Monumento Murat di Vincenzo Vela
Vela Vincenzo - monumento Murat -- Vincenzo Vela (1820 - 1891), Gioacchino Murat, 1864.
L'imponente statua di marmo domina il sepolcro della figlia di lui, Letizia, la quale si era sposata con un Pepoli a Bologna.
La figlia è ritratta alla base del monumento.
Nel 1808 Gioacchino Murat sarà incoronato Re di Napoli. La moglie, Carolina Bonaparte, dirigerà gli scavi a Pompei ed Ercolano. Tali luoghi diverranno così, grazie alla madre di Letizia, siti archeologici famosi in tutta Europa.
L'epigrafe recita
A Letizia Murat Pepoli, i figli posero su la tomba adempiendo il voto, la statua del padre da lei sopra tutti amato.
Certosa di Bologna, Sala del Colombario.
Vincenzo Vela (1820-1891)
The Swiss sculptor Vincenzo Vela was born in Ligornetto, in Ticino. Between 1856 and 1866 he taught at the Albertina Academy in Turin, Italy. He was one of the representatives of Verismo, the Italian version of Realism during the second half of the 19th century. He created mainly monuments, statues, busts and tombs.
Vincenzo Vela - Lo Scultore della Liberta'
Vincenzo Vela (Ligornetto, 3 maggio 1820 -- Mendrisio, 3 ottobre 1891) scultore svizzero-italiano.Di spirito liberale e repubblicano, Vincenzo Vela è stato uno dei padri del risorgimento artistico italiano.È il simbolo di un'Italia repubblicana e di uno scultore liberale che ha cercato di trasmettere con la sua arte la sete di cambiamento di una nazione ancora agli albori.Era un artista dai forti ideali politici, un uomo impegnato nella e per la Storia. Vedeva nella cultura uno strumento di propaganda, nell'accezione più positiva del termine.Tra i precursori del realismo in scultura, Vincenzo Vela rappresenta un punto di riferimento imprescindibile per la scultura italiana dell'Ottocento,Film documentario di L.G.Ceccarelli
Sottoterra nelle grotte dei picassas
benvenuti nel mio nuovo video , andiamo ad esplorare la cava Valera di Viggiù detta anche la cava dei picassas
220 milioni d'anni fa a viggiù , ma in tutta la valceresio c'era il mare ,e sul fondale si formarono le rocce, le stesse rocce calcaree che troviamo oggi nelle cave di viggiù
Artisti e semplici artigiani noti localmente come i picasàss hanno prestato la loro opera nelle cave di Viggiù , dagli inizi del 1300 e fino alla chiusura delle cave avvenuta negli anni 50 del secolo
Nel 1754 la cava Valera di proprietà della famiglia Giudici. Nel 1870 , i giudici la vendetterò ad Angelo Bottinelli , angelo bottinelli nel 1894 la diede in affitto alla Cooperativa di Operai Marmisti di Viggiù.
nel 1899 si estraevano 10 metri cubi di pietra calcarea da taglio.
Ogni ripiano della cava è intervallato da grandi e strette colonne alte circa 6 m, che impediscono al soffitto di franare.. Davanti alla cava è ancora posizionato un vecchio argano.
le croci sono a ricordo di Damiano Corti, morto nel maggio 1899 a 57 anni , cadendo da un ponteggio (montato per facilitare il distacco di un masso di pietra dalla parte superiore della cava) una caraffa e due vasi in lamiera che servivano ai minatori per dissetarsi e sciaquarsi dalla polvere della cava
*la nostra esplorazione non finisce qui.. andiamo ad esplorare la cava beltrami sempre nelle vicinanze
e sempre nel 1899 nacquè la ( società soms ) lo scopo era procurare lavoro ai soci principalmente ai giovani scalpellini , diplomati alla scuola d'arte industriale, per la lavorazione della pietra che nelle cave , l'Obiettivo della società , era anche quello di sostenere economicamente, in base ai fondi disponibili, i soci infermi dagli infortuni causati dal lavoro nelle cave
dai blocchi estratti dalle cave di viggiù vennero estratti i basamenti della statua del Garibaldino, del Monumento dei Cacciatori delle Alpi di Varese, il cavallo marino di Vincenzo Vela, che si ammira alla Veneria, a Torino , gli interni del duomo e della mole antonelliana sempre a torino ,le stupende opere sacre al cimiero monumentale di milano ed al cimiero vecchio di viggiù .
