Castel San Zeno a Montagnana | ITA | Montagnana QR Code
Visita Montagnana tramite i Codici QR su tesoritralemura.com
Montagnana QR Code è un progetto finanziato dalla Camera di Commercio di Padova, realizzato da AGCI Veneto e Coop.Services s.c., in collaborazione con PianuraNews.TV
Progetto CC.I.AA. di Padova Guida virtuale per la città di Montagnana tramite codici QR determinazione n. 149/11/Prom. del 5.5.2011 e Progetto CC.I.AA. di Padova Guida virtuale per la città di Montagnana tramite codici QR - seconda parte determinazione n. 285/11/Prom. del 10.10.2011
Montagnana (Pd), uno dei Borghi più belli d'Italia
Montagnana è un comune di 9.532 abitanti della provincia di Padova.Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale Sulla grande piazza centrale, si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante Palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sta il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata. In via Carrarese, si trova il Municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1532). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di S.Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via S.Benedetto si affaccia la barocca omonima chiesa (in corso di restauro). Subito fuori dell' abitato, a ridosso di Porta Padova, vi è la Villa Pisani, uno dei capolavori del Palladio, che all' interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608). Da segnalare, in via dei Montagnana l'antico Ospedale di S.Maria e, nell'omonima via, la chiesetta di S.Antonio Abate, con tracce di presenza templare.I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla Rocca degli Alberi e dal Castello di San Zeno. Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X sec. d.C. in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dellapparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino da Romano il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate allepoca (ziron). Il mastio del Castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del '300, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri.
Montagnana is a town and comune in the province of Padova, in Veneto (northern Italy). It is bounded by other communes of Saletto, Megliadino San Fidenzio, Casale di Scodosia, Urbana, Bevilacqua, Pojana Maggiore and Noventa Vicentina. As of 2007 the population of Montagnana was 9,355. The famous medieval walls, are one of the best preserved examples of medieval walls in Europe.
Font : Wikipedia
Padova 2018 - mercoledi 26 settembre: Montagnana
Oltre che per lo straordinario complesso fortificato, la città si fa apprezzare per il tessuto urbano, fatto di vie e di edifici sorti in periodo rinascimentale e, parte, durante la ripresa economica del XIX secolo.
Sulla piazza centrale si protende il Duomo (1431-1502), dalle imponenti forme tardo-gotiche con aggiunte rinascimentali. All'interno sono esposte la Trasfigurazione di Paolo Veronese, tre tavole di Giovanni Buonconsiglio detto il Marescalco (XVI secolo), una grande tela votiva di notevole valore documentale riproducente la battaglia di Lepanto (1571). Le pareti sono ornate di raffinate decorazioni e di affreschi, tra i quali, notevolissimi, quello del catino absidale del Buonconsiglio, e, ai lati dell'ingresso, la Giuditta e il David, recentemente attribuiti al Giorgione.
Sempre sulla piazza, si affaccia l'elegante palazzo Valeri e l'antico Monte di Pietà. In via Matteotti sorge il palazzo Magnavin-Foratti, in raffinato stile gotico-veneziano, che si dice sia stata la residenza di Jacopa, moglie del condottiero Erasmo da Narni detto il Gattamelata.
In via Carrarese si trova il municipio, opera attribuita all'architetto veronese Michele Sanmicheli (1538). In via Scaligera vi è la chiesa tardo-romanica di San Francesco, con attiguo monastero delle Clarisse; in via San Benedetto si affaccia l'omonima chiesa barocca. Subito fuori dell'abitato, a ridosso di porta Padova, vi è villa Pisani, uno dei capolavori di Palladio, che all'interno conserva statue di Alessandro Vittoria (1525-1608).
Da segnalare, in via dei Montagnana, l'antico ospedale di Santa Maria con un affresco di Giovanni Buonconsiglio e, nell'omonima via, la chiesetta di Sant'Antonio Abate, con tracce di presenza templare.
I monumenti più insigni, tuttavia, sono costituiti dalla cinta muraria, dalla rocca degli Alberi e dal castello di San Zeno.
