recinto protettivo, le cui pareti intervallate da torrette si ergevano fino all'attuale zona del Museo della Scienza e della Tecnica, i cui chiostri sono proprio quelli dell'antico monastero di San Vittore.
Ridotta a commenda, il complesso passò il 29 agosto 1507 agli Olivetani, che ne intrapresero una trasformazione radicale. Gli unici resti del periodo benedettino sono oggi il lavabo in marmo bianco, risalente al tardo Quattrocento e il Cristo deposto in terracotta, opera del bolognese Vincenzo Onofri, conservato nella Cappella di San Gregorio. Al rifacimento del monastero concorsero diverse personalità del tempo, fra cui Vincenzo Seregni (di cui si ricordano inoltre diversi disegni raffiguranti la chiesa nelle sue forme precedenti) e Galeazzo Alessi, entrambi attestati qui nel 1553. I lavori per il rifacimento della chiesa cominciarono il 31 marzo 1560 e rispondevano alla volontà degli Olivetani di avere un piazzale antistante il monastero che fungesse anche da sagrato della chiesa; il progetto della nuova chiesa sarebbe da attribuirsi secondo padre Agostino Delfinone, che nel corso del Seicento riordinò l'archivio del monastero, all'Alessi, secondo Costantino Baroni,al Seregni. In realtà è oggi universalmente concordato che il progetto del Seregni non corrisponda a quello realmente portato a termine come definitivo, ad opera invece dell'Alessi, subentrato al primo - che comunque mantenne la supervisione dei lavori - per motivi tuttora sconosciuti. Nei progetti del Seregni vi era infatti il mantenimento delle strutture già esistenti, come la Cappella di San Gregorio, che avrebbe costituito la parte destra del nuovo accesso simmetrico, che avrebbe visto l'erezione di un secondo corpo simmetrico ad affiancarla. Diverso sarebbe stata anche la tribuna, che sarebbe stata impostata su un quadrato con cupola a impianto ottagonale.
Il progetto dell'Alessi, irrealizzato, per la nuova chiesa.
Il nuovo progetto, che venne poi realizzato ad eccezione della facciata rimasta compiuta, comportava la completa eliminazione della Cappella di San Gregorio e il totale stravolgimento degli spazi della precedente basilica. L'intervento suscitò allora diverse critiche; fra queste sono particolarmente note le parole di padre Puccinelli che nel suo Zodiaco della Chiesa Milanese considerava il rifacimento come una «spesa superflua ed enorme, solo fu fatta per levare il titolo di basilica Porziana ed introdurre il titolo di Abbazia, la cappella maggiore fu levata verso levante per collocarla a ponente; dove già era la porta della chiesa qui è il coro e dove è ora la porta, ivi erano i tumuli dei Santi». I lavori procedettero particolarmente celeri grazie all'ingente disponibilità economica degli Olivetani; a partire dal 1570 è attestata la presenza di Martino Bassi, che curò alcune cappelle laterali e il campanile; successiva invece quella di Tolomeo Rinaldi e Francesco Sitone. I lavori si protrassero fino agli inizi del XVII secolo (l'altare maggiore era comunque già stato consacrato da Carlo Borromeo nel 1576). L'Oratorio di San Martino, distrutto nel corso dei lavori, venne ricostruito nell'angolo settentrionale dell'attuale sagrato, «formato da una sola nave, senza alcun ornamento ragguardevole», secondo il Latuada.
Verso la metà del XVII secolo la chiesa aveva ormai assunto l'aspetto attuale: i secoli successivi non avrebbero infatti apportato modifiche rilevanti, ad eccezione della sostituzione del pulpito e del settecentesco altare maggiore in marmo e bronzo (il secondo), sostituito con uno ad opera di Giovanni Muzio (il terzo).