buona visione :)
SCIOPERO TAXI: CORTEO IN CENTRO A TORINO
Sciopero dei taxi, anche a Torino come in tutta Italia, i tassisti hanno incrociato le braccia , dopo la mancata firma del decreto attuativo interministeriale che dovrebbe portare regole certe nel settore. L'accordo avrebbe dovuto portare ad arginare l’assalto di soggetti che utilizzano impropriamente i titoli autorizzativi - così come comunica Uritaxi, l'Unione Rappresentanza Italiana Tassisti - nonché attacchi da parte di soggetti strutturati e supportati da multinazionali che invadono il mercato disconoscendo le regole più elementari del trasporto pubblico non di linea, producendo gravi scompensi nel servizio e verso l’utenza con vere e proprie operazioni di dumping”. A Torino, la manifestazione è partita da piazza Vittorio Veneto dove i tassisti si sono dati appuntamento, poi Il corteo che ha attraversato via Po, tra striscioni e slogan, per raggiungere piazza Castello dove il presidio si è fermato fino a fine servizio.
ALFIERE SABAUDO by Amorese & Marini
ALFIERE SABAUDO 1859
La Regia armata sarda (comunemente conosciuta anche come Reale esercito sardo-piemontese o esercito sabaudo o semplicemente esercito piemontese) fu l'esercito di terra del Ducato di Savoia prima e del Regno di Sardegna poi, attivo dal 1416 sino al 4 maggio 1861, data nella quale divenne nota col nome di Regio Esercito italiano.
L’alfiere con sciabola sguainata e tricolore, opera del celebre scultore ticinese Vincenzo Vela (1821-1891), fu l’offerta che i milanesi fecero nel 1857 all’esercito piemontese su cui erano appuntate le speranze di libertà dall’austriaco.
Il successo di Cavour (1810-1861) al congresso di Parigi nel 1856 dopo la guerra di Crimea fu l’occasione per i “popoli” della penisola per ringraziare l’uomo che aveva sollevato, di fronte al consesso delle potenze internazionali, la sofferente questione italiana. Il plauso nei confronti del primo ministro sardo e di Torino, la città che dal 1848 si era fatta portabandiera delle istanze nazionali, venne anche dagli esuli milanesi che decisero di offrire un monumento all’esercito sabaudo su cui riponevano la fiducia per il loro riscatto. Per la collocazione della statua realizzata dallo scultore ticinese Vincenzo Vela (1820-1891) venne scelta la centralissima piazza Castello, proprio di fronte alla facciata juvarriana di Palazzo Madama, sede del Senato, a pochi passi da Palazzo Reale: una scelta non casuale, che da un lato rispondeva ad una provocazione politica all’Austria e dall’altro salvaguardava l’opera da non improbabili incursioni vandaliche. L’inaugurazione avvenne solo il 10 aprile 1859, alla presenza del patriota milanese Achille Mauri (1806-1883) e del sindaco di Torino Giovanni Battista Notta (1807-1877). Per prudenza politica, in una situazione tesissima con l’Impero asburgico, a pochi giorni dallo scoppio di quella che sarebbe stata la seconda guerra d’indipendenza, l’iscrizione “I Milanesi all’esercito sardo il dì 15 gennaio 1857” venne coperta con una lastra di marmo nero. Fino alla mattina dell’8 giugno 1859, quando le truppe franco-piemontesi riuscirono ad entrare trionfalmente a Milano dopo le vittorie di Palestro e Magenta.
Vincenzo Umile - Profumi della tua terra
myspace.com/vincenzoumile
Profumi della tua terra
Museo Virtuale(30)Aerei che bombardarono Foggia TEGGIE ANN
Teggie Ann (originally named Honey Chile) (#100)
B-24D-85-CO Liberator
s/n 42-40664
515th Bomb Squadron, 376th Bomb Group, 9th Air Force.
She was flown by Col. Keith Compton, the commanding officer of the 376th BG, on the low-level Ploesti,Rumania mission on August 1,1943. She was lost on the August 16,1943 mission to Foggia,Italy when she was shot up by fighters and crashed at Melfi,Italy. The shoot down was credited to Unteroffizier Martin Muller in a Bf 109G-6 from JG 3/12.
CAGLIARI CANYON
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Il canyon che mette in collegamento la parte centrale della via Is Maglias con la parte finale della via Falzarego è un tortuoso passaggio lungo circa un chilometro, di larghezza variabile, con pareti alte fino a 35 metri, che permetteva il rapido trasporto agli impianti di trasformazione del materiale cavato nel colle di Tuvumannu.
