A MILANO LA MADONNA CONTINUA A PIANGERE
Servizio di Primarete Lombardia e Telecolor sul misterioso fenomeno mariano della chiesa ortodossa di via San Gregorio a Milano. A cura di Vladimiro Poggi - riprese di Francesco Galioto
LA MAGIA DI SAN GREGORIO ARMENO
Chiesa di San Gregorio Magno al Capo in Palermo
La chiesa di San Gregorio Magno, Ascoli Piceno
Simulazione di una videoproiezione architetturale; Laboratorio di Disegno dell'Architettura e del Paesaggio, laurea magistrale in Architettura, Scuola di Architettura e Design E. Vittoria di Ascoli Piceno, Università di Camerino.
Prof. Daniele Rossi; prof.ssa Angela Magionami
Volti e storie dalla Chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli /4
Volti e storie dalla Chiesa di San Gregorio Armeno a Napoli
Chiesa Ortodossa dei Santi Nicola e Ambrogio Milano
Arcidiocesi Ortodossa di Milano e Aquileia , via San Gregorio nr.5 Milan 20124
Roma, Chiesa di S Gregorio della Divina Pietà al Ponte Quattro Capi (manortiz)
Chiesa di S.Gregorio della Divina Pietà al Ponte Quattro Capi
Al limite settentrionale della piazza, di fronte a ponte Fabricio (detto anche ponte dei Quattro Capi), sorge una piccola chiesa denominata S.Gregorio della Divina Pietà, anche se in passato era detta, per la vicinanza al suddetto ponte, S.Gregorio de quattro Capora o anche ad quatuor capita. La tradizione vuole che sia sorta sulle case della famiglia Anicia, dove sarebbe nato S.Gregorio Magno (IV secolo). Menzionata fin dal XII secolo, fu riedificata quasi completamente nel 1729 da Filippo Barigioni per volontà di papa Benedetto XIII, il quale la cedette poi alla Congregazione degli Operai della Divina Pietà, che raccoglievano i fondi per aiutare le famiglie un tempo particolarmente agiate e poi divenute bisognose: di particolare interesse sono due buche per le elemosine, una posta sul lato destro, verso il Tevere, con la scritta Elemosina per povere onorate famiglie e bisognose e l'altra, sul lato opposto, identica alla precedente ma con la semplice scritta Elemosina per la Madonna SS. della Divina Pietà.
In occasione della riedificazione venne apposto, sulla facciata, il dipinto ovale raffigurante la Crocifissione , un'opera di Etienne Parrocel, con S.Gregorio genuflesso. La chiesa fu poi nuovamente restaurata nel 1858. L'interno, ad una sola navata, presenta una volta di copertura affrescata con opere di Giuseppe Sereni; sugli altari di destra e di sinistra si trovano dipinti risalenti alla metà del Settecento, mentre sull'altare maggiore vi è una seicentesca Madonna della Divina Provvidenza di Gilles Hallet. La chiesa sorge nelle immediate vicinanze del Ghetto e per questo motivo, sullo spiazzo antistante, si tenevano le prediche obbligatorie che venivano imposte agli ebrei (come anche dinanzi a S.Angelo in Pescheria o al Tempietto del Carmelo) per tentare di operarne la conversione.
Una conferma esplicita dell'intolleranza religiosa che il luogo anticamente simboleggiava è rappresentata dall'iscrizione che tuttora appare sulla facciata della chiesa, tra il portale ed il dipinto della Crocifissione, che qui venne apposta in occasione della ricostruzione del 1729, inizialmente soltanto dipinta, poi sostituita dall'attuale lapide marmorea durante il restauro del 1858 per espressa volontà di papa Pio IX. L'iscrizione bilingue, in ebraico (a sinistra) ed in latino (a destra), si riferisce ad un passaggio del profeta Isaia e così recita: EXPANDI MANUS MEAS TOTA DIE AD POPULUM INCREDULUM QUI GRADITUR IN VIA NON BONA POST COGITATIONES SUAS POPULUS QUI AD IRACUNDIAM PROVOCAT ME ANTE FACIEM MEAM SEMPER CONGREGATIO DIVINA PIETATIS POSUIT, ovvero Tutto il giorno ho teso le mie mani ad un popolo incredulo, che procede lungo una strada non buona, seguendo le proprie idee. Un popolo che sempre mi provoca all'ira, proprio davanti al mio volto. La Congregazione della Divina Pietà pose.
