Pizzocco il monte sacro della Valbelluna
PIZZOCCO : IL MONTE SACRO DELLA VALBELLUNA
La montagna ha sempre rappresentato nella storia dell'Umanità il luogo per eccellenza del mistero, delle divinità: cosi è stato certamente anche per quel magnifico picco dolomitico che è il Monte Pizzocco in Valbelluna. La punta a 2186 metri slm non passa certo inosservata con la sua forte identità massiccia e severa. Un monte che si illumina con le prime luci dell'alba ed esplode letteralmente nei bagliori rossastri del tramonto sulla magnifica parete ovest. Pare che il profilo così tipico da sembrare con le prime nevi d'autunno un saggio anziano barbuto abbia ispirato perfino Andrea Brustolon con un gustoso disegnino stilizzato conservato al museo civico di Belluno. Marco da Mel certo ne è rimasto suggestionato nel Rinascimento tanto da renderlo percepibile in molti suoi affreschi d'ambito paesaggistico: a Mel, Feltre, Belluno, Castelcies. Così pure Agostino Da Lodi in quella pregevole tavola raffigurante una Madonna e Bimbo nella cappella privata della famiglia di Dino Buzzati a Bribano di Sedico, in cui in una recente visita in compagnia di Vittorio Sgarbi si è notata una montagna fisicamente rappresentata e una nuvola che la fa percepire virtualmente da un'altra angolazione. La storia dell'Arte riprende quindi innumerevoli volte tale soggetto, nella pala di S.Antonio Abate di Saltoi proprio a ridosso del monte ma anche oltre la valle del Piave come nel caso di S.Lucano a Campo di Mel nei pressi del Castello di Zumelle. Anche il pittore Luigi Cima agli inizi del secolo scorso non manca di inserirne il profilo: la preziosa committenza della parrocchia di S.Polo di Piave gli consente di realizzare una grande tela dedicata alla conversione di S.Paolo ambientata in una cortina di lontani monti ove si materializza in un alto profilo un picco con un 'illuminazione particolare: la parete ovest del Pizzocco che solo per pochi lunghissimi minuti lancia in particolare in pieno solstizio d'inverno al tramonto un bagliore dolomitico inconfondibile. E che dire della copiosa quantità di chiesette, capitelli, luoghi di culto di cui tutto il massiccio è circondato a partire dalle alte quote presso i pascoli: S.Felice, S.Mauro, S Pietro e S.Paolo., S: Martino, S Biagio, S Antonio Abate, S.Bartolomeo e un misterioso luogo a campagna di Roncoi dove la recente demolizione d'un antico fabbricato ha restituito una grande quantità di pietre tufacee e lastre pavimentali finemente lavorate. Santi Cristiani d'una ritualità cattolica che trovano un preciso riferimento in luoghi di struggevole storica bellezza ambientale dove boschi, pascoli, sorgenti, sentieri infiniti, ruderi dissimulati dalla vegetazione rendono al massiccio valori eterni di sacralità. La rassegna di opere artistiche che Dario Dall'Olio ha realizzato sul tema vogliono rappresentare proprio questi valori .
(Giacomo Alberti)
Gambatesa e il Castello
Il Castello di Gambatesa ripreso dal drone. Immagini realizzate il 4 marzo 2016.
L'antico castello di Rovasenda
Un piccolo giro nel centro storico del paese di Rovasenda. Il castello forse è una dei più belli di questa zona del Piemonte. Presto scriverò un articolo relativo a questa bellissima fortezza ricca di storia.
#Castello #Storia #Medioevo
Castel D'aviano
Nell'antico borgo medioevale di Castel d'Aviano, frazione di Aviano, lungo la pedemontana pordenonese, si trovano i ruderi dell'antico castello che sovrastano il centro abitato e guardano dall'alto del colle la pianura friulana.
