Bologna - Basilica di San Francesco
Bologna - La Basilica di San Francesco è una chiesa del XIII secolo dedicata a san Francesco d'Assisi di proprietà dell'Ordine dei frati minori conventuali. Nel novembre del 1935 papa Pio XI l'ha elevata alla dignità di Basilica minore.
San Francesco giunse a Bologna nel 1222 e la sua predica determinò un decisivo interesse verso il francescanesimo. I francescani però, tramite l'opera di Bernardo di Quintavalle, avevano ottenuto da Nicolò Pepoli già dal 1213, la modesta casa di Santa Maria delle Pugliole, la quale sarà il primo insediamento francescano a Bologna. Qui i frati rimasero fino al 1236, anno in cui, per interessamento di papa Gregorio IX e per la concessione delle autorità civili, ebbero la possibilità di avviare la costruzione del grande complesso che, fin dalle sue fondazioni, ebbe carattere di monumentalità.
Non si conosce il nome dell'architetto che realizzò il progetto iniziale, ma dalle cronache di Bartolomeo delle Pugliole, si apprende che nel 1254 crollarono due arcate e che nel sinistro venne coinvolto frate Andrea maestro della ghiexia, il quale ebbe le gambe spezzate. Questo fa presuppore che frate Andrea fu l'ideatore del progetto originale. La presenza a Bologna di Marco da Brescia, frate francescano, potrebbe far pensare che sia anche l'ideatore del progetto, ma non è suffragato da prove documentali. È probabile invece che tutto il complesso sia stato realizzato in maniera collettiva dalla comunità francescana intera, senza che ci sia stata una preminente individualità che ha ideato e condotto i lavori. Nel 1263 l'edificio era completo nelle sue parti essenziali.
Tra il 1397 e il 1402 fu innalzato un nuovo grande campanile su progetto di Antonio di Vincenzo, che realizzò anche la prima cappella privata, quella della famiglia Muzzarelli. Lungo il perimetro furono successivamente costruite altre cappelle gentilizie, tutte eliminate nei restauri di fine Ottocento, esclusa la quattrocentesca cappella di san Bernardino.
Dopo l'arrivo dei francesi (1796) la chiesa fu sconsacrata, ridotta a dogana, subì la dispersione del suo patrimonio artistico e conobbe un forte degrado strutturale. Tra il 1886 e il 1906 Alfonso Rubbiani ne curò un restauro che restituì alla chiesa l'aspetto originario ma con alcune pesanti ricostruzioni.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno arrecato al complesso ulteriori danni e crolli (facciata, volte e chiostro), poi ripristinati dai restauri della Soprintendenza.
La Basilica di San Francesco d'Assisi
Su Tv2000 un viaggio dedicato ai più importanti luoghi della devozione popolare presenti in Italia, i Santuari, che Paolo VI chiamava le cliniche della Fede. Dietro i documentari una grande firma, un regista di eccezione: Pupi Avati. In questa puntata: la Basilica di San Francesco d'Assisi.
Lecce: scopriamo la Chiesa di Sant' Antonio a Fulgenzio
La Chiesa di Sant'Antonio a Fulgenzio deve il suo nome alla devozione al Santo di Padova e rappresenta una delle prime chiese francescane a Lecce, costruita nei primi del '900 dall'ingegnere Carmelo Franco. Il tempio sacro dei frati Minori, maestoso e solenne, sorge nelle adiacenze della Villa Fulgenzio della Monica su Via del Mare, oggi Via Imperatore Adriano. La sua imponenza artistica in stile romanico all'esterno e neo gotico pugliese all'interno, è stata voluta per attirare l'attenzione della popolazione leccese in quella che all'inizi del secolo scorso era la periferia est della città. L'interno della Chiesa è uno straordinario complesso iconografico sul muro. I Frati sognavano infatti una Chiesa affrescata sul modello di quella di San Francesco ad Assisi o di Sant'Antonio a Padova. L'opera leccese rimase tuttavia incompiuta in quanto i Padri commissionati per i lavori di pittura, P. Antonio Angelo Ierone e P. Raffaello Pantaloni, furono allontanati dall'Italia e da Lecce durante l'ultima Guerra Mondiale. Oggi le telecamere di Salentoweb.tv vi portano all'interno di questo meraviglioso tempio sacro, gioiello dell'architettura leccese.
Chiesa di San Nicolò (Padova)
La chiesa di San Nicolò è un edificio religioso di origine alto-medievale che si affaccia sul Selciato San Nicolò a Padova. Parrocchia almeno dal 1178, è ancora retta dal clero secolare della Diocesi di Padova. Ha come sussidiaria la rettoria di Santa Lucia e per un periodo quella di Sant'Agnese in Strà Maggiore, chiusa al culto nel XX secolo.
La Chiesa di San Nicolò è sicuramente da annoverare tra quelle più antiche della città se non tra le prime ad essere dedicate a San Nicola di Mira, probabilmente prima dell'arrivo delle reliquie nella città di Bari (1087). Alcuni scavi archeologici hanno confermato che la costruzione ha origine ben anteriore al 1088, anno in cui il Vescovo di Padova Milone donò la chiesa alle Monache di San Pietro. In un documento del 1178 il Vescovo Gerardo la cita tra le parrocchie della città. La chiesa subì rimaneggiamenti ed adeguamenti, sostanziali quelli del XIV secolo (1305) epoca in cui si inserì nel circuito della Reggia Carrarese. Nella visita pastorale del 1546 la chiesa era dotata di ben 11 altari, alcuni appartenenti ad alcune famiglie dell'aristocrazia padovana che ebbero speciali diritti sulla chiesa, come i Forzatè e i Sala (dal secolo XII, o dall'epoca carrarese). Nel seicento e nel settecento la chiesa subì vari adeguamenti architettonici che alterarono il primitivo aspetto medievale. Nell'Ottocento fu ripristinato il campanile. Sulla scia del Vaticano II (dal 1966 al 1971) la chiesa subì un lungo lavoro di restauro che si propose di riportare la struttura alle fattezze originali eliminando la gran parte del ricco patrimonio artistico di età barocca.
