Caltagirone, il card Bagnasco apre il Bicentenario «Noi vescovi vi vogliamo bene».
Sabato 21 novembre si è aperto, con una concelebrazione in Cattedrale toccante e partecipata, l’anno giubilare per il Bicentenario della diocesi di Caltagirone. Ha presieduto la celebrazione il Presidente della Cei cardinale Angelo Bagnasco. Hanno concelebrato il Vescovo di Caltagirone, mons. Calogero Peri, l’arcivescovo di Catania mons. Salvatore Gristina e il clero diocesano. Presenti le autorità civili e militari e i rappresentanti dei comuni del Calatino con i gonfaloni delle città. La diocesi venne eretta da papa Pio VII il 12 settembre 1816 con la bolla Romanus Pontifex, con si esaudiva la secolare richiesta di Caltagirone di essere elevata a sede vescovile, scorporando il suo territorio da quello dell’arcidiocesi di Siracusa.
«È per me motivo di gioia e di onore condividere la gioia di questa Chiesa di Caltagirone», ha esordito il cardinale durante l’omelia.
Nella Chiesa, ha continuato Bagnasco, in linea con papa Francesco, i Pastori «vivono tra le case degli uomini e hanno il dono di entrarvi con umiltà e discrezione: chi più di loro conosce gli animi, le storie, gli aneliti, luci e ombre delle persone, delle famiglie, di bambini, giovani e anziani?». Una Chiesa in cui ci si lascia amare da Cristo.
Dopo la comunione, Bagnasco ha reso omaggio all’icona della Madonna del Ponte, portata in cattedrale dall’omonimo Santuario in cui è venerata. L’icona ricorda l’apparizione avvenuta nel povero rione del Ponte il 15 agosto 1572. Narra la tradizione che la Vergine col Bambino sia apparsa nello specchio d’acqua di una fonte, appena fuori le mura della città.
Mons. Peri ha letto il messaggio augurale del Santo Padre con la sua benedizione apostolica. Quindi ha offerto al cardinale Bagnasco la Mitria con cui aveva celebrato e un prezioso presepe in ceramica, «così lei si ricorderà per sempre della diocesi di Caltagirone».
«Noi Pastori vi vogliamo bene», ha concluso commosso il cardinale, rivolgendosi ai numerosi fedeli che gremivano la Cattedrale.
LA VISITA IN CITTÀ - Bagnasco è arrivato a Caltagirone in tarda mattinata e ha pranzato in vescovado. Un menu all’insegna della cucina siciliana. Dulcis in fundo, cassatelle alla ricotta e cannoli, che ha particolarmente apprezzato: un giudizio da esperto, dato che - come ha rivelato a tavola - suo padre faceva il pasticciere. Nel primo pomeriggio si è recato a far visita alla Basilica del Santo Patrono San Giacomo e, dopo la celebrazione, al Santuario della Madonna del Ponte, dove ha ascoltato con vivo interesse e commozione la storia dell’apparizione e bevuto l’acqua della fonte. Domenica mattina si è recato al Mausoleo in cui è sepolto don Luigi Sturzo, nella Chiesa del SS. Salvatore, dove il sacerdote e statista calatino celebrò la sua prima messa, sostandovi in preghiera, quindi alla Città dei Ragazzi, recentemente riaperta nel centro nuovo della Città.
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Massimo Clerici - Lo scultore
Massimo Clerici nasce a Pognana Lario il 29 Gennaio 1945. Vive e lavora a Moltrasio, sul Lago di Como.
Inizia a disegnare e modellare giovanissimo, sotto la guida del padre Nino, scultore, nel cui studio apprende e perfeziona la conoscenza dei materiali e le tecniche del mestiere. Compie studi tecnico professionali, approfondendo nel frattempo le sue ricerche sull’anatomia umana e sulla storia dell’arte. Continua il suo percorso formativo sulla figurazione plastica, modellando ritratti e figure umane in creta e plastilina. Nel 1973 sente l’esigenza di allargare la sua conoscenza dei materiali, eseguendo, per la prima volta in marmo, il ritratto del figlio Luca. Più che di un approccio si tratta di un punto di arrivo; la naturale, seppure del tutto personale, conseguenza di una tradizione di famiglia che affonda le radici fin nella figura dello zio paterno Pietro (1877 – 1959).
