Piazza Navona Fontana dei Quattro Fiumi e Chiesa Santa Agnese a Roma
Piazza Navona Fontana dei 4 fiumi e Chiesa Santa Agnese
a scultura detta Fontana dei Quattro Fiumi (o anche solo fontana dei Fiumi) si trova a Roma al centro di Piazza Navona (davanti alla chiesa di Sant'Agnese in Agone, realizzata su progetto di Borromini) ed è stata ideata e plasmata dallo scultore e architetto Gian Lorenzo Bernini tra il luglio 1648 ed il giugno 1651 su commissione di papa Innocenzo X, in piena epoca barocca, durante il periodo più fecondo di questo artista. Realizzata al centro di Piazza Navona da Gian Lorenzo Bernini, nel 1651, la fontana dei Quattro Fiumi realizza lo straordinario supporto alla copia romana di un obelisco egizio, proveniente dal Circo di Massenzio. Opera di architettura, oltre che di scultura, la fontana mette in mostra un vero e proprio artificio barocco, nell'appoggio dell'obelisco sul vuoto. Quattro colossali figure, sedute in pose contrastanti, impersonano i grandi fiumi dei quattro continenti: il Nilo, il Gange, il Danubio e il Rio della Plata. La fontana, coronata dalla colomba dello Spirito Santo - emblema del papa Innocenzo X, committente dell'opera - fu anche interpretata come simbolo del trionfo della Chiesa sulle quattro parti del mondo. La tradizione che vuole il Bernini rivale al contemporaneo Borromini, ha costruito la leggenda per la quale il personaggio che nella fontana impersona il Rio della Plata alzerebbe la mano verso la prospiciente chiesa di S. Agnese - straordinaria opera del Borromini - in segno di difesa.Si dice che il Bernini, per ottenere la commissione della realizzazione della fontana da Innocenzo X, regalò un modello in argento dell'opera, alto un metro e mezzo, alla cognata del papa donna Olimpia Maidalchini la quale, particolarmente avida, convinse il pontefice a concedere il lavoro appunto al Bernini che, così facendo, spiazzò la concorrenza del Borromini[1]. L'origine della storia sembra dover risalire all'antico conflitto tra le famiglie di papa Urbano VIII (Barberini) protettore ed estimatore del Bernini, e del successore papa Innocenzo X Pamphili, che inizialmente tentò di sbarazzarsi di tutto ciò che in qualche modo era riconducibile al precedente pontefice, Bernini compreso, al quale venne invece affidato, con una certa malizia, il semplice incarico di proseguire il condotto dell'”Acqua Vergine dal suo punto terminale (la fontana di Trevi) al sito in cui doveva essere eretta la nuova fontana. Era nota l'influenza che la potente cognata esercitava sul papa, ed il dono fu una mossa astuta che ottenne il risultato voluto. L'evidente metafora della grazia divina che si effonde sui quattro continenti conosciuti ha poi sicuramente contribuito al favore del pontefice.
L'episodio sembra essere stato alla base della proverbiale rivalità tra i due architetti.
Giro delle 9 fontanelle di pietro lombardi ( roma ) urban trekking
17 km 600 m. A metà strada tra le fontane ornamentali ed i «nasoni» si possono collocare le fontanelle rionali che, in epoca fascista, il primo governatore di Roma, Filippo Cremonesi, commissionò all’architetto romano Pietro Lombardi, già collaboratore di Marcello Piacentini, che aveva vinto il concorso per la realizzazione della Fontana delle Anfore, realizzata in travertino e collocata nella piazza dell’Emporio a Testaccio, sul piccolo colle sorto dall’accumulo nel corso dei secoli delle anfore rotte provenienti dal porto fluviale di Ripa Grande. La realizzazione delle fontanelle gli fu assegnata con il vincolo di ambientare ciascuna di esse nello specifico contesto rionale, richiamando la caratteristica della zona o gli stemmi dei rioni. Ne sono state realizzate otto, nell’arco temporale compreso tra il 1926 ed il 1929. Oltre alla citata Fontana delle Anfore, la Fontana dei Libri, nella via degli Staderari, sede originaria dell’Università La Sapienza, caratterizzata da due coppie di libri poste ai lati di una testa di cervo, simbolo del rione, dalle quali pendono due segnalibri da cui sgorga l’acqua; la Fontana della Botte, collocata in via della Cisterna, luogo rinomato per le sue osterie, in cui l’acqua sgorga da una botte di vino e si versa in un catino da mosto, affiancato da due misure di vino da un litro; la Fontana delle Tiare, situata tra il colonnato di piazza San Pietro ed il Passetto di Borgo, con le sue tre chiavi papali sormontate da altrettante tiare pontificie; la Fontana della Pigna, posta di fronte alla basilica di San Marco, vicino al Vittoriano di piazza Venezia, nella quale due corolle di tulipani sostengono la pigna, che simboleggia il nome stesso del rione; la Fontana delle Palle di Cannone, situata in via di Porta Castello, nelle vicinanze della fortezza militare di Castel Sant’Angelo, in cui l’acqua sgorga da una mascherone posto al centro di una piramide di proiettili; la Fontana dei Monti in via di San Vito, che riproduce lo stemma rionale ispirato ai tre colli originariamente compresi nel rione (Esquilino, Viminale e Celio); la Fontana delle Arti di via Margutta, in cui è raffigurato un secchio di pennelli, con riferimento alle botteghe di artisti che sorgono nella zona; la Fontana del Timone, a ridosso del complesso del San Michele, sulle sponde del Tevere di fronte all’antico porto di Ripa Grande, in cui sono raffigurati la barra ed il timone.