Nella chiesa sono sepolti Giordano e Marco Forzatè ed altri componenti della famiglia padovana.
La Chiesa si affaccia su uno spazio utilizzato come arie cimiteriale sino all'età napoleonica. L'edificio, orientato levante-ponente è assai complesso perché circondato da una serie di costruzioni del XIII e XIV secolo. Sulla facciata decorata da archetti gotici si apre un rosone. Sporge la cappella Forzatè (1367) collegata con un'arcata al campanile gotico. Sotto l'arcata, il portale maggiore lombardesco, della seconda metà del Quattrocento, con la raffigurazione di San Nicola mitrato, il Padre Eterno e ai lati, L'Annunciazione. Sul fianco destro un complesso paramento murario gotico, decorato da arcatelle gotiche e da pitture araldiche è sovrastato da abitazioni di età medievale, come il fianco sinistro addossato al trecentesco palazzo Montorsi. Sull'intero edificio si susseguono decorazioni, stemmi e raffigurazioni araldiche. L'edicola votiva quattrocentesca che si addossava al campanile è stata demolita nell’ottocento.
L'interno è caratterizzato da una certa asimmetria, accentuata della quarta navata che si apre verso meridione. Arcate di varie dimensioni ed ampiezza rendono l'ambiente suggestivo. Il soffitto voltato risale al XIV secolo. Sulla cappella a destra, una pala raffigurante Sant'Agnese e proveniente dall'omonima chiesa. Nella cappella successiva è ospitato il fonte battesimale cinquecentesco, sul retro l'imponente deposito in marmo rosso veronese di Giordano e Marco Forzatè, sovrastato da un pregevole trittico rinascimentale, con cornice originale (sono raffigurati i Santi Leonardo e Giacomo con al centro la Vergine ed il Bambino) opera di un artista di scuola padovana legato al Bellini e al Parisati.
Il deposito Forzatè
Proseguendo si incontra la bella tela firmata da Giandomenico Tiepolo e datata 1777 raffigurante la Sacra Famiglia con le Sante Francesca Romana ed Eurosia, sino al 1966 pala dell'altar maggiore (l'angelo di sinistra è un'aggiunta del pittore Giovanbattista Mingardi). Il cancello di bronzo che un tempo chiudeva l'accesso al presbiterio è opera di Jacopo Gabano (1747), a cui probabilmente si doveva tutto l'impianto dell'altar maggiore. Segue poi un grande pannello ligneo lavorato al altorilievo raffigurante San Giovanni nel deserto, San Francesco stigmatizzato, la bilocazione di Sant'Antonio e San Bernardino che guarisce il re nella chiesa sono presenti altri tre pannelli del genere e probabilmente decoravano gli scanni del presbiterio. Lungo le pareti i resti dei paliotti dei vecchi altari eliminati durante il restauro degli anni '60. L'abside, ripristinata, reca tracce di affreschi quattrocenteschi. La Madonna col Bambino in terracotta posta sulla destra secondo alcuni è attribuibile al lavoro di Giovanni da Pisa. L'altare è stato ricavato dalla mensa del vecchio altare barocco. Sul catino, frammenti di arredo liturgico di età romanica ed affresco quattrocentesco. Sotto, sedili e sede liturgica degli anni '70. Segue l'altare del Santissimo Sacramento ricavato dal vecchio tabernacolo. Si incontra poi una tavola raffigurante San Liberale per alcuni riferibile a Jacopo Parisati. Seguono poi alcuni lacerti di affresco (Crocifissione e Storie del Battista), lavoro di Gerardino da Reggio commissionato da Marco Forzatè nel 1374.
Assisi LA TOMBA DI CHIARA
Assisi LA TOMBA DI CHIARA
SANTA CHIARA (1194-1253) SULLE ORME DI FRANCESCO SEGUI' LA VOCAZIONE DELLA POVERTA' E FONDO' L'ORDINE DELLE CLARISSE.
VISSE PER OLTRE 40 ANNI NEL MONASTERO ANNESSO ALLA CHIESA DI SAN DAMIANO.
NELLA CHIESA DI SAN DAMIANO, COME E' NOTO, IL CROCIFISSO PARLO' A SAN FRANCESCO DICENDOGLI: FRANCESCO, RIPARA LA MIA CHIESA.
IL CROCIFISSO CHE PARLO' AL POVERELLO D'ASSISI OGGI SI TROVA NELLA BASILICA DOVE RIPOSANO LE SPOGLIE MORTALI DELLA SANTA CANONIZZATA NEL 1255.