Appare verosimile che il castello sia sorto sul luogo o nei pressi di una preesistente torre di guardia molto antica, che faceva parte di una serie di torri collegate tra loro mediante segnalazioni, lungo la via pedemontana.
Un documento del 1161 ci avverte che l'Imperatore Federico in quell'anno concesse Aviano al Vescovo di Belluno; notizie di habitatores si hanno successivamente nel 1275, 1278 e 1300; nel 1328 il castello fu dato in feudo a Pietro de Rubeis a condizione che ne restaurasse un muro pericolante; nel 1334 Guglielmo, vicario del Patriarcato di Aquileia, ne infeuda i signori di Porcia, che si impegnano alla difesa di un possibile attacco del da Camino; tre anni più tardi il Patriarca Bertrando, dopo aver spogliato i Porcia a Saciletto, offre Aviano a Federico Savorgnan. Alcuni decenni di tranquillità Aviano li vive fino al 1387, quando il castello fu occupato dal da Carrara, alleato del Patriarca commendatario Filippo d'Alençon. Con il Quattrocento la storia del castello di Aviano fa parte di quella della dominazione veneziana.
Nel 1499 subì la distruzione da parte dei Turchi, che dispersero la comunità (l'orrenda scorreria turca, infatti, fu un doloroso avvenimento che terminò in un'orribile carneficina ed in uno spopolamento in conseguenza della cattura di quasi tutta la popolazione, condotta in schiavitù).
Nel Cinquecento Venezia, quale ringraziamento per i servigi resi alla Serenissima, diede Aviano in feudo al condottiero Cristoforo da Tolentino: da lui passò alle figlie sposate con dei conti Gabrieli, che tennero Aviano fino al 1806, commettendone il governo ad un capitano, che amministrava la giustizia assieme a due membri della Comunità.
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Da Serravalle di Vittorio Veneto a Santa Augusta
03-03-2015:( Riprese effettuate con Telecamera Panasonic AG-AC8EJ ) Il borgo di Serravalle è di origini molto antiche che sarebbero da far risalire all'epoca romana, tuttavia i reperti in nostro possesso sono assai limitati e comunque non provano con certezza l'esistenza di installazioni militari durante questo periodo.Secondo l'ipotesi più accreditata, il centro era inizialmente un presidio militare, sorto durante i primi anni dell'impero romano, quando il territorio circostante (appartenente ad Opitergium, l'attuale Oderzo) venne centuriato. Aveva il compito di difendere la sottostante Ceneda e soprattutto di controllare la Val Lapisina che, tramite la via ad Danuvium, collegava la pianura con il Norico e la Stiria; da qui passava infatti un ingente traffico commerciale, ma il valico poteva essere sfruttato anche da barbari invasori.La tradizione cristiana attribuisce la fondazione del castello ad un dignitario goto, Manducco o Matrucco, che eresse una fortificazione sul monte Marcantone culminante con la Turris Nigra di cui ora restano i ruderi. Figlia di Manducco era Santa Augusta, martirizzata proprio dal padre perché cristiana. Gli attuali resti del castello sembrano effettivamente risalire all'età barbarica, sebbene la costruzione sia stata più volte ampliata e rimaneggiata.
Caprile di Roccasecca foto da drone andrea zoofilo
Caprile è una frazione del comune di Roccasecca che si trova a metà strada tra la Capitale e Napoli in provincia di Frosinone. Uscita autostradale Pontecorvo-Castrocielo dell' A1. Il video mostra il centro abitato che oggi conta poco meno di 100 abitanti e i ruderi del paese vecchio posto sotto il castello dei conti D'Aquino.
Castello di Rosciano Torgiano (PG)
Aereal Video
Wedding Silvia & Andrea
Crew Filippo Rondelli
DJI Phantom
Gopro black edition
Hiking in Trentino e Veneto. L'antica centralina elettrica del Salton. Val Senaiga.