Roma, al via il restauro della Fontana delle rane al quartiere Coppedé
Sono partiti i lavori di restauro della fontana delle rane In piazza Mincio, uno dei simboli più rappresentativi del quartiere Coppedè. Si tratta di un intervento importante, per diversi motivi: parliamo infatti di un monumento di assoluto pregio dal punto di vista storico, artistico e simbolico, al centro di uno dei luoghi più suggestivi di Roma. Lo scrive su facebook la sindaca Virginia Raggi, precisando che l'intervento, sotto la direzione tecnico-scientifica della Sovrintendenza capitolina ai beni culturali, è il primo di questa portata dal momento dell'inaugurazione, nel 1927. La Fontana delle rane negli anni ha subito diverse criticità, incluso un parziale cedimento strutturale di alcuni centimetri per via delle caratteristiche del terreno sottostante. Grazie a tecnologie innovative questa prima condizione critica è stata risolta, ed è ora possibile passare alla fase successiva di vero e proprio restauro degli elementi della fontana.
Fountains of Rome Фонтаны Рима
Fountains of Rome:
Fontana degli Artisti
Fontana del Nettuno
Quirinale fountain
Fontana dell'Acqua Paola
Fontana delle Naiadi
Piazza Santa Maria in Transtevere
Fontana di Piazza Colonna
Triton Fountain
Fontana delle Api
Le Quattro Fontane
Fontana del Mose
Quiriti Fontana della Piazza
Fontana delle Tartarughe
Dragon Fountain
Fountain of the four tiaras
Fountain of St.Peter's Square
Mузыка: Андрей Петров, Финальный марш
Roma Fontana Dei Libri di via Staderari - audio originale
La Fontana dei Libri si trova in via degli Staderari, nome che ricorda gli antichi fabbricanti di stadere e bilance, un tempo esistenti in questa zona. C'è da precisare che questa via, in precedenza, si chiamava via dell'Università, in riferimento alla vicina Università della Sapienza, mentre l'antica via degli Staderari era parallela a questa e fu soppressa allorché fu allargato palazzo Madama. La fontana è situata entro una nicchia coronata da un arco a tutto sesto e presenta una testa di cervo (simbolo rionale di S.Eustachio) fra quattro libri antichi, due per ciascun lato, e collocati su due mensole laterali, naturalmente in onore dell'Università della Sapienza. L'acqua sgorga da due cannelle a forma di segnalibri poste sui tomi superiori e da altre due, poste lateralmente sui tomi inferiori, e si raccoglie nella sottostante vasca semicircolare. Questa composizione, in travertino, fu eseguita nel 1927 su progetto dell'architetto Pietro Lombardi e fa parte di quelle fontane commissionate dal Comune di Roma che volle ripristinare in vari punti della città alcuni simboli di antichi rioni o di mestieri scomparsi. Le altre fontane, tutte opera dello stesso architetto, sono: la Fontana delle Anfore, la Fontana delle Arti, la Fontana delle Tiare, la Fontana della Pigna, la Fontana delle Palle di Cannone, la Fontana dei Monti, la Fontana della Botte e la Fontana del Timone. Una piccola curiosità: al centro della fontana, tra le corna del cervo, risulta inciso in verticale il nome del rione ed in orizzontale il relativo riferimento numerico, ma evidentemente c'è stato un errore perché S.Eustachio corrisponde al rione VIII e non IV come chiaramente inciso.