mp3 Kyrie Eleison - Richard Rossbach & The Gregorian Chants
The Orchard Music
Roba Music Verlag GmbH
Assisi - Basilica di Santa Chiara
Assisi (Perugia) - La costruzione della Basilica di Santa Chiara iniziò nel 1257, quattro anni dopo la morte della santa. Nel frattempo si costruì anche il monastero, presso il quale le Clarisse si trasferirono nel 1260 da San Damiano, portando con sé diverse reliquie e anche il Crocifisso che aveva parlato a Francesco. Per questo motivo ancora oggi possiamo ammirare tale Crocifisso in stile bizantino, custodito proprio dove si trovava la primitiva chiesa di San Giorgio. In questa Basilica i pellegrini, oltre a poter venerare le spoglie di Santa Chiara, esposte nella cripta e poter vedere diverse reliquie di Chiara e Francesco, possono soffermarsi in preghiera silenziosa davanti al Crocifisso, utilizzando le stesse parole del Santo. La Basilica di Santa Chiara si trova nella parte opposta di Assisi rispetto a San Francesco: le due Basiliche si trovano così una di fronte all’altra, anche se a distanza, e guardano verso la città. Nel luogo in cui sorge Santa Chiara si trovava la chiesa di San Giorgio, dove San Francesco fu sepolto subito dopo la sua morte, avvenuta la sera del 3 ottobre 1226 a Santa Maria degli Angeli, e dove rimase fino alla sua canonizzazione, quando la sua salma fu solennemente traslata nella Basilica a lui dedicata.
Basilica Di San Francesco - Chiesa Superiore Giotto 3 - Assisi - Audioguida - MyWoWo Travel App
Proseguiamo nella lettura degli affreschi di Giotto sull’ultima parete della chiesa.
“La morte del cavaliere di Celano” racconta l’improvvisa morte di un uomo che aveva invitato Francesco a pranzo. Osserva il frate rimasto a tavola, quasi contrariato dal triste evento, la posa pacata di san Francesco e il gruppo dei parenti raccolti sul morente.
Nell’affresco “Apparizione al capitolo di Arles” puoi apprezzare la capacità di Giotto di dipingere uno spazio quasi vero e abitabile, con la chiesa aperta per permetterci di vederne l’interno. Ma osserva anche come rende i diversi atteggiamenti dei frati, uno dei quali sembra addormentato.
L’affresco intitolato “Accertamento delle stimmate” è ambientato in una chiesa, in fondo alla navata. Sulla trave è appeso un Crocefisso tra due dipinti, come nel “Presepe di Greccio”, ma qui visto di fronte. A sinistra del Crocefisso pende un lampadario con numerose lucerne a olio. Per accenderle si abbassavano tramite una carrucola. In primo piano il clero è accorso per verificare le stimmate sulle mani e il costato del Santo dopo la sua morte...
Visita la pagina di MyWoWo dedicata a questa meraviglia:
...e scarica gratis la Travel App di MyWoWo, potrai ascoltare audioguide che descrivono le più bella città del mondo e scoprirne le meraviglie.
Google Play (Android):
iTune (Apple):
MyWoWo è disponibile in 7 lingue!
Montagnana (Pd), uno dei Borghi più belli d'Italia
Montagnana è un comune di 9.532 abitanti della provincia di Padova.Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale Sulla grande piazza centrale, si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante Palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sta il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata. In via Carrarese, si trova il Municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1532). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di S.Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via S.Benedetto si affaccia la barocca omonima chiesa (in corso di restauro). Subito fuori dell' abitato, a ridosso di Porta Padova, vi è la Villa Pisani, uno dei capolavori del Palladio, che all' interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608). Da segnalare, in via dei Montagnana l'antico Ospedale di S.Maria e, nell'omonima via, la chiesetta di S.Antonio Abate, con tracce di presenza templare.I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla Rocca degli Alberi e dal Castello di San Zeno. Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X sec. d.C. in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dellapparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino da Romano il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate allepoca (ziron). Il mastio del Castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del '300, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri.
Montagnana is a town and comune in the province of Padova, in Veneto (northern Italy). It is bounded by other communes of Saletto, Megliadino San Fidenzio, Casale di Scodosia, Urbana, Bevilacqua, Pojana Maggiore and Noventa Vicentina. As of 2007 the population of Montagnana was 9,355. The famous medieval walls, are one of the best preserved examples of medieval walls in Europe.
Font : Wikipedia
Ancona, Chiesa del Gesù e di san Francesco alle Scale (manortiz)
La Chiesa del Gesù di Ancona è tra gli edifici storici di maggiore interesse in città. Il monumento fu commissionato dal conte Nappi nel 1605. Nel 1733 i Gesuiti affidarono a Luigi Vanvitelli il progetto dell’ampliamento della chiesa e dell’annesso convento, ultimato nel 1743 secondo le sue attuali forme. La facciata, con il suo andamento curvilineo, assume valenza urbanistica: riecheggia infatti l’arco dell’insenatura del porto amplia lo spazio della piazza. L’alto pronao, che copre il portale d'ingresso e la scalinata, è sorretto da due colonne doriche e da doppi pilastri d’angolo, mentre le due volute laterali legano le due rampe della scala. Nella parte superiore, l’attico balaustrato, nasconde il retrostante tiburio a ottagono che racchiude la cupola. Per la facciata è stato utilizzato il mattone e la pietra bianca d'Istria, validi elementi scenografici. La pianta del monumento è a croce latina; la navata è coperta da una volta a botte lunettata. Due cappelle si aprono per lato. Nell’altare maggiore era conservata la Circoncisione di Orazio Gentileschi, attualmente custodita nella Pinacoteca civica. In una delle cappelle laterali è invece conservata la tela di Sebastiano Conca Partenza di San Francesco Saverio per le Indie del 1700.