20070422; Valle della Senaiga, Grotta dell'Acquanera, Cascata del Salton, Ruderi centralina elettrica con condotta forzata in legno
Una passeggiata verso Castel Penede: l’antico custode del grande lago.
A vederlo da vicino sembra un grande saggio che pur vecchio ed acciaccato ancora veglia sul territorio di Nago e Torbole.
Si tratta dell’antico castello di Nago, Castel Penede, la cui storia è piuttosto suggestiva perché vissuta in secoli lontani.
Pare che la costruzione di questo maniero si datata attorno ai primissimi anni del 1200. Siamo nell’epoca del basso medioevo.
Il castello fa la guardia al passaggio tra la valle dell’Adige ed lago di Garda, proprio sopra la valletta di Santa Lucia, l’unica via di scambio e comunicazione tra due mondi divisi.
Fogola Giuliano - Belforte - frazione di Borgo Val di Taro
Nel marzo del 2002, con un nutrito gruppo di amici, visitammo Belforte frazione di Borgotaro.
Sapevamo che esistevano le tracce del castello Sanvitale sulla sommità del monte, almeno fino a che gli abitanti del paese ne utilizzarono i ruderi per la costruzione delle loro case.
Fu comunque una piacevole giornata
LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA - MONTELLO.wmv
25 APRILE 2010 - LOZZO DI CADORE (BELLUNO) - MONTELLO (TREVISO) - LUOGHI DELLA GRANDE GUERRA - PER NON DIMENTICARE - VITTORIO VENETO, MONUMENTO AI CADUTI - BARCA DA PONTE ( Questa storica barca da ponte rappresenta oggi una preziosa quanto significativa testimonianza per comprendere come fossero strutturati e sorretti i ponti in periodo di guerra . L'emergenza di costruire pratiche passerelle sul Piave, ma anche la cosapevolezza della loro precarietà poichè erano prese continuamente di mira, richiedeva rapide e sbrigative soluzioni. Nello specifico questa barca da ponte fu usata dal Genio Pontieri, mediante ancoraggio, come supporto galleggiante per l'allestimento di un ponte destinato al passaggio di soli militari.) ABBAZZIA DI SANT'EUSTACCHIO ( Il silenzio e l'immaginazione aiutano spesso il visitatore, emotivamente coinvolto, a ricostruire i tragici avvenimenti della Grande Guerra. Alcuni siti tuttavia conservano tracce così evidenti di quel periodo storico, da suscitare quasi emozione. Ecco perchè la scarnificata bellezza dei lacerti di muro che emergono dalla vegetazione rende i ruderi dell'Abbazzia di Sant'Eustacchio, un'attrazione sensazionale. La sua sfortuna fu di trovarsi in una posizione strategicamente importante. Venne ridotta ad un cumulo di macerie a causa delle artiglierie tedesche ma anche dalle armi italiane.) SACELLO FRANCESCO BARACCA ( Sul declivio meridionale del Montello, un'edicola funeraria, racchiusa da una cortina di cipressi, segna il luogo dove si abbattè il velivolo dell'eroico Maggiore di Cavalleria Franceso Baracca. Nel pomeriggio del 19 giugno 1918, mentre svolgeva un'ardita azione di mitragliamento a bassa quota a sostegno della Fanteria Italiana, durante la fase conclusiva della battaglia del Solstizio, fu gravemente colpito dal fuoco del nemico. L'asso della futura Areonautica Militare Italiana oggi viene unanimemente riconosciuto come campione dei piloti da caccia italiani della Prima Guerra Mondiale.) CIMITERO BRITANNICO DI GIAVENA ( Il Cimitero Britannico richiama la tipica struttura dei cimiteri inglesi. Ogni lapide è identificata da un nome e uno stemma, ma sono soprattutto le dolci frasi dettate dall'affetto dei parenti a suscitare commozzione. Gli Inglesi, con il loro XIV Corpo d'Armata, costituito dalle Divisioni ventitreesima e quarantunesima, entrarono in linea con gli italiani il 4 dicembre del 1917, schierandosi sul fronte del Montello e contribuendo in maniera determinante alla resistenza e alla vittoria italiana su questo fronte.) SANTUARIO DI SANTA MARIA DELLA VITTORIA - Tratto dalla Guida ai luoghi della Grande Guerra - FOTO E FILMATI CON SONY SDC T-10, MINI DV 80S - ESCURSIONE CON HONDA SHADOW 750 SPIRIT.