IL SANTUARIO DI VICOFORTE
la Commenda di S.Giovanni di Prè
estratto versione italiana
Il segreto di due portoni
Chiesa abbaziale dei SS.Nazario e Celso a San Nazaro Sesia (NO) e chiesa di San Lorenzo a Mortara (PV). Cos'hanno in comune? Due portali, che si rifanno ad uno più antico, del XV secolo, oggi conservato al Museo Civico di Torino e che si trovava sulla prima chiesa citata. Nel 1922, consunto, venne tolto e messo a riposo. Su di esso comparivano 42 formelle simboliche, contenenti ciascuna un simbolo esoterico (Nodi di Salomone, triskel, centri sacri, pentacolo, stelle, ecc.), ma forse ne aveva originariamente di più (le ultime file del portale non sono più visibili e si presentano cieche). Nel rifare il portale, l'intagliatore mortarese Carlo Stangalino riprodusse però 54 formelle mentre nel S. Lorenzo di Mortara ne riprodusse 72. Alcune di queste formelle sono speculari (destra-sinistra), altre no. Alcuni simboli presenti in S.Lorenzo mancano a San Nazario...Il 30% circa dei simboli è tratto dal portone originale. Sappiamo però che c'è almeno un terzo portale -con più formelle ancora- situato sempre nel novarese, ma...per ora andiamo a conoscere questo nuovo mistero.
Il Campanile dei Sospiri presso San Celso - Tg3 Lombardia
Il Tg 3 Lombardia dedica un servizio all'apertura del Campanile dei Sospiri presso San Celso. Il più antico Campanile ancora in funzione a Milano.
Giacomo Bonfini attr , Deposizione, Chiesa dell'Annunziata, Cossignano (manortiz)
[Giacomo Bonfini, pittore da riscoprire]
Tra i personaggi marchigiani che meriterebbero una
maggiore considerazione e fortuna è da ascrivere
senz’altro Giacomo Bonfini (detto da Patrignone
per l’origine del suo casato), pittore vissuto nel
Piceno a cavallo tra i secoli 1400-1500, e solo da qua
lche anno posto all’attenzione grazie ad un
circostanziato studio di don Gi
useppe Crocetti di Fermo.
Nato ad Ascoli Piceno nel 1470 da famiglia colta
, Bonfini aveva un padre insegnante nel capoluogo
piceno per una decina d’anni e successivamente a
Recanati e alla corte del re di Ungheria.
Giacomo lo seguì certo fino al 1488 e da lui ricevette una buona preparazione culturale, compresa
l’istruzione artistica. Quasi sicuramente conobbe le
opere di Raffaello in Vaticano, di Perugino e
Pinturicchio. Si ipotizza addirittura che potrebbe avere avuto il ruolo di collaboratore nelle “stanze”
dipinte da Raffaello o nella Cappella Sistina. La
cosa non sarebbe priva di fondamento, giacché lo
zio - l’umanista Matteo Bonfini - fu segretari
o di Raffaele Riario, Camerlengo della Chiesa.
Stranamente, invece, Giacomo non presenta affinità
con Carlo e Vittore Crivelli, vissuti come lui
nelle Marche; semmai la sua pittura è più consona
allo stile di Nicola Filotesio (in arte Cola
dell’Amatrice).
Ad Ascoli Piceno avrebbe dipinto gli affreschi
della Chiesa di Santa Margherita, un tempo
considerati “alla maniera di Cola”, ma sicurame
nte da attribuire a lui in quanto si rifanno con
chiarezza alle sue pitture per l’Oratorio de
lla Madonna della Misericordia a Tortoreto che
costituiscono l’opera più complessa ed organica de
l nostro autore. Attualmente gli affreschi sono
conservati in riproduzione (olio su tela) nella Civica Pinacoteca di Ascoli.
Bonfini ha lavorato in maniera consistente un po’
dappertutto nel Piceno: a Montedinove (“Madonna
della Misericordia”), a Porchia (“Natività”), Mont
elparo (Altare del “SS. mo Crocifisso”),
Cossignano (“Deposizione dalla Croce”), Grottamma
re (“Madonna della Misericordia” e “Natività”),
Borgo di Arquata (“Madonna delle Grazie”), Porto
San Giorgio (“SS. mo Crocifisso” e Santi),
Magliano di Tenna (“Madonna col
Bambino” e Santi), a Patrignone (affreschi votivi per la Chiesa
dell’Annunziata e altri dipinti per Santa Maria de
Viminatu). Ecco, dunque, un altro itinerario del
“Piceno da scoprire” sulle orme di
un illustre figlio da rivalutare.