Dall’alto di una gradinata, la Chiesa di San Francesco delle Scale prospetta su Piazza San Francesco, con un notevole effetto scenografico. Poco dopo la costruzione del convento e dell’oratorio (1295), la Chiesa fu costruita nel 1323 e dedicata inizialmente a Santa Maria Maggiore. All’inizio del 1400 venne ampliato il convento e contestualmente si costruì uno scalone monumentale che dalla strada più in basso consentiva l’accesso direttamente alla chiesa. All’esterno, si nota il magnifico portale gotico-veneziano a forma di tabernacolo, realizzato in pietra di Brioni da Giorgio da Sebenico, alla metà del Quattrocento (1455). Attorno all'ingresso si trovano, finemente scolpite, teste a tutto rilievo, opera di Giorgio Orsini, pure di Sebenico. Qualche studioso volle vedervi Dante, Petrarca, Laura, Boccaccio ecc. Nel padiglione è San Francesco; ai lati Sant'Antonio da Padova e San Lodovico da Tolosa. Sotto, San Bernardino di Siena e Santa Chiara. Nel 1790 l'architetto Francesco Maria Ciaraffoni ristrutturò la chiesa modificandola internamente e sopraelevando la facciata. Durante il periodo napoleonico, la chiesa è stata utilizzata per scopi militari, chiusa al culto nel 1852 e adibita a ospedale. Radicalmente ristrutturata alla fine dell’Ottocento, ospitò la Pinacoteca civica fino alla sua riconsacrazione, avvenuta nel 1953. L'interno, a navata unica, custodisce nel primo altare a destra, il Battesimo di Cristo di Pellegrino Tibaldi; l'altare di fronte accoglie la tela Angeli che trasportano la Santa Casa di Loreto di Andrea Lilli, e la Gloria, opera in gesso di Gioacchino Varlè. Nell'abside è invece collocata l'Assunta di Lorenzo Lotto. La Vergine è presentata secondo uno schema tipologico che sarà abbondantemente ripetuto nell'arte della Controriforma: è ritta in piedi mentre viene trasportata in alto da un coro di angeli, tiene le braccia aperte e lo sguardo è rapito in cielo. Sotto di lei gli Apostoli in un gesticolare meravigliato e un pò smarrito, circondano il sepolcro vuoto. Mosso da un'esigenza tutta interiore, il Lotto procede per via di riduzione eliminando dalla rappresentazione ogni ambientazione isolando su un cielo incupito la figura della Vergine, per cui l'osservatore viene sospinto ad alazare lo sguardo in un rapporto di contemplazione diretta con il miracolo. In un contesto pervaso di malinconia che abbraccia le persone e intristisce il luogo affiora il particoalre poetico dei petali di fiori che occupano il sepolcro vuoto, unico segno del passaggio umano di Maria.
Padova 2018 - mercoledi 26 settembre: Montagnana
Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale e, parte, durante la ripresa economica del XIX secolo.
Sulla piazza centrale si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. All'interno sono esposte la Trasfigurazione di Paolo Veronese, tre tavole di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (XVI secolo), una grande tela votiva di notevole valore documentale riproducente la battaglia di Lepanto (1571). Le pareti sono ornate di raffinate decorazioni e di affreschi, tra i quali, notevolissimi, quello del catino absidale del Buonconsiglio, e, ai lati dell'ingresso, la Giuditta e il David, recentemente attribuiti al Giorgione.
Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sorge il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata.
In via Carrarese si trova il municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1538). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di San Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via San Benedetto si affaccia l'omonima chiesa barocca. Subito fuori dell'abitato, a ridosso di porta Padova, vi è villa Pisani, uno dei capolavori di Palladio, che all'interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608).
Da segnalare, in via dei Montagnana, l'antico ospedale di Santa Maria con un affresco di Giovanni Buonconsiglio e, nell'omonima via, la chiesetta di Sant'Antonio Abate, con tracce di presenza templare.
I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla rocca degli Alberi e dal castello di San Zeno.
Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X secolo in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dell'apparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino III da Romano detto il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate all'epoca (ziron). Il mastio del castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.
La chiesa di san Francesco d'Assisi a Fondi
Con il sorgere dell’Ordine Francescano nel 1209, l’apostolato di San Francesco ebbe le più vaste e profonde risonanze. I suoi figli penetrarono dappertutto e fondarono molte case religiose. Una di queste vivente ancora il Santo fu istituita anche a Fondi, dove certamente ha sostato S. Francesco stesso, transitando per la città, che costituiva una tappa obbligatoria per i religiosi in viaggio da Roma a Napoli e viceversa.
Tommaso da Celano, primo biografo di San Francesco, ci riferisce un lamento del vescovo di Fondi per due frati che portavano la barba più lunga del tollerabile e il dolore del Santo per questo rimprovero. La prima comunità francescana in Fondi, accanto alla propria dimora, costruì una chiesa di modeste proporzioni.
IL COMPLESSO MONUMENTALE DI S. FRANCESCO
La Chiesa e l’attiguo convento di S. Francesco in Fondi furono costruiti da Onorato I Gaetani nel 1363 circa, sul luogo di un più antico e modesto complesso, edificato dai primi frati francescani giunti a Fondi. Il convento e la chiesa furono restaurati dal conte Onorato II Gaetani, come attesta l’iscrizione posta sull’architrave del portale d’ingresso alla chiesa. Fin dal 1466 il complesso monumentale appartenne ai Frati Minori Osservanti della provincia di Napoli. Venne perduto una prima volta durante il Decennio francese. Riaperto nel 1843, fu chiuso di nuovo nel 1866. I frati vi ritornarono nel 1881 ma vi rimasero per poco tempo. L’intero complesso fu gravemente danneggiato durante l’ultimo conflitto mondiale. Attualmente, in attesa di riaprire lo storico convento lavora una piccola comunità religiosa che è responsabile della chiesa conventuale che dal 1968 è divenuta parrocchia, con decreto dell’allora Arcivescovo di Gaeta, Mons. Lorenzo Gargiulo.
