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La chiesa di Santa Maria dell'Ermeta sorga a quota 1047 m, sul luogo dove, secondo la tradizione, si sarebbero ritirati in solitudine, Thesia e Rutrunda, rispettivamente moglie e figlia del re longobardo Ratchis.La cappella attastata nel 1296, durante il corso dei secoli è stata oggetto di una notevole devozione popolare e nel 1462 fu visitata da Pio II.
Nel piccolo edificio dalla struttura a croce latina, preceduto da un portico, si conserva un rude ed energico Crocifisso di incerta datazione che la tradizione vuole scolpito da un eremita del IX secolo.
Il Romitorio dell'Ermata si crede sia stato costruito in un luogo dove prima era edificata una villa romana, una pietra trovata in loco nel XVIII secolo risulterebbe appartenente a tal periodo storico.
L'epigrafe riportava scritto: L.LUCILLIUS LUCILLA L.L. CHARES SIBI ET MEMMIA C.T. PELICOLA SIBI ET SUIS.
Poco lontano dalla piccola chiesa è ubicata la tomba di un noto abitante di Abbadia San Salvatore, che volle come sua ultima dimora questo affascinante e misterioso luogo.
SIENA FONTE GAIA in Piazza Del Campo: sculture di Tito Sarrocchi + originali di Jacopo della Quercia
Era il 1346 quando in Piazza del Campo zampillò l'acqua di una fonte, e per la gioia spontanea della popolazione fu chiamata Gaia: infatti, una fonte nella piazza principale della città era simbolo di ricchezza e potenza.
Fu il risultato di una grandiosa opera idraulica, ancora oggi funzionante: come le altre fonti medievali di Siena, è alimentata da una serie di condotte sotterraneee scavate nel medioevo, in parte visitabili su prenotazione.
Per incrementare ancora il prestigio di Siena, la fonte venne decorata da una serie di sculture commissionate nel 1409 a Jacopo della Quercia, uno dei più quotati artisti dell'epoca. Fu un'opera magnifica, considerata una delle maggiori espressioni della scultura italiana.
In Piazza il Campo è oggi una copia dell'800, mentre l'originale, deteriorato e restaurato, si trova nel Complesso Museale di Santa Maria della Scala (p.za Duomo).
Jacopo concepì la fonte con la tradizionale vasca rettangolare, circondata da tre lati da sculture a bassorilievo.
Nel lato lungo ha scolpito la Madonna col Bambino, patrona della città, accompagnata dalle allegorie delle Virtù, ispiratrici del Buon Governo: Fede, Carità, Temperanza, Fortezza, Pazienza, Sapienza e Giustizia.
Nei lati corti ha rappresentato la Creazione di Adamo e la Cacciata dall'Eden. Sui pilastri anteriori, ha posto le statue di Rea Silvia e Acca Larenzia, in omaggio alle mitiche origini romane della città.
In tal modo la fonte appare come un grandioso altare che sovrasta Piazza il Campo, centro della vita cittadina.
Il monumento di Jacopo della Quercia subì un intenso degrado, dovuto alla vita quotidiana che si svolgeva in Piazza del Campo ed al debole materiale impiegato per la sua realizzazione, il marmo della Montagnola Senese: una pietra meravigliosa per il suo universo cromatico, ma caratterizzata da una debole struttura che la rende inadatta per elementi decorativi da esporre alle intemperie.
Nel 1859 fu deciso di sostituire la fonte di Jacopo con una copia più resistente in Marmo di Carrara, realizzata dallo scultore senese Tito Sarrocchi.
La vecchia fonte fu smontata e, dopo vari trasferimenti, fu sistemata nel 1904 in una loggia del Palazzo Pubblico, dove il degrado materiale continuò inesorabile, fino a quando fu deciso il restauro.
L'originale della Fonte Gaia originale è esposta dal 2011 nel Complesso Museale del Santa Maria della Scala, dopo un ventennale restauro.
L'allestimento consente di immaginare la grandezza originaria di questo monumento: la Madonna col bambino, le allegorie della virtù, la scena biblica della Creazione di Adamo.
I frammenti sono stati ordinati ed accostati, per confronto, sia ai calchi tratti dalla fonte di Jacopo prima dello smontaggio, sia ai modelli di gesso realizzati da Tito Sarrocchi per eseguire la copia.
La mostra si trova in un antico fienile medievale, che serviva per rifocillare gli animali al termine del trasporto dei materiali occorrenti per il funzionamento dell'enorme complesso ospedaliero.
Peccato solo per la luce giallastra che illumina i bassorilievi, in quanto interferisce col colore naturale del Marmo della Montagnola, impedendo di apprezzare il reale universo cromatico di questa stupenda pietra.