DRONARTE - Chiesa Degli Artisti, Piazza del Popolo, Roma, Italia
Suggestive riprese con droni multirotori della Chiesa degli Artisti sita in piazza del Popolo a Roma
Riprese realizzate in collaborazione con Pantone Restauri (pantonerestauri.com) per evidenziare i risultati della grande operazione di restauro compiuta in questa importante chiesa italiana.
Luce sull'archeologia - Il colosseo mito e realtà - Incontro 3
IL COLOSSEO MITO E REALTÀ
La grandiosità architettonica delle dimensioni, la straordinaria esemplificazione che esso offre delle tecniche costruttive, il senso di stupore per l’eccezionale miracolo architettonico colto nelle immagini degli artisti; questo è il simbolo di Roma.
Intervengono
Dott.ssa Rossella Rea
Direttrice del Colosseo, Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma
Claudio Strinati
Storico dell’arte già Sovrintendente del Polo Museale Romano
Peppe Servillo
legge brani da De Spectaculis di Marziale, da Cassio Dione e da Satyricon di Petronio
Fontana del Pantheon Piazza della Rotonda Rome
recorded on December 21, 2013
Moving Image Archive Serge de Muller
Ancona, Fontana dei Cavalli marini (manortiz)
La fontana dei Cavalli, insieme a quella delle Tredici Cannelle, è la più conosciuta di Ancona. Fu costruita su progetto dell'artista barocco Lorenzo Daretti[1] nel 1758, con sculture di Gioacchino Varlè. Attualmente si trova di fronte al Palazzo dell'Orologio di piazza Roma; originariamente era collocata invece in piazza San Nicola, tra il palazzo del Bargello e la soppressa chiesa di San Nicola. Il luogo corrisponde oggi a piazza della Repubblica, comunemente detta del Teatro o delle Muse.
La fontana è costituita da tre vasche concentriche e di dimensione crescente andando dall'alto in basso. La vasca posta in alto e quella ad altezza intermedia sono di forma circolare, mentre quella basale è mistilinea. Sopra a tutto è posto un putto, detto popolarmente pupo di San Nicola, nome che ricorda ancora, dopo più di due secoli, la collocazione originaria nei pressi della chiesa omonima. Il putto tiene tra le mani un pesce, dalla cui bocca sgorga l'acqua che poi scende per cascate successive fino alla base. Nella vasca più bassa sono presenti i quattro cavalli marini (sui fianchi si notano le pinne) che danno il nome della fontana; tra essi si scorgono quattro delfini, posti sopra alla roccia centrale. L'acqua sgorga anche dalla bocca e dal naso degli otto animali marini; sino all'ultimo restauro essa era potabile.(Wikipedia()
La Fontana dell'Anfora di Amleto Cataldi
Casina Valadier, Roma. video R.Di Vito. 2014. Amleto Cataldi, scultore di origini castrocielesi, nato nel 1882 a Napoli e scomparso a Roma, è stato uno degli artisti italiani più importanti del secolo scorso. L'artista ciociaro scolpì opere di caratura internazionale, in Italia realizzò sculture commmemorative tuttora visibili nelle piazze di importanti centri come Foggia, Capranica, Lanciano e soprattutto Roma, per la quale ha creato decine di monumenti e capolavori, tra i quali la Fontana dell'Anfora al Pincio, che ancora oggi possono essere ammirati dai cittadini della capitale e dai turisti di tutto il mondo.
Roma Fontana delle Naiadi Piazza Repubblica (Esedra) - slideshow
Nell'ultimo decennio del suo pontificato, papa Pio IX dispose e finanziò la ricostruzione dell'antico acquedotto dell'Aqua Marcia, gravemente danneggiato dai Goti nel VI secolo e da allora rimasto inutilizzato. La gestione del nuovo acquedotto fu affidata, nel 1868, alla società “Acqua Pia Antica Marcia SpA” (il cui marchio si può ancora rinvenire su alcune fontane e tombini), che rimase a lungo una delle principali fornitrici di approvvigionamento idrico della città.
L'opera doveva terminare in una grande “mostra” (come già altri pontefici avevano fatto per gli acquedotti ripristinati durante il loro regno), che fu realizzata in una posizione circa 80 metri più vicino alla stazione Termini rispetto a quella in cui è situata attualmente la fontana, all'incirca dove oggi si trova il monumento ai Caduti di Dogali, su via Luigi Einaudi. Si trattava di una semplice ampia piscina circolare, con il bordo costituito da una composizione di rocce da cui partiva un gran numero di zampilli d'acqua rivolti verso il centro. Qui la composizione era completata da cinque getti d'acqua verticali, di cui quello centrale molto più alto degli altri. Il papa la inaugurò il 10 settembre 1870, 10 giorni prima della breccia di Porta Pia e della fine del suo regno temporale.