Castello dei Borgia
Dopo un tremendo temporale, in attesa del concerto dell'OPC al Castello dei Borgia a Nepi(VT) Alessandro improvvisa un'aria medioevale......
Santuario di Santa Maria delle Armi a Cerchiara di Calabria (CS) Amazing Kalabria
#CerchiaraDicalabria #SantaMariaDelleArmi #Santuario
Il Santuario di Santa Maria delle Armi (XV-XVI sec.) è una testimonianza significativa di arte rinascimentale. Il complesso architettonico, scavato in parte nella roccia, ingloba al suo interno la grotta che custodisce la miracolosa immagine nera della Madonna, conservata in una teca d’argento. Sorge in un sito già anticamente dedicato al culto, come provano reperti risalenti al X secolo, rinvenuti in grotte rupestri del monte Sellaro. La sua costruzione – secondo la tradizione locale – cominciò nel 1440 allorché nel medesimo luogo, proprio in una di queste grotte, furono trovate alcune tavolette bizantine, tra le più antiche mai rinvenute, e l’immagine della Beata Vergine delle Armi (dal greco tòn armòn - della grotta), da cui il Santuario prende il nome. Al suo interno custodisce notevoli opere d’arte e argenterie barocche. Nei pressi del Santuario si trovano i ruderi del monastero di S. Andrea. Di epoca Bizantina, fu edificato intorno al 950. Agli inizi fu retto dal monaco San Pacomio e poi da San Gregorio da Cassano.
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* Le riprese sono di Massimo Iannuzzi - 320.0652319
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GUERRA 15-18: SENTIERO DEI LUPI VILLAGGIO PIANA DI BOSCO.
FRONTE ITALIANO RUDERI MILITARI P. DI BOSCO VAL DEL CHIESE.
Per altri filmati:
Parco Nazionale della Majella: Monte Morrone
Le Montagne del Morrone sono un gruppo montuoso situato nel Parco Nazionale della Majella. Questa catena montuosa divide la valle Peligna dalla Majella e da questa è separato dal fiume Orta. Non molto alto, massimo 2061 m, è però molto esteso e offre numerosi tinerari escursionistici.
Roccacaramanico è il luogo di partenza, un borgo abbandonato definitivamente negli anni '80 ma che ultimamente ha visto nuove presenze e molte case ristrutturate.
Questo itinerario è un anello abbastanza impegnativo(circa20 Km) con un discreto dislivello(oltre 1000m), che consente di raggiungere la massima vetta del Morrone, che con la sua lunga dorsale separa la Valle dell'Orta dalla Valle Peligna.
Montagna selvaggia e poco conosciuta dagli escursionisti, rappresenta un ottimo balcone panoramico sui maggiori gruppi montuosi abruzzesi.
Superato il vecchio cimitero di Roccaracaramanico, al primo incrocio della carrareccia si devia per quella di sinistra fino a portarsi in direzione dell'evidente vallone che scende dalla montagna. Entrati nel bosco il sentiero sale ripido e solo più in lato la faggeta si apre con piccole radure in cui abbondano fioriture di cardi, verbaschi e genzianelle (bellissime le vedute sul gruppo della Majella).
Si sale nel bosco per circa I ora e trenta fino ad incrociare il sentiero che sale dal Passo di San Leonardo. A questo incrocio si devia a destra, in breve si esce dal bosco, si supera una selletta e si giunge per prati al Rifugio Capoposto (ormai ridotto ad un rudere). L'area circostante al rifugio é interamente ricoperta da piante di orapi, una squisita verdura di montagna molto utilizzata dalla gente del posto.