Dal 1974 partecipa a varie mostre collettive e nel 1981 tiene una personale di disegni a Villa Passalacqua di Moltrasio.
Esegue nel 1984 il monumento funebre ad un pianista di Como. Nel 1985 in Sardegna partecipa al Simposio Internazionale di Scultura di Buddusò. Continua a sviluppare il tema degli abbracci usando vari materiali: creta, alabastro, granito, marmo rosa del Portogallo.
Nel 1988 esegue un grande monumento funebre a tutto tondo in marmo bianco di Carrara. L’opera è collocata presso il Monumentale di Como.
Nel 1990 inizia una nuova ricerca, con al centro il corpo femminile. La modellazione ha precisi riferimenti classici, contrapposti a forme fortemente sensuali. La freschezza della creta e la sensibilità epidermica dell’agata alabastrina sono il caposaldo di questo nuovo ciclo. Nasce la “donna in vincoli”, splendidamente descritta dai critici d’arte Luigi Cavadini e Alberto Longatti.
Nello stesso periodo riprende la tecnica dell’incisione a puntasecca, eseguendo una serie di grandi lastre che presenterà con le sue sculture nel 1995, al Chiostrino di Santa Eufemia, in una personale patrocinata dal Comune di Como, e nel 1996 a Dreiberger, in Germania.
Per un committente tedesco crea “l’Albero della Vita”, un’opera in gesso patinato di grandi dimensioni posta nell’atrio di un Castello Hotel, nei pressi di Brema (l’opera è stata anche esposta nella mostra “Arte e Natura” a Villa Erba, Cernobbio, in materiale adatto alla collocazione all’aperto).
Il 22 Giugno 1997 a Moltrasio è stata inaugurato il “Monumento a Vincenzo Bellini”, donato alla cittadina dalla fondatrice del Circolo Bellini.
Nel 1997 è invitato ad esporre due opere al Museo della Permanente a Milano in occasione della mostra “Arte di immagine in Lombardia oggi”.
Il 30 Maggio 2000 viene inaugurata la sua più recente creazione di grandi dimensioni, il monumento “Le Mani”, dedicato ai caduti e ai mutilati per servizio dello stato, in viale Tokamachi, antistante la stazione ferroviaria di Como San Giovanni.
Nel 2001 esegue il ritratto al Vescovo di Como Mons. Alessandro Maggiolini, da collocarsi nella quadreria del Vescovado di Como.
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INCENDIO CASSONETTI Luca 28 06 2011
A Firenze in mostra le creature bizzarre dello scultore Maione
Firenze (askanews) - Una metamorfosi continua, una forma di violenza verso lo sguardo contemporaneo: si può descrivere così la scultura di Paolo Maione, specializzato nella lavorazione della ceramica e della maiolica, che l'accademia delle arti del disegno, a Firenze, mette in mostra con una selezione di venti opere. Creature bizzarre, spesso antropomorfe, che formano urgenze visive, come le definisce lo stesso artista.
Sempre con una maniera che sia vicina alle persone, con accenti anche di mostruosità per sottolineare queste contraddizioni, questi contrasti, e così attraverso il sorriso evidenziare aspetti della nostra vita
La scelta della ceramica e della maiolica fanno parte sin dagli esordi del percorso di Maione. Accanto a questo, si colloca una produzione di disegni efficace per quanto non sistematica.
Qualcosa che vada oltre la scultura e che possa offrire un immaginario più vario, più completo e anche forse più leggero
La mostra sculture di Paolo Maione sarà visibile fino al 12 novembre 2016