Alcuni anni più tardi, nel 1888, approfittando di una sistemazione urbanistica della zona che imponeva al Comune di spostare la fontana di qualche metro, si colse l'occasione per ricostruirla ex novo, cambiandone completamente l'aspetto. Il progetto dell'architetto Alessandro Guerrieri prevedeva 3 tazze circolari concentriche a diversa altezza poste su una base ottagonale con i lati alternativamente retti e concavi; sui lati retti si aprono quattro vasche semicircolari e l'intera struttura è immersa in un'ampia piscina poco profonda[1]. Il primo tentativo (in occasione della visita a Roma dell’imperatore Guglielmo II di Germania) di sistemare quattro leoni di gesso accucciati, posti nelle quattro vasche semicircolari sui lati retti dell'ottagono, come ornamento dell'intero complesso, non ebbe successo, e il progetto venne abbandonato.
Il successivo progetto, opera dello scultore palermitano Mario Rutelli[2], portato a termine e inaugurato nel 1901, consisteva in quattro figure femminili nude bronzee (sistemate al posto dei leoni negli appositi bacini sporgenti), raffiguranti delle naiadi: la Ninfa dei Laghi, riconoscibile dal cigno che tiene con sé, la Ninfa dei Fiumi, sdraiata su un mostro acquatico, la Ninfa delle Acque Sotterranee, sdraiata sopra un drago, e la Ninfa degli Oceani[3], in sella ad un cavallo simbolo del mare. Un grosso zampillo ricadeva sulle statue provenendo dalla prima vasca interna, mentre la vasca centrale manteneva il progetto della fontana originaria, con una numerosa serie di zampilli indirizzati verso l'interno, oltre ai cinque centrali. L'intero complesso era circondato da una cancellata.
La posizione particolarmente sensuale e lasciva delle statue, e la lucentezza dei corpi procaci bagnati dall'acqua, risultò essere uno spettacolo immorale e indecente per l'ala conservatrice di fede papalina che ancora era viva in città, e di cui si faceva portavoce L'Osservatore Romano, il quotidiano del Vaticano; nonostante inizialmente fosse stato mantenuto uno steccato in legno per impedire la vista del monumento (in attesa che il Comune prendesse posizione sulle proteste), l'andirivieni di giovani che sostavano intorno alla cancellata per ammirare le statue tra le tavole sconnesse non faceva che acuire il senso di scandalo che la fontana suscitava. Le polemiche crebbero, in nome del pudore e del perbenismo, e si mantennero per un pezzo, ma il Comune abbracciò le tesi progressiste e, oltre a non rimuovere le Naiadi, come la corrente più puritana avrebbe voluto, il 10 febbraio 1901 lasciò che i romani, a seguito di una mezza sollevazione popolare, abbattessero lo steccato.
Il gruppo chiamato Fritto misto, ora nei giardini di piazza Vittorio Emanuele II
Sempre al Rutelli venne commissionata la decorazione per il gruppo centrale della fontana. La realizzazione dello scultore risultò alquanto bizzarra: tre tritoni, un delfino e un grosso polipo, avvinghiati tra loro apparentemente in una lotta. Quando, nel 1911, il primo modello fu collocato in cima alla fontana, suscitò reazioni sarcastiche, e il gruppo venne ribattezzato il fritto misto di Termini. Venne presto rimosso[4], e si chiese all'artista di scolpirne un altro, più sobrio. Nel 1912, finalmente, la fontana assunse l'aspetto definitivo che mantiene tuttora, con la sistemazione, al centro, del gruppo del Glauco, una figura maschile nuda che afferra un delfino, simboleggiante il dominio dell'uomo sulla forza naturale, dalla cui bocca esce lo zampillo centrale. L'opera completa venne di nuovo inaugurata nel 1914[5].
L'ultimo intervento di restauro e pulitura risale al 1988.
Mo' Te Racconto Roma - Le curiosità su piazza del Popolo di Umberto Magni
La piazza disegnata da Giuseppe Valadier nel 1818 in realtà originariamente si chiamava piazza del Trullo. Durante la ristrutturazione della piazza la fontana originaria, ritenuta troppo piccola, venne spostata in piazza Nicosia e sostituita da quella attuale con tanto di obelisco.
Ma perchè da piazza del Trullo è diventata piazza del Popolo?
diregiovani.it
La chiesa degli artisti di piazza del Popolo. Archè, storie di arte, archeologia e storia
Archè. Trasmissione culturale di Roma Uno. Puntata dedicata alla chiesa degli artisti.