Superato il rifugio si prosegue in direzione (nord - ovest) dell'evidente vallone al di sotto di M. Le Mucchia. Lo si percorre per intero, attraversando doline e piccoli anfiteatri glaciali, fino a portarsi in vista dell'ampia depressione di Iaccio della Madonna (m. 1912). Qui il sentiero taglia a mezza costa sulla sinistra per portarsi dapprima su una selletta e poi sulla cresta che conduce sulla vetta di monte Morrone (m. 2061).
Dalla vetta si scende dapprima in direzione nord - ovest per poi piegare di netto in direzione sud - est fino a raggiungere il rifugio dello Iaccio della Madonna. Posteriormente al rifugio parte il sentiero che prima con una lunga traversata tra i prati e poi con stretti tornanti scende lungo la Rava del Confine. Dalle poche radure che interrompono il bosco si gode una bellissima veduta, quasi aerea, sull'intera valle del fiume Orta con i paesi di Caramanico Terme e Sant'Eufemia a Majella e sulla massime cime del gruppo della Majella: il M. Amaro, Pescofalcone, M. Focalone e verso sud il Monte Porrara.
Quasi al termine del bosco il sentiero incrocia la sterrata che costeggia tutta la montagna del Morrone. Qui si devia a destra e in circa 30 minuti si raggiunge di nuovo Roccacaramanico.
Nota: Niente acqua lungo il percorso. La segnaletica è sempre presente e abbondante, i segni sono quelli classici del CAI(bianco-rossi). Un percorso adatto a tutti(se allenati!) con un ottimo panorama in vetta.
Farmhouse Betwwen Todi And Perugia.
Il Casale dei Poeti is the ideal accommodation for those who love peace and contact with nature without renouncing to comfort offered by the proximity to a city-sized. The farm extends for approximately 340 sqm developed on two levels in addition to a turret. Il Casale dei Poeti was created with great care in architectural details and the choice of materials typical of rural homes in Umbria. The property is also suitable as a holiday home or as an investment, with the possibility to rent on a weekly basis.(X1YU)
Rivarolo Canavese - Sempre un passo avanti! DVD 2007
DVD-SPOT Elettorale del Sindaco di Rivarolo Canavese Fabrizio Bertot. Illustra esclusivamente i pregi della cittadina Canavesana, anche attraverso smaccate testimonianze di alcuni cittadini residenti. Va TUTTO bene... Sempre 1 PASSO AVANTI!!!
Guerra Bianca-I resti del villaggio militare di cima Cadì al Passo del Tonale
gita tra le retrovie italiane della prima linea sul passo del tonale!
#grandeguerra #guerrabiancainadamello #ww1
Mestre, villa veneta di fine '800
Splendida e in ottime condizioni villa veneta di fine '800
PRESTINE val grigna valcamonica
Dove attualmente sorge il borgo di Prestine, abbastanza isolata e laterale alla Valle Camonica, ma non distante dall'antichissimo sentiero che saliva verso il passo di Crocedomini, sono state rilevate tracce di primitivi insediamenti umani, di epoca preistorica. Più recentemente sono stati trovati alcuni reperti databili al periodo della dominazione romana. Nella zona denominata Còren dei Pagà (Roccia dei Pagani - nome diffusissimo in tutta la Valle Camonica che indicava luoghi, di solito elevati, in cui gli antichi sacerdoti - Druidi - celebravano la loro unione con la spiritualità della natura) doveva sorgere un castelliere di antichissima origine, trasformato poi in una possente rocca o castello i cui resti erano ancora chiaramente visibili alla fine del secolo scorso (1870). Notevoli e certe sono le testimonianze di una vasta zona fortificata e abitata: in una cascina posta nei pressi di un'altra rupe chiamata èl Castelar, raggiungibile lungo via Castello, sono ancora visibili una bella arcata a tutto sesto, alla porta della stalla e un grande muro di sostegno in pietre lavorate