(Luciano Marucci) Corriere Adriatico Ancona
Milano da scoprire, La Senavra
Se passate a piedi da corso XXII marzo date un'occhiata al numero 50 e dintorni. Vi troverete l'entrata di una chiesa, il Preziosissimo sangue (una delle 22 nuove chiese volute dal card. Montini per celebrare il Concilio Vaticano II) e dietro la stessa diverse costruzioni austere. Erano sino al 1927 la sede del primo manicomio della città di Milano. Le leggende metropolitane narrano anche del fantasma di un vecchio, morto all'interno dell'ospedale che a volte infastidisce i passanti dopo la mezzanotte.
UN NUOVO MONETIERE AL MUSEO NAZIONALE DI CROTONE
Colui che viaggia: Narni
Non sai cosa fare nel weekend? Ecco il mio consiglio: vai a Narni. La mia visita.
CENTRO DI LECCO CON SULLO SFONDO IL CAMPANILE DELLA BASILICA
Le campane di Vermezzo | distesa a 6 campane
Chiesa di San Zenone, Vermezzo
Concerto di 8 campane in Reb3 fuse da Ecat nel 2005
Distesa delle 6 campane minori per la Santa Messa del giovedì ( ore 16:30 )
Campane di Masone (GE): Oratorio - Gazèra solenne
Masone, Oratorio della Natività di Maria SS.
Gazèra solenne per il mezzogiorno nel giorno del raduno dell'Associazione Campanari Liguri.
Il concerto è formato da 3 campane di varie provenienze (altri oratori del paese ora non più esistenti o sconsacrati).
Le campane di Milano - Basilica di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso
Milano, Basilica di Santa Maria dei Miracoli presso San Celso
Arcidiocesi di Milano
Concerto di 5 campane in Do3
Fuse da Barigozzi nel 1902
Sistema: Ambrosiano
Concerto Solenne a 5 cmapane per la Santa Messa Vigiliare delle ore 18.30 nella Solennità di Pentecoste (Ore 18.15)
- Si ringrazia il Sacrestano per la Disponibilità! -
Ed ecco l'altro concerto Milanese, ripreso sabato sera, San Celso! Dopo Sant'Ambrogio e San Vittore, tra i più belli della città! Ho voluto riprendere una suonata in cui si potessero udire le 5 campane e quindi ho optato per il Solenne, anche se pluripreso, dato che per la Messa Festiva suonano 4 campane! In questa Chiesa la programmazione è stata ben regolata, già alle 18 ho sentito suonare il Solenne, poi alle 18.15 il Sacrista me l'ha gentilmente suonato per la ripresa.. A presto!
Intervista Santo Marcianò Consacramento altare Cappella intitolato a San Gabriele
Si svolta questa mattina presso la Scuola di telecomunicazioni di Chiavari la SS Messa solenne presieduta dall'Ordinario militare per l'Italia Arcivescovo Santo Marcianò.
E' stato consacrato l'altare della cappella del presidio militare intitolato a San Gabriele.
Qui l'intervista all'ordinario militare Santo Marcianò
Intervista di Christian Flammia
Le campane del Santuario di Rho (MI) - Distesa completa
Rho (MI), Santuario della Beata Vergine Addolorata
Concerto di 10 campane in LA2
Fratelli Barigozzi 1887
Distesa a 10 campane
Sul luogo dove oggi sorge il santuario, nel 1522 venne eretta una piccola cappella dedicata alla Madonna della Neve, come ringraziamento per una grazia ricevuta da un aristocratico dell'epoca. Sul piccolo altare venne posto un quadro raffigurante una Pietà, protagonista di una celebre e miracolosa lacrimazione in data 24 aprile 1583. Dopo un'indagine sull'accaduto, l'arcivescovo Carlo Borromeo ordinò all'architetto Pellegrino Tibaldi la progettazione di un santuario allo scopo di commemorare il miracolo. La posa della prima pietra avvenne il 6 marzo 1584 e il nuovo luogo di culto avvolse la piccola cappella, accessibile dall'esterno della basilica. Nell'ottobre di quell'anno il cardinale tornò nuovamente a Rho, conferendo ai sacerdoti del collegio dei Padri Oblati la gestione del santuario. Al Borromeo succedette Gaspare Visconti, che con un decreto confermò la volontà dell'illustre predecessore. La parrocchia di Rho non accettava questa soluzione, ma a favore degli Oblati si schierò anche il