Interviste all'architetto Paolo Portoghesi e al rettore della chiesa di Santa Maria in Montesanto Walter Insero.
a cura di Filippo Bellantoni
montaggio Alberto Furlan
Piazza del Popolo Roma Italia
La piazza e la sua porta sono un ottimo esempio di stratificazione architettonica, un fenomeno che si è verificato per i continui avvicendamenti di pontefici che comportavano modifiche e rielaborazioni dei lavori edilizi e viari. Sulla piazza affacciano ben tre chiese.
Santa Maria del Popolo
La più antica è la basilica di Santa Maria del Popolo, a lato della porta omonima. Venne eretta (sul sepolcro dei Domizi dove Nerone fu sepolto) nell'XI secolo da papa Pasquale II, ma venne poi ricostruita sotto papa Sisto IV da Baccio Pontelli e Andrea Bregno tra il 1472 ed il 1477, che le danno un aspetto maggiormente rinascimentale. Tra il 1655 ed il 1660 papa Alessandro VII decise di restaurare la chiesa dandole un aspetto più brioso[non chiaro]; per questo incaricò Gian Lorenzo Bernini, che restaura nuovamente la chiesa, donandole questa volta una chiara impronta barocca che si può ammirare ancora oggi. La chiesa ospita dei dipinti di grandissima importanza: del Caravaggio sono presenti capolavori come Conversione di san Paolo e Crocifissione di san Pietro, nonché diversi affreschi del Pinturicchio, l'Assunzione di Annibale Carracci, oltre alle architetture di Raffaello Sanzio e del Bramante e ad alcune sculture di Andrea Bregno e dello stesso Gian Lorenzo Bernini, come il magnifico organo sorretto da due angioletti in bronzo.
Porta del Popolo
Nel 1562-1565 Nanni di Baccio Bigio, su commissione di papa Pio IV (Medici), sistema la facciata esterna della Porta del Popolo. Successivamente, nel 1655, papa Alessandro VII (Chigi) commissiona a Gian Lorenzo Bernini i lavori per risistemare la facciata interna ed il cornicione superiore.
L'Obelisco Flaminio
Nel 1573, papa Gregorio XIII (Boncompagni) colloca al centro della piazza una fontana di Giacomo della Porta, una delle nuove diciotto fontane progettate dopo il restauro dell'acquedotto Vergine. Ma nel 1589 papa Sisto V (Peretti) innalza un grande Obelisco Flaminio al centro della piazza, alto 24 metri, costruito ai tempi dei faraoni Ramesse II e Merenptah (1232-1220 a.C.), portato a Roma sotto Augusto e precedentemente collocato al Circo Massimo. Domenico Fontana sposta la fontana di Della Porta verso l'inizio di via del Corso.
Le chiese gemelle
Le due chiese gemelle, come vengono chiamate Santa Maria in Montesanto (1675) e Santa Maria dei Miracoli (1678), vengono costruite per volere di Alessandro VII, ma i lavori terminano solo dopo la scomparsa del pontefice (1667), rinnovando profondamente l'aspetto della piazza, e costituendo i due poli del Tridente, formato da via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta. I due edifici, che conferiscono alla piazza un aspetto barocco, vengono iniziati da Carlo Rainaldi e completati da Gian Lorenzo Bernini, con la collaborazione di Carlo Fontana.
Infiorata a piazza del Popolo 1987
La forma della piazza assume la conformazione attuale solo alla fine del XIX secolo. Precedentemente era una modesta piazza di forma trapezoidale, che si allargava verso il Tridente. Al tempo dell'occupazione napoleonica, infatti, l'aspetto architettonico ed urbanistico della piazza venne rivisto dall'architetto neoclassico Giuseppe Valadier, che già nel 1793 aveva presentato un progetto secondo il quale due caserme di cavalleria avrebbero dovuto essere disposte ai lati della piazza stessa. Ma con la prima invasione da parte di Napoleone (che entra a Roma nel 1798 e poi nel 1809) i francesi imposero a Valadier un progetto di pubblica villa e passeggiata, che però non poté essere realizzato perché non teneva conto dei dislivelli del terreno tra il Pincio e la piazza sottostante. Dopo un secondo progetto che presentava lo stesso problema, l'opera di sistemazione fu affidata all'architetto Berthault, ma appena i francesi furono andati via da Roma fu di nuovo Valadier a realizzare il progetto della definitiva trasformazione. Grazie al suo intervento, la piazza assunse l'attuale forma ellittica, nella parte centrale, completata da una duplice esedra, decorata con numerose fontane e statue, che si protende verso la terrazza del Pincio e verso il fiume Tevere. Nel 1818 sempre il Valadier rimosse la vecchia fontana di Giacomo Della Porta[3] che, sotto il pontificato di papa Leone XII (1822 – 1829) venne sostituita da una nuova architettura. Il Valadier continuò la sua opera di rinnovamento sistemando anche la zona delle pendici del Pincio, raccordando Piazza del Popolo e il colle con delle ampie rampe, adornate da alberi e carrozzabili, terminate nel 1834. La terrazza del Pincio divenne così una delle più celebri passeggiate di Roma, frequentata dal popolo, dalla borghesia, dalla nobiltà, dall'alto clero e dagli stessi pontefici.