Le opere di fortificazione alto-medioevali, che si suppongono rafforzate nel X secolo in difesa delle scorrerie degli Ungari, erano costituite quasi esclusivamente da terrapieni, palizzate, fossati e barriere di piante spinose (rimane qualche ricordo in vecchi toponimi delle vie interne). Montagnana viene citata come castrum in un documento del 996. Nei secoli successivi numerose testimonianze documentali attestano la sua funzione difensiva e protettiva a vantaggio dei villaggi circostanti i cui abitanti erano tenuti alla manutenzione dell'apparato difensivo (mura, bertesche, ponte) e al servizio militare nei confronti del castrum considerato ricetto comune di importanza vitale per la sicurezza di tutti. Ezzelino III da Romano detto il Tiranno (1194-1259), presa e incendiata Montagnana nel 1242, munì il luogo di fortificazioni adeguate all'epoca (ziron). Il mastio del castello di San Zeno (oggi agibile fin sulla sommità) è a lui attribuito.
ANTICA CITTA' MURATA DI MONTAGNANA
CINTA MURARIA
Le mura attuali, che costituiscono uno degli esempi più insigni e meglio conservati di architettura militare medioevale in Europa, salvo il complesso di Castel San Zeno e i tratti di cinta ad oriente ed occidente che sono più antichi, risalgono alla metà del Trecento, quando i Carraresi, signori di Padova, vollero ampliare e rafforzare quello che era un essenziale luogo forte di frontiera dello stato padovano contro la Verona degli Scaligeri, che dominava la vicina Legnago. Lo spazio urbano intra moenia fu in quell'occasione ampliato, e la nuova cinta fu costruita con strati sovrapposti di mattoni e di pietre (trachite trasportata per via d'acqua dai vicini colli Euganei). La città fortificata è racchiusa in un quadrilatero irregolare delle dimensioni di circa metri 600 x 300 con un'area di 24 ettari e un perimetro di circa due chilometri. Le mura, coronate da merli di tipo guelfo, sono alte dai 6,5 agli 8 metri, con uno spessore di 96-100 centimetri. Tra un merlo e l'altro, delle ventole in legno servivano a riparare i difensori. Le torri perimetrali, in totale 24, distanziate di circa 60 metri, sono alte fra i 17 ed i 19 metri. Il vallo esterno varia dai 30 ai 40 metri.
Nelle torri, a più piani e coperte da un tetto spiovente defilato sotto la piazzola munita di macchina da lancio, stavano altri magazzini e gli alloggiamenti per i militi posti a guarnigione della fortezza nei momenti di emergenza bellica.
Attorno alla cinta muraria correva un ampio fossato (l'attuale pittoresco e verde vallo) allagato con l'acqua del fiume Frassine (confine verso il Vicentino) derivata per mezzo di un canale ad argini sopraelevati (il Fiumicello) avente funzione di vallo difensivo di saldatura lungo il quale, dalla parte padovana, stava un serraglio sopraelevato per la concentrazione delle truppe. Tutto attorno alla zona montagnanese erano paludi intransitabili o plaghe inondabili in caso di guerra, così che la città murata costituiva la chiave della frontiera padovana verso ovest. La struttura militare era per di più attorniata da quattro fortificazioni avanzate perimetrali (le bastie), ora scomparse, e le due rocche poste a difesa delle due porte erano circondate da fossato pure dalla parte di città. La fortezza, ai suoi tempi, era imprendibile e, di fatto, fino all'avvento delle grosse bocche da fuoco (XVI secolo), non fu mai espugnata militarmente.
L'accesso alla città era controllato dalle porte fortificate del castello di San Zeno (ad est, verso Padova) e della Rocca degli Alberi (ad ovest, verso il veronese). Solo più tardi, nel '500, fu aperta a nord una terza porta (porta Nova o di Vicenza) per agevolare le comunicazioni con il porto fluviale del Frassine. Alla fine dell'Ottocento un quarto varco fu praticato verso sud, per accesso alla stazione ferroviaria (porta XX Settembre).