Il CONVENTO
Il convento - restaurato nel 1946 - è preceduto da un ampio porticato con archi a tutto sesto. L’edificio è strutturato intorno ad un luminoso chiostro in stile ogivale, con volte a crociera sorrette da pilastri ottagonali in pietra piperina, culminanti in capitelli a foglie di palma. Al centro, tra piante di agrumi, un caratteristico pozzo dell’epoca.
Assisi - Duomo di San Rufino e Basilica di Santa Chiara
Video di presentazione del Duomo di San Rufino e della Basilica di Santa Chiara in Assisi.
Monselice (Padova) Villa Duodo Santuario delle Sette Chiese Duomo Vecchio Oratorio di S. Giorgio
Antica pieve di Santa Giustina (o Duomo Vecchio)
Il duomo vecchio, dedicato a Santa Giustina, è una costruzione tardo romanica, che risale probabilmente al 1256. Davanti al portale il duomo ha una piccola loggia ad arco acuto. All'interno si trovano dipinti di scuola veneziana (probabilmente del XV secolo). Nel 1361 presso la pieve di Santa Giustina Francesco Petrarca ricevette un beneficio di canonico.
Santuario delle Sette Chiesette
Ideato e costruito da Vincenzo Scamozzi su commissione dei nobili veneziani Duodo tra il 1605 e il 1615. In quello stesso periodo i Duodo fecero costruire sei cappelle, lungo il pendio del colle, ottenendo da papa Paolo V la concessione delle stesse indulgenze accordate ai pellegrini che si recavano in pellegrinaggio alle sette basiliche maggiori in Roma. L'arco d'ingresso all'area sacra del Santuario Giubilare delle Sette Chiesette, costruito nel 1651, è chiamata la Porta Romana o Porta Santa dove l'iscrizione Romanis basilicis pares ricorda il collegamento con il pellegrinaggio alle basiliche romane. Le sei cappelle ospitano cinque pregevoli pale di Jacopo Palma il Giovane mentre in quella cointitolata ai santi Pietro e Paolo, vi è una pala attribuita al pittore bavarese Johann Carl Loth.
Oratorio di San Giorgio (la Settima Chiesetta)
Il santuario di San Giorgio, detto dei Santi, è il punto d'arrivo della via sacra. Nel 1651 vennero traslati da Roma i corpi di tre martiri e numerose reliquie. L'interno, affrescato da Tommaso Sandrini, è abbellito anche da un pregevolissimo paliotto d'altare in intarsio marmoreo e pietre dure uscito dalla maestria della bottega dei Corberelli. La chiesa è meta di migliaia di visitatori e devoti per la festa di San Valentino che si celebra il 14 febbraio durante la quale un sacerdote impartisce la benedizione ai bambini e adulti e consegna loro una chiavetta d'oro.
Villa Duodo è una villa veneta, il cui progetto è attribuito a Vincenzo Scamozzi, anche se alcune parti più recenti sono state rielaborate da Andrea Tirali. La villa si trova a Monselice ed è posta a metà costa del Colle della Rocca.
Villa Duodo.
Fu costruita dalla nobile famiglia veneziana Duodo sulle fondazioni di un più antico castello detto di San Giorgio. A destra, l'ala più antica risale al 1593 ed è opera dell'architetto Vincenzo Scamozzi. La parte frontale, aggiunta nel 1740, è la più recente. A sinistra del complesso si sviluppa l'esedra dedicata a San Francesco Saverio, una grande scalinata in pietra del 1600. La villa, visitabile solo esternamente, è preceduta dal percorso delle Sette Chiese.
Il santuario giubilare, progettato dallo Scamozzi su commissione dei conti Duodo nella prima metà del Seicento, è formato da 6 cappelle allineate lungo il colle, e da una settima chiesa, dedicata a San Giorgio, che chiude idealmente il percorso devozionale sulla spianata della villa.
Le cappelle divennero un popolare luogo di pellegrinaggio, quando papa Paolo V concesse l'indulgenza plenaria ai pellegrini che avessero visitato il santuario equivalente alle sette maggiori basiliche di Roma; ognuna delle sei cappelle porta il nome di una basilica romana (la sesta ed ultima porta il nome di San Paolo e San Pietro). Ogni cappella contiene un affresco di Jacopo Palma il Giovane.
SANTUARIO MADONNA DELLE GRAZIE-MONZA.mp4
Musica:EXILIO di JAIME HERAS tratto dall'album EL ULTIMO PELDANO
La Chiesa di Santa Maria delle Grazie a Monza e l'attiguo convento furono costruiti tra il 1463 e il 1467 (secondo lo storico Antonio Francesco Frisi), anno in cui vi si stabilirono i Frati Minori. Un'antica iscrizione conferma la data e che il merito della costruzione risale al padre Damiano da Padova.
Il complesso sorge sulla riva sinistra del fiume Lambro, a monte rispetto al centro cittadino, presso il punto in cui il fiume esce dal Parco di Monza.
La chiesa è preceduta da un porticato sorretto da quattro colonne a lato del quale è la porta del convento. L'interno è a tre navate. Sull'altare maggiore è esposta la venerata immagine della Vergine. All'esterno, sul fianco meridionale, un ampio cortile quadrato delimitato dalle edicole in cotto della Via Crucis, opera dello scultore Dante Ruffini.
Si deve senz'altro identificare con questo il convento dei frati cappuccini[senza fonte][1] al quale, nel celeberrimo romanzo I promessi sposi, Renzo e Lucia furono inviati dal padre Cristoforo allorché dovettero fuggire da Lecco. Lucia fu poi affidata alla Monaca di Monza, nel convento femminile (oggi non più esistente) che si trovava entro le mura della città; Renzo invece proseguì per Milano.