papa Gregorio XIV. Nel 1586 il santuario venne aperto al culto dal cardinale Visconti, sebbene ancora in lavorazione, e l'affresco della Pietà fu posto sull'altare maggiore. Da quel momento in poi però, l'edificazione del luogo di culto richiese in tutto circa tre secoli. Nel 1694 vennero poste le fondamenta per il peristilio che avrebbe dovuto abbellire il santuario, secondo il progetto del Tibaldi. Il 4 aprile 1721 venne iniziato il collegio dei Padri Oblati, per la cui edificazione viene prescelto il terreno accanto al santuario. Nel corso del XVII secolo iniziò la decorazione delle cappelle laterali, grazie alle donazioni delle più ricche famiglie locali. Nel 1751 la cupola venne considerata troppo costosa dal rettore del collegio, che ne cambiò la progettazione riducendo gli ornamenti esterni e il lucernario. Il 4 aprile 1755 la chiesa fu consacrata in una solenne cerimonia dal cardinale Giuseppe Pozzobonelli, che la intitolò alla Regina dei Martiri. Lo stesso cardinale diede una grandissima spinta in modo da portare a compimento i lavori di edificazione del santuario, sia per quanto riguarda la cupola, sia per quanto riguarda la torre che ospita le campane, costruita nella seconda metà del XVIII secolo e alta 75 metri. Al termine dell'epoca di dominazione napoleonica, la facciata venne compiuta su progetto del neoclassico Leopold Pollack. La costruzione del santuario risultò compiuta nel 1888, quando venne montato l'ultimo insieme di campane. Il santuario fu inaugurato solennemente dal cardinale Andrea Carlo Ferrari nel settembre 1895; il collegio fu terminato nel 1911, mentre nel 1923 papa Pio XI promosse la chiesa a basilica romana minore. Il santuario presenta una pianta a croce latina, con quattro cappelle per lato, la cui lunghezza sfiora i 74 metri, annoverandolo tra le basiliche più imponenti della Lombardia. La basilica conserva numerosi dipinti di celebri pittori lombardi, tra i quali spiccano Camillo Procaccini nel celebre Riposo nella fuga in Egitto, il Morazzone e il Fiammenghino. Tra le numerose sculture lignee, spicca per la sua grandissima bellezza il Crocifisso fissato nell'arco sovrastante la zona del presbiterio, opera di Giuseppe Antignati (1765).
Le campane di Milano - Parrocchia di San Giorgio al Palazzo
Milano, Parrocchia di San Giorgio al Palazzo
Arcidiocesi di Milano
Concerto di 5 campane in Lab3
Fuse da:
ll*- lll* = Felice Bizzozero nel 1841
l* = Felice Bizzozero nel 1842
V*-IV* = Pietro Colbachini nel 1953
Sistema: Ambrosiano Manuale
Distesa a 5 campane per la Santa Messa Festiva delle ore 11 nella VI Domenica dopo l'Epifania (Ore 10.30 e 10.45)
Suonano: Campanaro29 (V*-III*), Aleadda (l*-ll*) ed il Sacrista (IV*)
- Si ringrazia il Sacrestano per la disponibilità e per averci fatto suonare le campane! -
Ed eccoci addentrati nel centro storico della bella Milano (Milàn l'è un gran Milàn!), chi non conosce questa chiesa e questo campanile che svetta su Via Torino, una strada abbastanza famosa per lo shopping milanese! Arrivati abbiamo domandato al sacrista a che ora avrebbero suonato le campane ed egli dopo averci detto 10.30 e 10.45 ha accontentato la nostra richiesta di poter suonare anche noi le campane! A presto con l'ultimo video!
*= La numerazione è secondo la Diocesi Ambrosiana (V=Campanone)
Milano da scoprire, S Giovanni in Conca
In piazza Missori quel rimasuglio di muri che i milanesi chiamano el dent cariaa nasconde un'interessante Cripta visitabile. Apparteneva alla Chiesa di S.Giovanni in Conca, demolita definitivamente nel dopoguerra /1948-1952) per dare sfogo all'asse via Albricci-piazza Missori. La storia della Chiesa, riassunta nella presentazione, é un susseguirsi di rifacimenti, ristrutturazioni, mutilazioni. Un vero peccato che doveva aver rappresentato una delle più interessanti realizzazioni milanesi del periodo romanico.