Lo scandalo di Piazza Fontana Di Trevi,
Ecco come è ridotta Fontana di Trevi. Incuria, accattonaggio, vendita abusiva da parte di ambulanti. Uno accanto all'altro decine di extracomunitari vendono i loro giochi per bambini. Rifiuti, roba abbandonata. E l'amministrazione comunale?
Max Vlog 03 - Colosseum / Fontana di trevi
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Train workout / Colosseum / Fontana di trevi
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Ianuarie 2016
Piazza della Rotonda - Fontana del Pantheon (manortiz)
Su incarico di papa Gregorio XIII Giacomo Della Porta, nel 1575, progettò anche la fontana di piazza della Rotonda, la cui realizzazione scultorea venne affidata a Leonardo Sormani (...) Nel 1711 papa Clemente XI dispose un radicale restauro della fontana: venne eliminato il catino e sostituito con un gruppo di rocce e delfini che sostiene un piccolo obelisco egizio dell'epoca di Ramesse II, rinvenuto verso la fine del XIV secolo e posizionato allora davanti alla vicina chiesa di San Macuto. Venne inoltre ampliata e rialzata la base, che fu portata a cinque gradini (dalla parte del Pantheon, mentre sull'altro lato, a causa della pendenza, erano solo due).
Strettamente legata alla storia della fontana è quella, meno edificante, del mercato di pesce e ortaggi che si teneva quotidianamente nella piazza già all'epoca di Clemente XI, e le cui bancarelle arrivavano fino al colonnato del Pantheon. Solo in occasione di un restauro effettuato nel 1804 papa Pio VII riuscì a far trasferire il mercato in altre zone limitrofe (quello degli ortaggi a piazza Navona), e ridare decoro alla piazza, ma in un rapporto del 1836 si riporta che ... una turba di rivenditori di pesce ha preso di nuovo posto e permanenza nella parte superiore della piazza della Rotonda ...; per mantenere fresco e vivo il pesce, inoltre, i commercianti usavano immergere le nasse direttamente nella fontana. Solo nel 1847 si riuscirà definitivamente a rimuovere le bancarelle.
Nel 1886 i mascheroni (già asportati sei anni prima e trasferiti a Villa Borghese) vennero inspiegabilmente sostituiti con copie. Infine, nel 1928, il Comune di Roma eliminò le inferriate poste a protezione della fontana.
The Fontana del Pantheon (English: Fountain of the Pantheon) was commissioned by Pope Gregory XIII and is located in the Piazza della Rotonda, Rome, in front of the Roman Pantheon. It was designed by Giacomo Della Porta in 1575 and sculpted out of marble by Leonardo Sormani.
In 1711, Pope Clement XI requested that the fountain be modified and had Filippo Barignoni design a new layout, which included a different basin, made of stone, and the obelisk of Ramses II set in the centre on a plinth with four dolphins decorating the base.
In 1886, the original marble figures were removed, and replaced with copies by Luigi Amici. Today, the originals can be seen in the Museum of Rome.
VILLA D'ESTE Patrimonio Unesco - TIVOLI - HD
© CLAUDIO MORTINI™◊ Villa d’Este, capolavoro del giardino italiano è inserita nella lista UNESCO del patrimonio mondiale, con l’impressionante concentrazione di fontane, ninfei, grotte, giochi d’acqua e musiche idrauliche costituisce un modello più volte emulato nei giardini europei del manierismo e del barocco.
Il giardino va per di più considerato nello straordinario contesto paesaggistico, artistico e storico di Tivoli, che presenta sia i resti prestigiosi di ville antiche come Villa Adriana, sia un territorio ricco di forre , caverne e cascate, simbolo di una guerra millenaria tra pietra e acque. Le imponenti costruzioni e le terrazze sopra terrazze fanno pensare ai Giardini pensili di Babilonia, una delle meraviglie del mondo antico, mentre l’adduzione delle acque, con un acquedotto e un traforo sotto la città, rievoca la sapienza ingegneresca dei romani.