Le mura medievali di Montagnana sono state inserite tra I Luoghi del Cuore, iniziativa promossa dal FAI.
Rocca degli Alberi
La Rocca degli Alberi, che si alza imponente e pittoresca sul vallo dalla parte occidentale, fu costruita dai Carraresi nel biennio 1360-62 con funzione esclusivamente militare. L’ingresso fortificato era costituito da un complesso sistema difensivo: lungo l'androne di transito, dominato da due torri, stavano quattro porte a battenti, due saracinesche e quattro ponti levatoi a bilanciere. Sistema simile era a castel San Zeno.
Il mastio
Il mastio è una torre imponente di circa 40 metri d'altezza che doveva costituire un punto privilegiato per l'avvistamento e la difesa della città. Venne costruito nel 1242 dal tiranno che, dopo aver conquistato e dato alle fiamme la città, decise di dotarla di nuove strutture difensive. Originariamente doveva essere più basso e coperto da un tetto di legno sormontato da una guardiola: da qui i soldati montagnanesi potevano avvistare i nemici che venivano da Padova o da Venezia.
Castello di San Zeno
Il castello di San Zeno (il cui toponimo derivante dalla vicina chiesa di San Zeno, richiama una fase di espansione della diocesi veronese) sorge nel luogo di un insediamento alto-medioevale che fu residenza degli eredi di Ugo il Grande di Toscana divenuti in seguito i marchesi d'Este. L'odierna costruzione (salvo l'ala veneziana e le sovrastrutture austriache) risale per buona parte al XIII secolo, quando Ezzelino, dopo averla data alle fiamme nel 1242, volle meglio fortificare Montagnana. L'edificio ha pianta rettangolare (metri 46 x 26) con un ampio cortile interno. Fino agli inizi del XIX secolo, il castello era circondato da un fossato che lo isolava anche dal lato di città. La struttura era completata da torri (di cui ne restano due) e dal vicino mastio (alto circa 40 metri). Inizialmente, il ponte levatoio che varcava il vallo consentendo l'accesso alla città, immetteva probabilmente nel cortile interno del castello. Si ipotizza che il passaggio sia stato poi spostato sul lato sud del castello stesso, protetto sia da questo che dall'alto mastio.
Castello di Monselice
Ai piedi del Colle della Rocca si erge maestoso un complesso architettonico denominato Castello Cini che raggruppa in sé diverse tipologie di edifici. Tra l'XI sec. ed il XVI sec. il castello è stato dimora signorile, torre difensiva fino a diventare villa veneta.Il Castello si compone infatti di quattro nuclei principali; la parte più antica è la CASA ROMANICA (XI sec.) che assieme al CASTELLETTO (XII sec.) forma il primo nucleo abitativo.
Nel corso del XIII sec., staccata, venne costruita la TORRE EZZELINIANA, un possente edificio difensivo voluto da Ezzelino III da Romano. La caratterizzano, all'interno, monumentali camini a torre, unici in Italia per forma e funzionalità, fatti costruire dalla signoria padovana dei Da Carrara nel sec. XIV.
A partire dal 1405, dopo l'avvento della Serenissima Repubblica Veneta, il complesso monselicense viene acquistato dall'aristocratica famiglia veneziana Marcello che intraprende la costruzione di CA'MARCELLO, palazzo di collegamento fra le preesistenti strutture.I Marcello procedono poi all'ampliamento delle sale intermedie della Torre Ezzeliniana per ricavarne una dimora estiva, utilizzata ininterrottamente fino agli inizi dell'Ottocento.
I nobili veneziani ingentiliscono il complesso costruendo sulla spianata antistante la Torre il leggiadro edificio della BIBLIOTECA (XVI sec.); ristrutturano il CORTILE VENEZIANO (XVII sec.) e aggiungono nel corso del '700 la cappella privata di famiglia. La caduta della Repubblica di Venezia, alla fine del XVIII sec., segna un lento ma progressivo declino dell'antico maniero monselicense. La proprietà del Castello passa infine a diverse famiglie locali, tra cui i Girardi-Cini, senza per questo contribuire a sollevare le sorti del complesso. Il colpo di grazia viene inferto dal Regio Esercito Italiano che durante la I Guerra Mondiale usa il Castello per scopi militari, abbandonandolo nel 1919 interamente saccheggiato di tutti i suoi tesori.
