Castiglione Olona (Varese) palazzo Branda - Castiglioni e chiesa di Villa - slideshow
Un tempo storica dimora del Cardinale Branda Castiglioni ed oggi sosta indispensabile per comprendere appieno lo spessore culturale di una figura così importante.
Proprio in questo edificio ci sono le testimonianze più rappresentative del suo pensiero umanista interpretato dalle abilità pittoriche e scultoree di Masolino e del Vecchietta, i quali poterono sperimentare le rese prospettiche apprese a Firenze attraverso gli insegnamenti di Leon Battista Alberti. I discendenti del Cardinale contribuirono ad arricchire questo patrimonio, commissionando ritratti di famiglia e collezionando preziosi oggetti di arredo che oggi si uniscono alle testimonianze più antiche.
Si affaccia sulla piazzetta del borgo antico, è costituito da due corpi di fabbrica del XIV e del XV sec.
Come raccordo tra i due elementi architettonici ne fu eretto un terzo che racchiude al piano inferiore la Cappella di San Martino ed al piano nobile una stupenda e quanto rara loggia rinascimentale con il ciclo degli Uomini Illustri di un artista di scuola senese.
Le facciate, in finto bugnato, sono ingentilite da stupende finestre in arenaria e in formelle di cotto, mentre lo stemma di Francesco Sforza ci richiama alla memoria l'antico dominio del Ducato di Milano.
Masolino affrescò nel 1435 nella stanza indicata come lo studiolo del Cardinale uno stupendo ed irreale paesaggio che la tradizione locale vuole sia quello di “Veszprèm”, la località dell’Ungheria dove il Prelato fu conte e Legato Pontificio a partire dal 1410 e dove si consolidò la proficua amicizia tra il Maestro fiorentino ed il Porporato.
Un artista ignoto, di scuola lombarda, dipinse invece nel 1423 la così detta camera del Cardinale con alberi da frutta, puttini festanti, decorazioni tardo-gotiche e motti tratti da autori classici latini, che raccontano un raffinato testamento spirituale del Cardinale Castiglioni.
Al piano inferiore la Cappella Cardinalizia celebra la Gerusalemme Celeste narrata nell’Apocalisse di San Giovanni ed il Mistero Eucaristico enunciato dall’Evangelista Giovanni. L’opera pittorica è stata attribuita a Lorenzo di Pietro, detto il Vecchietta, che l’affrescò nel 1437 e l’adornò di piccoli peducci in arenaria raffiguranti angeli in contemplazione.
Giovanni da Modena 1379-1455 Modena Pittore
Giovanni di Pietro Faloppi (Falloppi), noto anche come Giovanni da Modena (Modena, 1379? – 1455?), è stato un pittore italiano, attivo a Bologna fino al 1451Nella Basilica di San Petronio di Bologna, intorno al 1410, realizzò gli affreschi raffiguranti la vita di San Petronio, le Storie dei Re Magi, il Paradiso e l'Inferno, nella Cappella Bolognini. Nel 1420, nella Cappella della magistratura straordinaria dei Dieci di Balìa, dedicata a San Giorgio, della stessa basilica, affrescò l'Allegoria della Redenzione dal peccato originale e il Trionfo della Chiesa cattolica sulla Sinagoga
La sua narrazione è corposa e vivace, con particolari estrosi e di cupezza nordica, a volte abbonda di particolari realistici o macabri, come la goccia di sangue che corre sul corpo del suo imponente Crocifisso, custodito nella Pinacoteca Nazionale di Bologna. Sempre nella Pinacoteca di Bologna è conservata una tela con San Bernardino da Siena e storie della sua vita realizzata attorno al 1451 per la chiesa di San Francesco.
Tra le ultime opere dell'attività della sua bottega sono due grandi riquadri raffiguranti l'Andata al Calvario e la Crocifissione situati nel presbiterio della chiesa del Crocifisso del complesso di Santo Stefano.