Il cardinale Ippolito II d’Este, dopo le delusioni per la mancata elezione pontificia, fece rivivere qui i fasti delle corti di Ferrara, Roma e Fointanebleau e rinascere la magnificenza di Villa Adriana. Governatore di Tivoli dal 1550, carezzò subito l’idea di realizzare un giardino nel pendio dirupato della “Valle gaudente”, ma soltanto dopo il 1560 si chiarì il programma architettonico e iconologico della Villa, ideato dal pittore-archeologo-architetto Pirro Ligorio e realizzato dall’architetto di corte Alberto Galvani.
Le sale del Palazzo vennero decorate sotto la direzione di protagonisti del tardo manierismo romano come Livio Agresti, Federico Zuccari, Durante Alberti, Girolamo Muziano, Cesare Nebbia e Antonio Tempesta. La sistemazione era quasi completata alla morte del cardinale (1572).
Dal 1605 il cardinale Alessandro d'Este diede avvio ad un nuovo programma di interventi per il restauro e la riparazione dei danni alla vegetazione e agli impianti idraulici, ma anche per creare una serie di innovazioni all'assetto del giardino e alla decorazione delle fontane.
Altri lavori furono eseguiti negli anni 1660 - 70, quando fu coinvolto lo stesso Gianlorenzo Bernini.
Nel XVIII secolo la mancata manutenzione provocò la decadenza del complesso, che si aggravò con il passaggio di proprietà alla Casa d'Asburgo. Il giardino fu pian piano abbandonato, i giochi idraulici, non più utilizzati, andarono in rovina e la collezione di statue antiche, risalente all'epoca del Cardinal Ippolito, fu smembrata e trasferita altrove.
Questo stato di degrado proseguì ininterrotto fino alla metà del XIX secolo, quando il cardinale Gustav von Hohelohe, ottenuta in enfiteusi la villa dai duchi di Modena nel 1851, avviò una serie di lavori per sottrarre il complesso alla rovina. La villa ricominciò così ad essere punto di riferimento culturale, e il cardinale ospitò spesso, tra il 1867 e il 1882, il musicista Franz Liszt (1811 - 1886), che proprio qui compose Giochi d'acqua a Villa d'Este, per pianoforte, e tenne, nel 1879, uno dei suoi ultimi concerti.
Allo scoppio della prima guerra mondiale la villa entrò a far parte delle proprietà dello Stato Italiano, fu aperta al pubblico e interamente restaurata negli anni 1920-30. Un altro radicale restauro fu eseguito, subito dopo la seconda guerra mondiale, per riparare i danni provocati dal bombardamento del 1944. A causa delle condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli, i restauri si sono da allora susseguiti quasi ininterrottamente nell’ultimo ventennio (fra questi va segnalato almeno il recente ripristino delle Fontane dell’Organo e del “Canto degli Uccelli”).
ROMA Fontana di Trevi con folla enorme - with biggest crowd ever seen - videomix
La Fontana di Trevi è la più grande ed una fra le più note fontane di Roma; è considerata una delle più celebri fontane del mondo.
La fontana, progettata da Nicola Salvi in stile rococò e adagiata su un lato di Palazzo Poli (più propriamente Palazzo Conti di Poli), fu iniziata da Nicola Salvi (che vinse il concorso indetto da papa Clemente XII) nel 1732 e completata nel 1762 da Giuseppe Pannini e appartiene al tardo barocco.
Il tema dell’intera composizione è il mare. È inserita in un’ampia piscina rettangolare dagli angoli arrotondati, circondata da un camminamento che la percorre da un lato all’altro, racchiuso a sua volta entro una breve scalinata poco al di sotto del livello stradale della piazza. Il Salvi ricorse al sistema della scalinata per compensare il dislivello tra i due lati della piazza: il lato sinistro (quello verso il colle del Quirinale) è infatti molto più elevato rispetto all’altro, tant’è che si è anche dovuto ricorrere ad un breve parapetto per delimitare la strada, parzialmente coperto da rocce, su una delle quali è scolpito uno stemma Cardinalizio raffigurante un leone rampante.
La scenografia è dominata da una scogliera rocciosa che occupa tutta la parte inferiore del palazzo, al cui centro, sotto una grande nicchia delimitata da colonne che la fa risaltare come fosse sotto un arco di trionfo, una grande statua di Oceano che guida un cocchio a forma di conchiglia trainato da due cavalli alati, a loro volta guidati da altrettanti tritoni. Ai lati della grande nicchia centrale altre due nicchie, più piccole, occupate dalle statue della Salubrità (a destra di Oceano) e dell'Abbondanza. Le tre nicchie sono delimitate da quattro grosse colonne. I due cavalli tradizionalmente noti come “il cavallo agitato” (quello di sinistra), per avere una posa molto più dinamica dell’altro, e “il cavallo placido” rappresentano gli analoghi momenti del mare a volte calmo a volte agitato.