Nel 1935 la proprietà passa per via ereditaria al Conte Vittorio Cini, uomo di grande raffinatezza intellettuale, che intraprende un'accurata ricerca d'oggetti d'arredamento (mobili, dipinti, tappeti, arazzi, ceramiche, strumenti musicali e stoffe) e di armi, ricreando all'interno del castello l'antica atmosfera medievale e rinascimentale che ancor oggi accoglie i visitatori nelle sale residenziali e nella vasta ARMERIA. Dal 1981 il complesso monumentale del Castello Cini di Monselice è passato in proprietà alla Regione Veneto, divenendo museo regionale congiuntamente all'ANTIQUARIUM LONGOBARDO e al MASTIO FEDERCIANO.
La dama azzurra-PianuraNews.TV
Il fantasma, o meglio la presenza, della Dama Azzurra, perché così è stata battezzata, il pranoterapeuta Angelo Caregaro noto anche come Silvano, non la scorderà.
Castello di Monselice
Ai piedi del Colle della Rocca si erge maestoso un complesso architettonico denominato Castello Cini che raggruppa in sé diverse tipologie di edifici. Tra l’XI sec. ed il XVI sec. il castello è stato dimora signorile, torre difensiva fino a diventare villa veneta.Il Castello si compone infatti di quattro nuclei principali; la parte più antica è la CASA ROMANICA (XI sec.) che assieme al CASTELLETTO (XII sec.) forma il primo nucleo abitativo.
Nel corso del XIII sec., staccata, venne costruita la TORRE EZZELINIANA, un possente edificio difensivo voluto da Ezzelino III da Romano. La caratterizzano, all’interno, monumentali camini “a torre”, unici in Italia per forma e funzionalità, fatti costruire dalla signoria padovana dei Da Carrara nel sec. XIV.
A partire dal 1405, dopo l’avvento della Serenissima Repubblica Veneta, il complesso monselicense viene acquistato dall’aristocratica famiglia veneziana Marcello che intraprende la costruzione di CA’MARCELLO, palazzo di collegamento fra le preesistenti strutture.I Marcello procedono poi all’ampliamento delle sale intermedie della Torre Ezzeliniana per ricavarne una dimora estiva, utilizzata ininterrottamente fino agli inizi dell’Ottocento.
I nobili veneziani ingentiliscono il complesso costruendo sulla spianata antistante la Torre il leggiadro edificio della BIBLIOTECA (XVI sec.); ristrutturano il CORTILE VENEZIANO (XVII sec.) e aggiungono nel corso del ‘700 la cappella privata di famiglia. La caduta della Repubblica di Venezia, alla fine del XVIII sec., segna un lento ma progressivo declino dell’antico maniero monselicense. La proprietà del Castello passa infine a diverse famiglie locali, tra cui i Girardi-Cini, senza per questo contribuire a sollevare le sorti del complesso. Il colpo di grazia viene inferto dal Regio Esercito Italiano che durante la I Guerra Mondiale usa il Castello per scopi militari, abbandonandolo nel 1919 interamente saccheggiato di tutti i suoi tesori.
Nel 1935 la proprietà passa per via ereditaria al Conte Vittorio Cini, uomo di grande raffinatezza intellettuale, che intraprende un’accurata ricerca d’oggetti d’arredamento (mobili, dipinti, tappeti, arazzi, ceramiche, strumenti musicali e stoffe) e di armi, ricreando all’interno del castello l’antica atmosfera medievale e rinascimentale che ancor oggi accoglie i visitatori nelle sale residenziali e nella vasta ARMERIA. Dal 1981 il complesso monumentale del Castello Cini di Monselice è passato in proprietà alla Regione Veneto, divenendo museo regionale