In questo santuario sostarono a pregare Gian Paolo Osio, suor Benedetta e suor Ottavia, le due monache complici scomode in fuga dal convento di Santa Margherita di Monza per evitare l'arresto dopo quello avvenuto di suor Virginia de Leyva, personaggio storico romanzato ne I promessi sposi.(fonte:Wikipedia)
Le campane di Bologna - Basilica di S.Francesco D'Assisi
Bologna - Basilica dei Frati Minori Conventuali di S.Francesco D'Assisi
5 campane intonate in quarto maggiore e quarto minore, elettrificate a mezzoslancio dalla ditta Meloncelli e in manutenzione da Capanni:
Re3 = Cesare Brighenti, 1932
Fa3 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
Sol3 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
La3 = Francesco De Poli di Vittorio Veneto, 1968
Do4 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
San Francesco giunse a Bologna nel 1222 e la sua predica determinò un decisivo interesse verso il francescanesimo. I francescani però, tramite l'opera di Bernardo di Quintavalle, avevano ottenuto da Nicolò Pepoli già dal 1213, la modesta casa di Santa Maria delle Pugliole, la quale sarà il primo insediamento francescano a Bologna. Qui i frati rimasero fino al 1236, anno in cui, per interessamento di papa Gregorio IX e per la concessione delle autorità civili, ebbero la possibilità di avviare la costruzione del grande complesso che, fin dalle sue fondazioni, ebbe carattere di monumentalità.
Non si conosce il nome dell'architetto che realizzò il progetto iniziale, ma dalle cronache di Bartolomeo delle Pugliole, si apprende che nel 1254 crollarono due arcate e che nel sinistro venne coinvolto frate Andrea maestro della ghiexia, il quale ebbe le gambe spezzate. Questo fa presuppore che frate Andrea fu l'ideatore del progetto originale. La presenza a Bologna di Marco da Brescia, frate francescano, potrebbe far pensare che sia anche l'ideatore del progetto, ma non è suffragato da prove documentali. È probabile invece che tutto il complesso sia stato realizzato in maniera collettiva dalla comunità francescana intera, senza che ci sia stata una preminente individualità che ha ideato e condotto i lavori. Nel 1263 l'edificio era completo nelle sue parti essenziali.
Tra il 1397 e il 1402 fu innalzato un nuovo grande campanile su progetto di Antonio di Vincenzo, che realizzò anche la prima cappella privata, quella della famiglia Muzzarelli. Lungo il perimetro furono successivamente costruite altre cappelle gentilizie, tutte eliminate nei restauri di fine Ottocento, esclusa la quattrocentesca cappella di san Bernardino.
Dopo l'arrivo dei francesi (1796) la chiesa fu sconsacrata, ridotta a dogana, subì la dispersione del suo patrimonio artistico e conobbe un forte degrado strutturale. Tra il 1886 e il 1906 Alfonso Rubbiani ne curò un restauro che restituì alla chiesa l'aspetto originario ma con alcune pesanti ricostruzioni.
I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno arrecato al complesso ulteriori danni e crolli (facciata, volte e chiostro), poi ripristinati dai restauri della Soprintendenza.
Le campane furono le migliori di tutto il bolognese, del ferrarese e del faentino fino al 1902 quando il Cav. Giuseppe Brighenti fuse le 4 campane di S.Agosino (FE) che è da molti considerato il doppio migliore per le eccellenti qualità timbriche. L'elettrificazione degli anni '60 non permetterà più il suono alla bolognese e in seguito si romperà il La3 che verrà poi rifuso dall'Ing. Francesco De Poli nel 1968. La grossa di nota Re3 crescente, pesa circa 16 q.li ed ha un diametro di 131 cm. La mezzana di nota Fa3 crescente, pesa 8,50 q.li ed ha un diametro di 110 cm. La mezzanella di nota Sol3 crescente, pesa 5,92 q.li ed ha un diametro di 97 cm. La piccola di nota La3 crescente, pesa 3,70 q.li ed ha un diametro di 84 cm. La piccola del maggiore di nota Do4 crescente, pesa 2,90 q.li ed ha un diametro di 64 cm.