Sempre ai lati dell’arco principale, sopra le due nicchie, due pannelli a bassorilievo, raffiguranti Agrippa nell’atto di approvare la costruzione dell’acquedotto dell’Aqua Virgo (a sinistra, sopra l’Abbondanza) e la “vergine” che mostra ai soldati il luogo dove si trovano le sorgenti d’acqua.
Le quattro grandi colonne corinzie sorreggono il prospetto superiore, sul quale si trovano, in corrispondenza di ogni colonna, quattro statue allegoriche più piccole: da sinistra a destra, l’”Abbondanza della frutta”, la “Fertilità dei campi”, la “Ricchezza dell’Autunno” e l’”Amenità dei giardini”. Nel mezzo, tra le due statue centrali, sormontata da un imponente stemma araldico di papa Clemente XII sorretto da due “Fame”, è posta la grande iscrizione commemorativa-inaugurativa che il pontefice volle apporre un po’ frettolosamente:
CLEMENS XII PONT MAX
AQVAM VIRGINEM
COPIA ET SALVBRITATE COMMENDATAM
CVLTV MAGNIFICO ORNAVIT
ANNO DOMINI MDCCXXXV PONTIF VI
La mossa scogliera in travertino, animata da essenze vegetali e animali scolpiti, vivificata dallo scorrere copioso dell’acqua, è realizzata al pari delle sculture da artisti di ambito berniniano quali Maini, Pincellotti, Bracci, Della Valle. Questi insieme ad uno stuolo di artefici dalle diversificate specializzazioni (stagnari, ottonari ed argentieri, falegnami, pittori, scalpellini, intagliatori…) furono dal Salvi magistralmente diretti ed organizzati. Nella parte centrale l’ordine unico corinzio, tipologicamente riferibile agli archi di trionfo romani , ripartisce lo spazio in riquadri laterali con le sculture ed i bassorilievi relativi alla storia della scoperta e della conduzione dell’acqua Vergine. L’acqua sgorga dalle rocce in diversi punti: sotto il carro di Oceano va a riempire tre vasche, prima di riversarsi nella piscina maggiore. Le tre vasche non facevano parte del progetto originario del Salvi, ma vennero aggiunte a seguito delle modifiche apportate da Giuseppe Pannini, che lo sostituì dopo la morte. Altra modifica sostanziale riguardò i soggetti delle due statue laterali, che rappresentavano inizialmente Agrippa e la “vergine Trivia”. Data l’ampiezza e la complessità dell’opera, molti furono gli scultori impegnati nella realizzazione dei vari gruppi statuari. Prima di morire Giovanni Battista Maini riuscì a progettare solo il modello del gruppo centrale di Oceano, che fu poi realizzato da Pietro Bracci. Le due statue della “Salubrità” e dell’”Abbondanza” sono entrambe opera di Filippo della Valle; il bassorilievo di Agrippa è di Andrea Bergondi, mentre è di Giovanni Battista Grossi quello della “vergine”; le quattro statue superiori sono opera (da sinistra a destra) di Agostino Corsini, Bernardino Ludovisi, Francesco Queirolo e Bartolomeo Pincellotti; da ultimo lo stemma pontificio, realizzato dallo stesso Paolo Benaglia che aveva già scolpito, qualche anno prima, la “Madonna col Bambino”.
LA BELLISSIMA VILLA D'ESTE A TIVOLI. ( ROMA) ITALY
Villa D'Este fu commissionata dal cardinale Ippolito D'Este il quale aveva ricevuto in dono da Giulio iii , allora Papa, diversi territori nella zona di Tivoli.
Per avere il controllo diretto su quei territori così ampi, il cardinale decise di trasferirsi a Tivoli così da poter gestire tutto in prima persona.
Nacque allora villa D'Este inaugurata nel 1572, cui negli anni lavorarono artisti di un certo rilievo, i quali il Bernini, che sono riusciti a portare questa struttura a livelli di eccellenza assoluta.
Con la prima guerra mondiale villa D'Este divenne proprietà dello stato Italiano e aperta al pubblico ; tra il 1920 e il 1930 furono portati a termine diversi lavori di di ristrutturazione.
La villa è un capolavoro del rinascimento Italiano e figura nella lista dei patrimoni dell'umanità dell'unesco .