Chiesa ortodossa di Milano . Divina Liturgia
chiesa ortodossa al lazzaretto via san gregorio nr.5 Milano 20124 ihtis.wordpress.com
Chiesa Ortodossa dei Santi Nicola e Ambrogio di Milano
Metropolia Ortodossa di Milano e Aquileia. via San Gregorio nr.5 Milano 20124
Milano da scoprire, Santi Nicola e Ambrogio
Quanti milanesi sanno che in città ci sono due pezzi dei muri dell'antico Lazzaretto sopravvissuti ai tempi? Il primo è forse più noto e corrisponde alla chiesa centrale del Lazzaretto e si trova in viale Tunisia. Il secondo invece è in via S.Gregorio e coincide con la sede della Chiesa Russa Ortodossa dei Santi Nicola e Ambrogio. Merita certamente una visita rispettosa, fors'anche per i non credenti, anche perchè da qualche anno i fedeli sostengono di aver visto, in diverse occasioni, lacrimare la Madonna e il Bambino di un'icona.
Donne che uccidono altre donne: i casi più famosi - Porta a porta 22/01/2019
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Molti i casi di delitti passionali nella storia del nostro paese in cui delle donne hanno ucciso altre donne, spesso rivali in amore, con efferata brutalità. Il caso più sanguinoso fu quello di Rina Fort, ribattezzata la belva di San Gregorio, che nella Milano del dopoguerra uccise per gelosia la moglie e i 3 figli piccoli dell'amante, reo di averla sedotta e abbandonata. Altro celebre caso fu quello avvenuto a Firenze nel 2003 per mano di Daniela Cecchin, mite e anonima impiegata comunale di 47 anni, che uccise la funzionaria di banca Rossana D'Aniello, moglie di un suo vecchio compagno d'università del quale era sempre stata segretamente innamorata. Invidia e gelosie che fanno da filo conduttore al caso più famoso dell'ultimo decennio, il tristemente famoso delitto di Avetrana, in cui la quindicenne Sarah Scazzi perse la vita per mano della cugina Sabrina Misseri e con la complicità della madre Cosima Serrano.
05 SAN GREGORIO DI CATANIA L IMAM INCONTRA LA COMUNITA DELLA CHIESA MADRE 28 11 2015
Dintorni di Tivoli | Santa Maria Nuova a San Gregorio da Sassola
A pochi chilometri da Tivoli, nel territorio del comune di San Gregorio da Sassola, sul Monte Pagliaro si trova la chiesa di Santa Maria Nuova e l'annesso convento...
Il campanile di San Gregorio Magno
time lapse ad Ascoli Piceno
Basilica di San Vittore al Corpo Milano
Costruita sui resti di un'antica basilica del IV secolo d.C., la chiesa di San Vittore al Corpo di Milano si contende con la Basilica di Sant'Eustorgio e la Basilica di San Lorenzo la possibile identificazione con la storica e antica basilica Porziana.
Di certo, sorge su un'area molto antica: la chiesa di San Vittore è infatti già nominata negli scritti di Sant'Ambrogio e la dicitura al Corpo deriva dal fatto che la chiesa sorge su un'antica area cimiteriale cristiana, posta al di fuori delle mura dell'antica città di Milano. A quell'epoca sorgeva in loco una basilica paleocristiana, che venne poi sostituita da un nuovo luogo di culto nel IX secolo.
L'interno presenta dodici cappelle decorate a stucco, che conservano pregiati affreschi delle grande scuola del Seicento milanese legata all'istituzione dell'Ambrosiana.
Negli anni '50 e '60 del Novecento, alcuni importanti scavi archeologici hanno portato alla luce il Mausoleo imperiale: questa struttura, di forma ottagonale e pavimentata in mattoni ed opus sectile e decorato con mosaici e tarsie marmoree, era nata per accogliere le spoglie di Massimiano Erculeo, imperatore dell'Impero Romano d'Occidente e residente a Milano, una delle capitali imperiali dell'epoca. Vi vennero poi sepolti gli imperatori Valentiniano II e forse Graziano e addirittura Teodosio. Il mausoleo aveva un enorme recinto protettivo, le cui pareti intervallate da torrette si ergevano fino all'attuale zona del Museo della Scienza e della Tecnica, i cui chiostri sono proprio quelli dell'antico monastero di San Vittore.