Suonate:
-Scampanzata: Martellata di Chiesa bolognese con le 4 grosse
-Scampanzata: Tradizionale bolognese di Cesarino Bianchi con le 4 piccole
-Squinquino eseguito con la campana maggiore a bicchiere e le altre a scampanio
-Scampanzata: Martellata di Chiesa bolognese con le 4 grosse
-Scampanzata: Ave Maria di Lourdes con le 4 piccole
-Squinquino eseguito con la campana maggiore a bicchiere e le altre a scampanio
-Squinquino eseguito con la grossa delle piccole a bicchiere e le altre a scampanio
3/4 Ottobre 2017, suonate prima delle Celebrazioni Solenni delle ore 18:00 in onore di S.Francesco D'Assisi patrono della Basilica e D'Italia
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
TREVISO TG - 24/10/2015 - CONEGLIANO UNIVERSITARIA AL CONVENTO S.FRANCESCO
TREVISO TG (sabato 24 ottobre 2015) - L’universita’ trova casa a Conegliano. E lo fa all’ex convento di san francesco grazie all’accordo con fondazione Cassamarca con il polo universitario telematico Pegaso
Le campane di Bologna - Basilica di S.Francesco D'Assisi
Bologna - Piazza San Francesco - Basilica dei Frati Minori Conventuali di S.Francesco D'Assisi
5+1 campane intonate in quarto maggiore e quarto minore, elettrificate a mezzoslancio dalla ditta Meloncelli e in manutenzione da Capanni:
*Re#3 -72/100 = Cesare Brighenti, 1932
Fa#3 -33/100 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
Sol#3 -21/100 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
La#3 -38/100 = Francesco De Poli di Vittorio Veneto, 1968
Do#4 -7/100 = Gaetano e Clemente Brighenti, 1847
Fa3 (posta sul campanile piccolo e montata a slancio manuale) = Cesare Brighenti, 1935
N.B. la campana maggiore è di fatto un Re3 crescente ma per comodità la si definisce un Re#3 (come sicuramente doveva essere nelle intenzioni del fonditore). L'intervallo tra grossa e mezzana rimane comunque di poco più di 1 tono e mezzo e di conseguenza meno di 2 toni
S.Francesco giunse a Bologna nel 1222 e la sua predica determinò un decisivo interesse verso il francescanesimo. I francescani però, tramite l'opera di Bernardo di Quintavalle, avevano ottenuto da Nicolò Pepoli già dal 1213, la modesta casa di Santa Maria delle Pugliole, la quale sarà il primo insediamento francescano a Bologna. Qui i frati rimasero fino al 1236, anno in cui, per interessamento di papa Gregorio IX e per la concessione delle autorità civili, ebbero la possibilità di avviare la costruzione del grande complesso che, fin dalle sue fondazioni, ebbe carattere di monumentalità. Non si conosce il nome dell'architetto che realizzò il progetto iniziale, ma dalle cronache di Bartolomeo delle Pugliole, si apprende che nel 1254 crollarono due arcate e che nel sinistro venne coinvolto frate Andrea maestro della ghiexia, il quale ebbe le gambe spezzate. Questo fa presuppore che frate Andrea fu l'ideatore del progetto originale. La presenza a Bologna di Marco da Brescia, frate francescano, potrebbe far pensare che sia anche l'ideatore del progetto, ma non è suffragato da prove documentali. È probabile invece che tutto il complesso sia stato realizzato in maniera collettiva dalla comunità francescana intera, senza che ci sia stata una preminente individualità che ha ideato e condotto i lavori. Nel 1263 l'edificio era completo nelle sue parti essenziali. Tra il 1397 e il 1402 fu innalzato un nuovo grande campanile su progetto di A.Di Vincenzo, che realizzò anche la prima cappella privata, quella della famiglia Muzzarelli. Lungo il perimetro furono successivamente costruite altre cappelle gentilizie, tutte eliminate nei restauri di fine Ottocento, esclusa la quattrocentesca cappella di S.Bernardino. Dopo l'arrivo dei francesi (1796) la chiesa fu sconsacrata, ridotta a dogana, subì la dispersione del suo patrimonio artistico e conobbe un forte degrado strutturale. Tra il 1886 e il 1906 A.Rubbiani ne curò un restauro che restituì alla chiesa l'aspetto originario ma con alcune pesanti ricostruzioni. I bombardamenti della seconda guerra mondiale hanno arrecato al complesso ulteriori danni e crolli (facciata, volte e chiostro), poi ripristinati dai restauri della Soprintendenza. Le campane furono le migliori di tutto il bolognese, del ferrarese e del faentino fino al 1902 quando il Cav. Giuseppe Brighenti fuse le 4 campane di S.Agosino (FE) che è da molti considerato il doppio migliore per le eccellenti qualità timbriche. L'elettrificazione degli anni '60 non permetterà più il suono alla bolognese e in seguito si romperà il La#3 che verrà poi rifuso dall'Ing. F.De Poli nel 1968. La grossa di nota Re#3-72, pesa circa 16 q.li ed ha un diametro di 131 cm. La mezzana di nota Fa#3-33, pesa 8,50 q.li ed ha un diametro di 110 cm. La mezzanella di nota Sol#3-21, pesa 5,92 q.li ed ha un diametro di 97 cm. La piccola di nota La#3-38, pesa 3,70 q.li ed ha un diametro di 84 cm. La piccola del maggiore di nota Do#4-7, pesa 2,90 q.li ed ha un diametro di 64 cm. La campana del campanile piccolo è di nota Fa3 calante, ha un peso di 12 q.li ca. ed ha un diametro di 120 cm.
*Analisi: La3 435 Hz; 1/100° di semitono ÷ 1/200° di tono*
Suonate (Mercoledì 3 Ottobre):
-Scampanzata: Martellata di Chiesa bolognese con le 4 grosse
-Scampanzata con le 4 piccole
Suonate (Giovedì 4 Ottobre):
-Doppio (3 Fatte a Campanini e Mezze) eseguito alle 10:45 in elettrico-manuale come unico segno per la S.Messa Solenne delle Ore 11
-Plenum eseguito in elettrico-manuale alle 11:45 come unico segno per la S.Messa Solenne delle Ore 12
-Angelus Ore 12 con la campana maggiore
-Squinquino con 5 campane
3/4 Ottobre 2018, suonate prima delle Celebrazioni Solenni delle ore 18:00(giorno 3) e delle ore 11:00/12.00 e 18:00(giorno 4) in onore di S.Francesco D'Assisi patrono della Basilica e D'Italia
Buona visione :-)
Giacomo (Bolocampanaro02):
Andrea Tescari:
Nicolò (CampanaroBolognese 2002):
Giorgio Chiletti:
Tesori della storia d'Abruzzo: CITTA' SANT'ANGELO (PE)
Città Sant’Angelo è un delizioso e suggestivo borgo abruzzese incastonato in una cornice di colline ondulate, di vigneti e uliveti che arrivano fino a un lembo di territorio bagnato dalle acque dell’Adriatico. Meta turistica prescelta per il clima gradevole, la ricchezza di risorse naturali e per la possibilità di rilassarsi, Città Sant’Angelo ha meritato a pieno titolo di entrare nella lista dei Borghi più belli d’Italia. E non è certo l’unico riconoscimento che la cittadina ha ottenuto. Essa è anche Città del Vino e dell’Olio, Città Slow e Bandiera Verde Agricoltura, prestigioso riconoscimento nazionale per quei comuni che si sono distinti in ambito agricolo e ambientale.