Silvio Dissegna: Nel dolore lui e il suo Rosario erano inseparabili
Un ragazzino di 12 anni, morto per un cancro alle ossa nel 1979, in virtù delle sue atroci sofferenze e delle sue continue preghiere, è diventato Servo di Dio. Lo ha deciso Papa Francesco, che ha ricevuto il prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, autorizzando il dicastero a prolungare i decreti sulle virtù eroiche di otto nuovi venerabili, primo passo per la beatificazione. Tra questi c'è anche Silvio Dissegna, di Moncalieri, in provincia di Torino, nato il primo luglio 1967, un bambino allegro, pieno di vita, altruista, dalla faccia sveglia, cresciuto in una famiglia semplice tra le campagne della borgata Becchio a Poirino. Un bambino che amava passeggiare a piedi e in bicicletta, giocare a pallone, a bocce o a nascondino con i suoi coetani. Gioco con allegria e se qualcuno si fa male, mi ritiro dal gioco per curarlo, e se non è grave continuo a giocare, scriveva nel suo diario. Fin da piccolo si rivela una persona speciale, pregava tutti i giorni Dio assieme ai genitori, a scuola era bravo e diligente, cercava di riportare sempre la serenità quando c'erano battibecchi ed era felice della sua vita. Il suo sogno sarebbe stato quello di diventare un bravo insegnante. A 11 anni, però, nella primavera del 1978, arrivano i primi dolori alla gamba sinistra, la prognosi non lascia dubbi: cancro alle ossa. Comincia così il suo calvario, tra le mani il Rosario, che non lasciava mai. Silvio non dispera, vuole guarire e trova conforto nella preghiera. Pochi mesi dopo è già in carrozzella. I dolori diventano atroci, il suo piccolo corpo è sempre più sofferente. Prima gli si spezza la gamba sinistra, poi perde completamente la vista ed è ricoperto di piaghe su tutto il corpo. Continua a chiedere la Comunione per trovare la forza e andare avanti. Infine perde anche l'udito. Con un filo di voce riesce solo a dire: Mamma com'è brutto non vedere il sole, la luce, le piante, i fiori ma soprattutto non vedere te, papi e Carlo (il fratello). Mamma, so che il Signore vuole questa sofferenza da me. Chi durante la notte, nei mesi della malattia di Silvio, fosse passato nei pressi della sua casa, avrebbe notato la luce accesa alla finestra della sua stanzetta: era lui che, insonne, recitava il Rosario. Il 24 settembre, ancora lucido e forte, riceve l'Unzione degli infermi e il Viatico e alle 21,20, a soli 12 anni, si spegne. Davanti alla sua tomba, ancora oggi, c'è una processione continua di fedeli devoti, mentre nella chiesa del paesino vi è una cappella dedicata a lui: sull'altare è appoggiato un quadro che lo ritrae e a fianco le mamme portano i fiocchi di nascita dei bambini come segno di ringraziamento e protezione. Silvio è conosciuto, amato, invocato e pregato in Italia e in tutto il mondo. I suoi genitori, papà Ottavio e mamma Gabriella, hanno la gioia e l'emozione di seguire da vicino l'iter intrapreso dalla Chiesa per la beatificazione del loro figlio. Silvio è pregato in oltre cinquanta stati: questo ci commuove, sottolinea Gabriella. Il giorno in cui è venuto a mancare Silvio una colomba bianca si è posata sul davanzale della finestra della sua stanza, è rimasta per un po' e poi è volata via, secondo me era un angelo venuto a prendere il nostro bambino, conclude papà Ottavio, commosso e in lacrime. Per la beatificazione di Silvio è necessario provare un miracolo. Ma è già miracoloso un bimbo che, sul letto di morte, incoraggia così il padre: «Ho tanto male, papà. Dammi la mia Madonnina che la voglio baciare e pregala anche tu perché mi aiuti. Mamma, noi saremo felici e contenti solo in Paradiso».
Padre misericordioso, sorgente di ogni bontà, il tuo Figlio Gesù si è fatto in tutto simile a noi: è stato bambino ed ha prediletto i piccoli, proponendo a tutti di essere come loro; per redimerci è diventato l'Uomo dei dolori compiendo il dono della sua vita nel Sacrificio della Croce. Nell'accoglienza disponibile della tua santa volontà, ti prego umilmente e con ardente fede, affinché sia glorificato qui sulla terra il nome del tuo Servo fedele venerabile Silvio Dissegna, che nella sua breve vita di adolescente ha saputo accogliere i doni dello Spirito Santo, corrispondendo alle richieste del tuo amore anche nel difficile cammino della sofferenza e ti chiedo di concedermi per sua intercessione la grazia di... che tanto mi sta a cuore, per Cristo nostro Signore. Amen. (Preghiera al venerabile Silvio Dissegna).
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