I fuochi d'artificio animano il corteo viola
Trovi tutte le notizie sulla Fiorentina, ma anche foto e video su
You can find news, photos and videos about Fiorentina on
-
Campane di Piacenza (PC) distesa a 3
Piacenza
Basilica Cattedrale di Santa Maria Assunta e Santa Giustina
Diocesi di Piacenza - Bobbio
Concerto di 9 (8+1) campane in Re³ fuse da :
Re³ Pietro Ruffini 1777
Do#⁴ - La³ - Sol³ - Fa³ - Mi³ Bettalli 1825
Re⁴ Bettalli 1827
Si³ Regolo Capanni 1952
Fa#⁴ campana del Capitolo Francesco Graseli 1694
Distesa delle 3 campane minori per la Santa Messa Festiva delle 12:30, celebrata nella Cripta della Cattedrale, ore 12:15
BASILICA CATTEDRALE DI SANTA MARIA ASSUNTA E SANTA GIUSTINA IN PIACENZA:
CENNI STORICI
L’aspetto odierno della Cattedrale di Piacenza, un unicum nel contesto dell’architettura ecclesiastica italiana per particolarità strutturali, è stato determinato dai molti restauri (ultimo quello diretto da Camillo Guidotti nel periodo 1894-1902) che rendono difficile definire le fasi del cantiere medievale, anche per la penuria di documenti. Ciò nonostante per l’edificio, che sarebbe stato in origine molto simile a come appare, le diverse ipotesi cronologiche e costruttive susseguitesi hanno ritenuto ineludibile una frase in latino posta sulla facciata, che indicherebbe come data di inizio lavori il 1122. Se ne è supposta la derivazione da architetture coeve di ambito normanno e anglo-normanno (Romanini 1975), ponendo l’accento sulla tecnica del mur épais ricollegabile a tali realizzazioni e utilizzata anche nel duomo di Piacenza. Si tratta di una tecnica che prevede la considerazione della parete non come un piano chiuso, ma come un’articolazione supplementare dello spazio che attraverso percorsi in spessore di muro mette in collegamento i vari piani. La prima fase dei lavori, datata tra 1122 e 1150 (o 1155-60), vedrebbe secondo recenti analisi murarie (Bersani 2013) l’erezione della parte absidale-presbiteriale con l’attacco del transetto, il lato nord comprensivo della torre fino ad una certa altezza sopra le arcate, la parte inferiore della facciata e le prime due campate della navata sud.
La parte restante della Cattedrale sarebbe ascrivibile al periodo 1202-1235 (Romanini) o 1207-1250 (Klein, 1995). Secondo Quintavalle (2006), il progetto della Cattedrale è riferibile a Niccolò architetto, che avrebbe ripreso lo schema arcaico di quella parmense, dove aveva in precedenza lavorato. La facciata sarebbe da ricondursi all’artefice per l’appartenenza delle sculture dei capitelli murati in retrofacciata alla sua officina (per la progettazione del fronte viene suggerita la collaborazione tra Niccolò e Wiligelmo). Lo studioso suddivide la costruzione dell’edificio in tre fasi: la prima, tra la fine dell’XI e l’inizio del XII secolo (considerando che non dà per certa la data di inizio indicata dall’epigrafe: 1122), vedrebbe già la presenza di una Cattedrale provvista di transetti. La seconda, tra 1120 e 1130, riguarderebbe una ristrutturazione generale dell’edificio, danneggiato dal terremoto del 1117; entro questa fase sarebbero state ultimate tutte la sculture. La costruzione doveva presentarsi quindi col transetto, con la navata centrale coperta a capriate, quelle laterali sormontate da volte a crociera e la parte del coro voltata a botte. Entro gli anni Trenta la Cattedrale avrebbe visto il completamento. Alla terza fase, collocata agli inizi del XIII secolo, data i mutamenti con l’inserimento di elementi gotici: rifacimento delle trifore dei matronei che divennero acute, cambio di copertura nella navata maggiore che venne voltata con esapartite e costruzione del tiburio.
27/05/2018