Il delizioso borgo è ricchissimo di opere architettoniche e culturali di un certo prestigio. Basti pensare alla maestosa e spettacolare mole della Collegiata dedicata a San Michele Arcangelo, di cui conserva un’importante statua lignea, o alla Chiesa di San Francesco, dalla caratteristica torre campanaria quadrata, costruita nel 1300 e inserita in un edificio conventuale che oggi ospita alcuni uffici del Comune. L’architettura religiosa è una peculiarità del borgo: oltre agli edifici sacri già citati, abbiamo, ugualmente di grande valenza, la Chiesa di Santa Chiara, con una singolare pianta a forma di triangolo equilatero inserito in un cerchio su cui poggia la cupola, la chiesa di Sant’Agostino, di impronta medievale e attualmente adibita ad auditorium, la Chiesa di San Bernardo, costruita nel XIV secolo e soggetta, nel corso degli anni, a modifiche radicali, la Chiesa del Salvatore, dove la torre campanaria, sebbene quasi completamente distrutta, mostra ancora i tratti della scuola del Borromini, e la Chiesa di Sant’Antonio da Padova del XIII secolo. Spiccano in questo meraviglioso borgo anche i palazzi gentilizi e baronali (come i palazzi di Giampietro, Colamico, Sozj, Ursini e Coppa Zuccari) e alcuni importanti siti culturali come ad esempio il Museo e Laboratorio d’arte contemporanea che sorge nel complesso ex manifatturiero dei tabacchi e che oggi è uno dei centri culturali più vivaci e stimolanti nel panorama contemporaneo. Città Sant’Angelo accoglie anche l'importante centro di Educazione Ambientale Butterflyfarm, una piccola oasi di verde dove imparare a conoscere l’ecosistema nel quale vive la farfalla, le diverse specie e contemplare le varie collezioni scientifiche e didattiche. Il percorso del centro prevede anche una tappa al museo ornitologico dove è possibile ammirare molte specie di uccelli. Natura e biodiversità a Città Sant’Angelo, dunque, anche grazie alla presenza dell’Orto Botanico, un’area protetta istituita nel 1990. Dieci ettari in prossimità del fiume Fino, che accolgono una foresta ricca di pioppi bianchi e neri, roverelle, robinie, olmi, salici bianchi e arbusti (sambuco, biancospino, nocciolo). Conclude la carrellata di attrazioni naturalistiche Colle del Moro, uno dei punti panoramici più suggestivi, che offre la vista di tutto il litorale pescarese.
L'utopia diventa realtà - gli affreschi restituiti della Basilica di San Francesco di Assisi
Chiesa di San Francesco di Paola Milano
I frati dell'Ordine dei minimi ottennero, nel 1675, la chiesa di Sant'Anastasia e l'annesso convento, ove avevano già risieduto tra il 1599 e gli anni 1620; il complesso era situato lungo il corso di Porta Nuova, all'angolo con lacontrada del Monte.
Nel 1727 iniziarono i lavori per l'ampliamento del convento, che non vennero mai portati a termine (fu, infatti, completata solo un'ala); contestualmente a ciò, l'architetto Marco Antonio Bianchi ebbe l'incarico di progettare una nuova e più grande chiesa, dedicata al fondatore dell'Ordine dei minimi, san Francesco di Paola. La costruzione iniziò nel 1728 e il luogo di culto venne consacrato il 22 settembre 1735, terminato nella parte strutturale ma non nell'apparato decorativo.
Per tutto il XVIII secolo e il secolo successivo, l'edificio venne progressivamente abbellito: tra il 1749 e il 1753, ad opera di Giuseppe Buzzi, venne realizzato l'altare maggiore; la decorazione del presbiterio nel 1868; la facciata, rimasta incompiuta nella parte superiore, fu completata su progetto di Emilio Alemagna
Il convento venne soppresso nel 1804 e da allora la chiesa, elevata a parrocchia nel 1787, venne affidata al clero diocesano.La facciata dà su via Manzoni ed è preceduta da un sagratorialzato di alcuni gradini rispetto al piano della strada, portato a termine nel 1739. Il prospetto, incompiuto nel 1735 (anno di consacrazione e apertura al culto della chiesa), venne completato nel 1891 su progetto di Emilio Alemagna, dopo che nel 1839 era stata bocciata una proposta dell'architetto Carlo Amati.
La facciata ha una forma curva, ed è suddivisa in due ordini da un cornicione aggettante; il primo piano presenta tre portali sormontati da fastigi e da finestre dalle forme ellittiche; è complessivamente scandito da otto lesene corinzie. L'ordine superiore è centrato su un finestrone fastosamente decorato e sormontato da uno stemma recante il motto latino CHARITAS del santo titolare della chiesa, ai lati sono presenti due terrazzi con balaustre che sorreggono due statue della Fede e della Speranza.
Alle spalle della chiesa, sulla destra, si eleva la torre campanaria, che termina in alto con un cupolino; la cella si apre su ciascun lato con una monofora ad arco a tutto sesto, ed ospita un concerto di cinque campane in Mi♭3fuse da Luigi e Giorgio Ottolina di Seregno nel 1949 ed azionate esclusivamente a corda.