Ridotta a commenda, il complesso passò il 29 agosto 1507 agli Olivetani, che ne intrapresero una trasformazione radicale. Gli unici resti del periodo benedettino sono oggi il lavabo in marmo bianco, risalente al tardo Quattrocento e il Cristo deposto in terracotta, opera del bolognese Vincenzo Onofri, conservato nella Cappella di San Gregorio. Al rifacimento del monastero concorsero diverse personalità del tempo, fra cui Vincenzo Seregni (di cui si ricordano inoltre diversi disegni raffiguranti la chiesa nelle sue forme precedenti) e Galeazzo Alessi, entrambi attestati qui nel 1553. I lavori per il rifacimento della chiesa cominciarono il 31 marzo 1560 e rispondevano alla volontà degli Olivetani di avere un piazzale antistante il monastero che fungesse anche da sagrato della chiesa; il progetto della nuova chiesa sarebbe da attribuirsi secondo padre Agostino Delfinone, che nel corso del Seicento riordinò l'archivio del monastero, all'Alessi, secondo Costantino Baroni,al Seregni. In realtà è oggi universalmente concordato che il progetto del Seregni non corrisponda a quello realmente portato a termine come definitivo, ad opera invece dell'Alessi, subentrato al primo - che comunque mantenne la supervisione dei lavori - per motivi tuttora sconosciuti. Nei progetti del Seregni vi era infatti il mantenimento delle strutture già esistenti, come la Cappella di San Gregorio, che avrebbe costituito la parte destra del nuovo accesso simmetrico, che avrebbe visto l'erezione di un secondo corpo simmetrico ad affiancarla. Diverso sarebbe stata anche la tribuna, che sarebbe stata impostata su un quadrato con cupola a impianto ottagonale.
Il progetto dell'Alessi, irrealizzato, per la nuova chiesa.
Il nuovo progetto, che venne poi realizzato ad eccezione della facciata rimasta compiuta, comportava la completa eliminazione della Cappella di San Gregorio e il totale stravolgimento degli spazi della precedente basilica. L'intervento suscitò allora diverse critiche; fra queste sono particolarmente note le parole di padre Puccinelli che nel suo Zodiaco della Chiesa Milanese considerava il rifacimento come una «spesa superflua ed enorme, solo fu fatta per levare il titolo di basilica Porziana ed introdurre il titolo di Abbazia, la cappella maggiore fu levata verso levante per collocarla a ponente; dove già era la porta della chiesa qui è il coro e dove è ora la porta, ivi erano i tumuli dei Santi». I lavori procedettero particolarmente celeri grazie all'ingente disponibilità economica degli Olivetani; a partire dal 1570 è attestata la presenza di Martino Bassi, che curò alcune cappelle laterali e il campanile; successiva invece quella di Tolomeo Rinaldi e Francesco Sitone. I lavori si protrassero fino agli inizi del XVII secolo (l'altare maggiore era comunque già stato consacrato da Carlo Borromeo nel 1576). L'Oratorio di San Martino, distrutto nel corso dei lavori, venne ricostruito nell'angolo settentrionale dell'attuale sagrato, «formato da una sola nave, senza alcun ornamento ragguardevole», secondo il Latuada.
Verso la metà del XVII secolo la chiesa aveva ormai assunto l'aspetto attuale: i secoli successivi non avrebbero infatti apportato modifiche rilevanti, ad eccezione della sostituzione del pulpito e del settecentesco altare maggiore in marmo e bronzo (il secondo), sostituito con uno ad opera di Giovanni Muzio (il terzo).
Riapre sabato la fiera di San Gregorio Armeno
Dopo la chiusura al transito per gli interventi di messa in sicurezza di un edificio pericolante, sabato riapre San Gregorio Armeno con la tradizionale fiera dei pastori.
Basilica di San Eustorgio: cappella Portinari
La chiesa nella città OGGI - Basilica Sant'Eustorgio: cappella Portinari
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Visitabile accedendo al Museo di Sant'Eustorgio, la Cappella Portinari deve il suo nome a Pigello Portinari (1421-1468), trasferitosi a Milano nel 1452 per assumere al direzione della filiale lombarda del Banco Mediceo. Intorno al 1462 avviò il progetto per la costruzione di una cappella intitolata a s. Pietro Martire, destinata a conservare la reliquia del capo del martire domenicano e a divenire luogo di sepoltura della famiglia.
La data di conclusione dei lavori è concordemente ritenuta il 1468, dal momento che, nell'ottobre di quell'anno, vi fu sepolto il committente. La struttura architettonica, a pianta centrale, derivata da modelli fiorentini, fu attribuita, per secoli ad architetti toscani. La critica più recente propende per un affidamento dell'incarico, sulla base di precise istanze della commitenza, finalizzate a sottolineare l'adesione al casato mediceo, ad una figura appartenente all'area lombarda.
Solamente a seguito della riscoperta degli affreschi (1868), avvenuta in concomitanza con i lavori di ripristino che coinvolsero l'intera basilica, e dei successivi interventi di restauro (1871-73), venne avanzato per la prima volta il nome di Vincenzo Foppa, suscitando un ampio dibattito tra gli studiosi che, nel corso del Novecento, ne hanno definitivamente accertato la paternità.
La cappella è contraddistinta da un sistema decorativo progettato unitariamente all'architettura.
Sul tamburo è modellata una danza angelica ad altorilievo in terracotta, composta da venti figure effigiate frontalmente, di tre quarti e di profilo. Il ciclo, allusivo alla raffigurazione del paradiso, manifesta rimandi alla plastica antica.