e intorno al prato altri ruderi. Questo sito fu certamente luogo di rifugio e riparo per le genti camune della montagna circostante durante le scorribande di predoni e di sbandati che in epoca post-romana e medioevale transitavano in zona e compivano le loro predazioni contro le indifese popolazioni contadine. Poco accessibile e con un terreno poco produttivo e scarsamente coltivato, di questa piccola e scoscesa zona non si hanno, in epoca medievale, riferimenti alle solite investiture feudali da parte del vescovo di Brescia, che aveva il titolo di Duca della Valle Camonica, e la piccola comunità, molto chiusa e indipendente, godeva di una certa autonomia politica e di culto. Questa relativa libertà non dispensava però i Prestinesi dal pagare le decime all'antica e vasta pieve di Cividate da cui dipese per il fonte battesimale fino a quando questo venne concesso (dopo lunghe e difficili trattative) anche al non lontano paese di Bienno a cui poi Prestine fece riferimento. Nata nel Medio Evo come forma di protezione dalla presenza di forestieri che (scarsi) volevano, dopo avere avuto la residenza, entrare a pieno diritto nella amministrazione del paese, sopravvive tuttora (come in altri paesi della Valle Camonica), la Società degli Originari: un accordo tra cinque antiche famiglie prestinesi sull'uso delle malghe e dei boschi comunali. Nel 1432, dopo che la Valle Camonica era già stata in gran parte conquistata dalle truppe della Serenissima Repubblica di Venezia, una grossa banda di famigli e balordi agli ordini di Antonio Federici di Edolo che per convenienza politica si era alleato alle truppe del duca di Milano Filippo Maria Visconti, compì una sanguinosa, violenta e improvvisa incursione nel paese che venne in gran parte danneggiato e dato alle fiamme. Ma, rimasta fedele e legata alla Repubblica di San Marco, la piccola comunità di Prestine fu risarcita da questi danni, nel febbraio 1433, con una ordinanza del Senato Veneto, che concedeva l'esonero da ogni imposta per il periodo di dieci anni. Questi privilegi (che erano abbastanza frequenti verso quelle comunità che avevano subito danni naturali o dovuti a nemici della Repubblica) vennero poi riconfermati più volte in seguito (anche se in modo limitato). Infatti il Rettore veneto Giovanni da Lezze nel 1610 annotava nel suo Catastico come Prestine fosse separato dall'università della Valle Camonica e dal suo estimo e pagasse separatamente le imposte. In quel tempo erano registrati al catasto veneto 2 fucine e 2 mulini, che rispecchiavano chiaramente le occupazioni degli abitanti, dediti specialmente all'agricoltura e alla pastorizia ma in buona parte anche alla lavorazione delle ferrarezze (lavorazione del ferro e delle sue leghe). Come per la vicina e più importante Bienno, molto nota, anche fuori dalla Valle Camonica, era la produzione locale di lamiere, grondaie, padelle e attrezzi per l'agricoltura. Tragico fu, per Prestine, il 1634: una grossa frana, staccatasi dalle pendici delle montagne a est del paese, a causa delle continue e persistenti precipitazioni che avevano colpito la zona da giorni, invase e ostruì completamente l'alveo del torrente Grigna che ingrossato a dismisura straripò e, allagando il borgo, portò alla distruzione di alcune abitazioni e della parrocchiale che erano posti nei pressi del tumultuoso corso d'acqua. Una alluvione simile fu segnalata anche nel 1905, fortunatamente i danni non furono rilevanti e non vi furono vittime. Nel 1927, per la legge che prevedeva l'accorpamento dei centri più piccoli con quelli più popolosi, Prestine fu aggregato al più importante e vicino comune di Bienno ma nel dopoguerra, nel 1947, riacquistò la sua indipendenza amministrativa.