Originariamente, come dichiarato dalla dott.ssa Donatella Salvi, ex-soprintendente ai vincoli archeologici di Cagliari e Oristano nonché responsabile scientifico dell'indagine archeologica condotta su Tuvixeddu, l'Italcementi (che qui ha cavato fino agli anni '70) avrebbe dovuto realizzare unicamente un tunnel. Nel tempo, però, fu realizzato questo enorme taglio, utilizzando il materiale asportato per la produzione della calce (che, secondo quanto detto dallo speleologo Marcello Polastri e dal prof. Roberto Copparoni, fu utilizzato per la costruzione di Bergamo nuova e di Milano 2).
Il canyon è caratterizzato dalla forma a S, poiché nella sommità del colle era ed è ancora presente la Villa Mulas-Mameli, già villa Massa; e proprio la presenza della villa dei proprietari della cava ha causato la profonda deviazione nel tracciamento del canyon artificiale.
Nella situazione attuale si può ammirare l'indisturbato volo del gheppio che nidifica nelle sue pareti rocciose, e capita spesso di trovare interessanti fossili, abbastanza comuni alle pareti di questa zona.
Sicuramente ha rivestito particolare importanza all'interno del dibattito pubblico sul tema lavori sì/lavori no nella questione Tuvixeddu il problema della viabilità locale e di scorrimento. Si tratta principalmente della famosa strada che sarebbe dovuta passare a ridosso del parco, proprio dentro il canyon, e che avrebbe completato la viabilità di scorrimento così come è stata configurata nel piano del traffico.
La questione è complessa.
Il progetto avrebbe consentito di completare il collegamento urbano tra il versante est di Cagliari e quello ad ovest, realizzando così una direttrice fondamentale di scorrimento che manca alla città.
Più nel dettaglio l'infrastruttura stradale, nel suo complesso, avrebbe consentito di porre in collegamento diretto l'asse litoraneo cagliaritano (via San Paolo, svincolo della Scaffa, via Roma, viale Colombo, la S.S. 195 - 130) sul versante nord occidentale, con l'asse mediano (S.S. 131, la 554 con lo svincolo di viale Marconi, Genneruxi, Amsicora) sul versante nord orientale all'altezza dell'ex Motel Agip, realizzando un agevole, quanto indispensabile, collegamento tra le zone sud est e le zone ad ovest della città senza interessare la viabilità umana e senza sostanzialmente modificare le strade cittadine, che attualmente risultano ingolfate proprio dalla presenza di correnti veicolari esclusivamente di attraversamento della città.
Questo itinerario si sarebbe inquadrato nel processo di completamento dell'assetto viabilistico della città di Cagliari ed in particolare nella strategia di rottura della configurazione radiale delle principali direttrici di accesso urbano e di interconnessione con gli assi di scorrimento ad est e ad ovest della città. II collegamento infatti nel suo sviluppo trasversale (rispetto alla longitudinalità dell'asse litoraneo e di quello mediano) favorisce la ripartizione del traffico sul territorio urbano.
Tale itinerario avrebbe quindi avuto l'obiettivo specifico di risolvere le problematiche di forte congestione viaria che interessano i collegamenti sul versante in oggetto, ma anche il compito di alleggerire ambientalmente l'impatto che un numero elevato di autoveicoli può avere all'interno delle strade cittadine (soprattutto quelle della Cagliari alta, come viale Merello e viale san Vincenzo, arterie che risultano spesso intasate nelle ore di punta).
In particolare, nel famoso canyon artificiale di Tuvixeddu, si sarebbe dovuta avere una strada per la maggior parte in superficie, mentre nel tratto più a sud, in trincea parzialmente aperta per scendere successivamente sotto il parcheggio pubblico da realizzare in rilevato. Non si sarebbe trattato di autostrada come erroneamente si è sentito dire nel corso degli anni, ma appunto, di strada di scorrimento con velocità di progetto di 50 km/h (si tratta di ambito urbano), la cui funzionalità non è data tanto dalle velocità raggiungibili tra i due versanti, quanto piuttosto per i tempi di percorrenza proprio per l'assenza di incroci a raso e conflitti tra diverse correnti di traffico. La strada sarebbe dovuta essere composta da due corsie più banchine, con ampi marciapiedi e, dove possibile, con alberatura continua, con una sezione netta pari a 13 metri. Nel tratto del canyon, infine, la viabilità di scorrimento sarebbe coincisa con quella locale.
Lungo il confine con il parco archeologico, il marciapiede avrebbe dovuto avere una sezione maggiore, con siepi e alberature, per diventare un percorso pedonale.