Negli spicchi della cupola sono dipinte scaglie policrome, colorate a fasce concentriche, secondo una scala cromatica simbolica, allusiva all'irradiarsi della luce divina. Nelle unghie, alternati alle otto finestre, sono rappresentati altrettanti busti di santi. Privi di attributi, sono stati identificati con gli Apostoli .
Nei pennacchi che raccordano il tiburio al vano quadrato della cappella sono inseriti quattro tondi con i Dottori della Chiesa (Gregorio Magno, Gerolamo, Ambrogio e Agostino). Al di sotto di essi, nei vertici inferiori dei pennacchi, sorretti da angeli dalle ali policrome, si trovano gli scudi a testa di cavallo che recavano lo stemma della famiglia Portinari. Sull'arcone di fronte all'ingresso è dipinta l' Annunciazione . Su quello in controfacciata è rappresentata l' Assunzione della Vergine .
Gli affreschi delle pareti laterali celebrano san Pietro da Verona in qualità di predicatore, esorcista, taumaturgo e martire. Nella parete sud, a sinistra della bifora, Il miracolo della nube . Nella stessa, a destra della finestra, il Miracolo della falsa Madonna . In questo episodio è stato individuato, nella figura posta alle spalle del santo, di profilo, il ritratto di Pigello Portinari, rappresentato anche nel Miracolo della nube. Nella parete nord, a sinistra della bifora, è dipinto il Miracolo del piede risanato . Accostato ad esso, alla destra della finestra, il Martirio di s. Pietro Martire .
Nella parete di fondo della scarsella si trova una tavola (sec. XV) che la critica ha variamente attribuito a Giovanni da Vaprio o a un maestro dell'ambito di Benedetto Bembo. L'opera ricorda l'episodio, leggendario, in cui il santo domenicano apparve al banchiere fiorentino, comandandogli di edificare la cappella.
Su iniziativa dei padri predicatori nel 1736 venne trasferita nell'abside della cappella l'arca contenente il corpo di s. Pietro Martire. Commissionata intorno al 1336, dai domenicani, grazie al contributo elargito da Azzone Visconti, e dallo zio vescovo, allo scultore Giovanni di Balduccio, formatosi nell'ambiente di Giovanni Pisano e Tino di Camaino. Il monumento venne ultimato in tre anni di lavoro. L'anno successivo vi fu traslato il corpo del santo. Nel corso dei restauri, avvenuti nell'ottavo decennio dell'Ottocento, venne spostato presso il centro della cappella, ove attualmente si vede.
L'arca è in marmo di Carrara, sorretta da otto pilastrini in marmo rosso di Verona; ad essi sono addossate otto statue, a due terzi del naturale, rappresentanti Virtù, ai cui piedi sono collocati animali simbolici. Sul sarcofago sono scolpiti otto rilievi con le storie di s. Pietro Martire. Le scene sono intervallate da otto statuine.
Al di sopra di esse, in corrispondenza della base del coperchio a tronco di piramide, si elevano otto sculture simboleggianti i cori angelici. Sugli spioventi dello stesso, sono scolpite varie figure. Al di sopra del coperchio, è posto un finimento, a forma di tabernacolo cuspidato, entro il quale sono scolpite le statue a tutto tondo di Maria assisa, s. Domenico e s. Pietro Martire ; sulla cimasa si trova il Salvatore con due serafini.
(da
Vigili del fuoco mettono in sicurezza il campanile di San Gregorio
I vigili del fuoco del nucleo Saf (Speleo alpino fluviale) domenica mattina hanno messo in sicurezza la parte superiore della torre campanaria della chiesa di San Gregorio (via del Cammello, angolo via Carmelino a Ferrara) togliendo alcuni cornicioni pericolanti. L'intervento è durato quattro ore e nelle prossime, verrà liberato dalle transenne il tratto della strada di via Carmelino, delimitato per questioni di sicurezza. (video Federico Vecchiatini)
Natale 2016 Napoli Le Ossa Di San Gregorio Armeno
FESTA IN ONORE DI SAN SAN GREGORIO TAUMATURGO LAURIANA DI BORRELLO 17 NOVEMBRE 2012 3 DA 6
Parrocchia Santa Maria degli Angeli e San Gregorio Taumaturgo di Lauriana di Borrello ( R C ) Sabato 17 Novembre 2012
Memoria Liturgica del Santo ore17,30 S.Messa presieduta da Sua Ecc Rev.ma Mons.
Francesco Milito Vescovo della nostra diocesi. Segue consegna del ''Premio San Gregorio '' a Don Antonio Tarzia Direttore della Rivista '' Jesus '' il sac.Vincenzo Feliciano. di Giovanni Tomarchio